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NBA, Durant: "Non c'è una data per il mio rientro"

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Le prime parole ufficiali rilasciate da Kevin Durant dopo l’infortunio al ginocchio: “Un dolore mai sentito prima. Non ho una data fissata per il rientro”

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I Golden State Warriors stanno faticando da quando Kevin Durant è stato costretto ai box dall’infortunio subito contro Washington dopo che Zaza Pachulia, spintonato a rimbalzo da Marcin Gortata, gli è franato sul ginocchio, mettendolo fuori uso in questo mese e mezzo finale di regular season. Con i playoff sempre più vicini, le parole del numero 35 giungono come manna da cielo a placare le ansie dei vice campioni NBA, al terzo ko nelle ultime cinque gare giocate. “Sto meglio - racconta il diretto interessato -. È passata soltanto una settimana, per questo preferisco prendermi il mio tempo, ragionando un giorno per volta e provando a migliorare la mia condizione. Questo è il mio programma: fare di tutto per stare meglio e rinforzare il resto del corpo sperando che anche il ginocchio possa beneficiarne”.

“Un dolore mai provato prima” - Fatalismo o meno, con il senno di poi a guardare quanto accaduto, verrebbe quasi da tirare un sospiro di sollievo. “Sarebbe potuto essere un infortunio di gran lunga peggiore. Sarebbero potute succedere un sacco di cose: molti altri dopo una botta di questa entità al ginocchio, sono stati poi costretti a restare fuori per l’intera stagione. Per questo prendo la situazione per quello che è, senza farne una malattia. Il mio morale è buono, la mia famiglia sta bene e io ogni giorno faccio quello che più amo al mondo: non posso risentirne più di tanto a livello psicologico. Certo, è un percorso attraverso il quale spero di passare il più in fretta possibile…”. Sin dal primo momento Durant si è reso conto che non sarebbe stato un problema di poco conto. “È successo altre volte che qualcuno cadesse addosso alle mie gambe, anche se non in maniera così violenta. Mi sono subito reso conto che il problema era serio facendo su e giù per il campo per qualche secondo. Appena ho provato a testarlo, il ginocchio si è immediatamente irrigidito. A quel punto ho provato un dolore che non avevo mai sentito prima, ma ho avuto immediatamente la consapevolezza di poter affrontare un problema del genere. Non mi preoccupavo di ciò che fosse, di quello che avrebbero detto il medico o gli esami. Ero pronto per affrontare una situazione del genere”. 

Quei 30 minuti con la tibia rotta – In realtà le comunicazioni e le indicazioni arrivate nei primi istanti dopo gli esami avevano prospettato la frattura della tibia. In quel caso sarebbe stato difficile immaginare un rientro prima della prossima regular season. “Per 30 minuti ho creduto che fosse qualcosa di più grave, poi invece ho ricevuto una telefonata che ha reso la diagnosi più facile da digerire. Come ho già detto, stavo già pensando al fatto che avrei dovuto riconquistare con il duro lavoro la forma fisica. Devo rimettere a posto il ginocchio e tutto il resto, per tornare in campo il prima possibile”. Durant lo ripete in maniera ossessiva: le sue sessioni di tiro si sono trasformate in quelle di fisioterapia, l’esercizio a cui dedicarsi per tornare più forte di prima. La domanda è: quando? “Non ho neanche mai pensato di fare una tabella di marcia riguardo il mio rientro. Non ho fissato nessuna data. Ho degli obiettivi giornalieri da raggiungere. Sono sicuro di ritornare a giocare e non ci proverò fino a quando non mi sentirò al 100%”. Playoff o meno quindi, la cosa più importante è non rischiare ricadute. Anche a costo di non giocare qualche partite in più.