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NBA, Kerr e la multa a Popovich nel 2012 a Miami

NBA

Stefano Salerno

Steve Kerr ha tenuto a riposo i vari Curry, Thompson, Green e Iguodala nel match perso a San Antonio al termine di un estenuante giro di trasferte. Una decisione che sotto molti aspetti ricorda quella presa qualche anno fa da Popovich, che contro gli Heat lasciò a casa i suoi migliori giocatori, ricevendo in cambio una multa da 250.000 dollari

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“Sarebbe convenuto davvero restare a casa”, commentano delusi i tifosi arrivati anche da molto lontano all’AT&T Center di San Antonio per vedere i vari Curry, Leonard, Thompson e Aldridge darsi battaglia uno contro l’altro sul parquet e costretti ad “accontentarsi” dei 36 punti in uscita dalla panchina di Ian Clark e della solita efficace difesa dei texani che, contro un attacco smussato a causa dell’assenza di tutte le sue punte di diamante, limita i vice campioni NBA a soli 85 punti realizzati, minimo stagionale al termine di un match già deciso in favore degli Spurs all’intervallo. “I ragazzi che scenderanno sul parquet lo faranno per competere al massimo – commentava Gregg Popovich pochi istanti prima della palla a due -; qualcuno giocherà bene, altri male. L’importante è provare a vincere come al solito. Purtroppo questa sera non posso concedere riposo a nessuno, viste le numerose assenze. Sarebbe potuto accadere che sia io che lui [Steve Kerr] avessimo optato per lasciare fuori dal match alcuni giocatori. Le cose però non sono andate in questo modo”. Popovich, un artista del riposo tattico che preserva in parte le energie dei suoi ragazzi in vista dei playoff, non punta di certo il dito contro una scelta lecita come quella di Steve Kerr che, al termine di un estenuante giro di trasferte, ha preferito risparmiare ai suoi titolari l’ottavo impegno in 13 giorni.

Il precedente di Popovich contro gli Heat – Torna subito alla mente quanto successo quattro stagioni fa, quando a lasciare a casa per scelta i propri migliori giocatori fu proprio coach Popovich, preoccupato di non mettere a dura prova le già logorate giunture dei vari Duncan, Parker, Ginobili e Green, rispedendo in quel caso anticipatamente a San Antonio i propri titolari al termine di un tour da quattro partite in cinque giorni a Est, senza fargli disputare l’attesa sfida contro i Miami Heat. “Questa decisione è inaccettabile per la lega e verranno applicate delle sanzioni”, fu il commento a caldo di David Stern, all’epoca commissioner NBA. Alle parole poi seguirono anche i fatti, visto che gli Spurs vennero multati per ben 250.000 dollari; decisione diametralmente opposta rispetto a quanto fatto da Adam Silver nelle ultime ore, il quale ha preferito lasciar passare tutto in cavalleria. “La scelta strategica di lasciare a riposo alcuni giocatori in alcune serate particolari è a discrezione della squadra - commentava in quel lontano novembre 2012 l’attuale commissioner - e Gregg Popovich in particolare è probabilmente l'ultimo allenatore di cui metterei in dubbio le scelte". Una posizione coerente quella di Silver, così come le perplessità che al tempo espresse via Twitter l’allora commentatore TV Steve Kerr, molto perplesso rispetto a una sanzione che sembrava prevalicare i confini all'interno del quale deve restare la possibilità di scelta di un allenatore.

Il primo tweet poneva l’attenzione su come un precedente del genere mettesse sotto la lente di ingrandimento una situazione che via via a quel punto avrebbe potuto condurre anche a una “disputa legale” riguardo il potere decisionale che un coach ha sulla gestione del proprio roster. A questo poi fece seguito il secondo cinguettio dell’attuale coach degli Warriors:

“Gli Spurs lo fanno da anni, ma mai era successo in una partita di cartello mandata in onda su TNT. Questa nuova sanzione verrà quindi soltanto applicata per le partite che vanno in diretta nazionale?”. La risposta a quella domanda Kerr l’ha ricevuta con anni di ritardo, vestendo in questo caso i panni del Gregg Popovich di turno. “Sono genuinamente dispiaciuto per tutti i tifosi che hanno acquistato il biglietto sperando di vedere altro”, sono state le sue parole al termine della sfida persa questa notte contro gli Spurs.

La salute prima di tutto – La domanda che in molti pongono però non è soltanto legata alla sanzione (al tempo applicata e oggi neanche presa in considerazione), ma coinvolge in realtà in senso più ampio il potere decisionale che viene lasciato ad allenatori che per loro stessa ammissione vengono pagati per preservare la salute dei propri giocatori. Come gestire le energie, le rotazioni e lo sforzo resta una scelta prettamente di campo, sulla quale diventa difficile (oltre che sbagliato) pensare di poter sindacare o mettere bocca. “Capisco la frustrazione dei tifosi, ma noi stiamo lavorando per qualcosa di molto più grande e importante – dichiara Matt Barnes a fine partita, arrivato la scorsa settimana alla corte degli Warriors per allungare la rotazione dopo l'infortunio di Kevin Durant -; per quello puntiamo a fare soltanto ciò che è meglio per i nostri giocatori. Chiediamo scusa, ma questi tifosi potranno vedere in futuro le nostre star in campo, quando la partita conterà per davvero”.