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NBA, Thomas ne segna 33, ma Chicago vince gara-1

NBA

Isaiah Thomas scende in campo nonostante la tragica morte della sorella e gioca una grande partita, ma nel finale Chicago vince grazie a Jimmy Butler, che segna 15 dei suoi 30 punti nell’ultimo quarto

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In una serata in cui le emozioni e l’emotività l’hanno fatta da padrone, alla fine è la calma glaciale di Jimmy Butler a decidere il risultato più sorprendente del secondo giorno dei playoff. I Chicago Bulls hanno infatti preso il fattore campo nella serie vincendo per 106 a 102 al TD Garden di Boston, con i Celtics ancora in pieno tumulto per il lutto che nella giornata di ieri ha colpito la loro stella, Isaiah Thomas. Inevitabile allora che tutte le attenzioni fossero catalizzate su di lui, che per la verità ha mostrato ben pochi momenti di fragilità — con le lacrime a rigargli il viso al momento dell’inno nazionale, o con un primo tiro libero finito cortissimo tra i cori di “M-V-P” dei suoi tifosi adoranti — all’interno di una prestazione che verrebbe da definire come “solita” (33 punti, 5 rimbalzi, 6 assist e 10/18 dal campo in 38 minuti), ma che decisamente non è stata uguale alle altre. “È stato incredibile” ha semplicemente commentato il suo allenatore Brad Stevens. “Una persona davvero, davvero speciale”. Le emozioni di Thomas hanno finito per avere un effetto anche sul resto della squadra, che prima della palla a due si è riunita in un grosso abbraccio, ma poi ha dovuto fare i conti con la dura realtà di un avversario che ha causato ancora più guai di quelli che ci si potessero aspettare in sede di preview

Rimbalzi e comprimari

I Celtics infatti hanno subito a lungo il loro difetto strutturale più grande, quello della presenza a rimbalzo difensivo. I Bulls hanno finito per vincere la lotta a rimbalzo per 53-36 catturandone ben 20 nella metà campo di Boston, con un Robin Lopez sugli scudi da 14 punti e 11 rimbalzi di cui 8 offensivi. Quei preziosi extra-possessi hanno finito per regalare 23 punti a Chicago contro i 15 di Boston, un “tesoretto” di cruciale importanza in una partita combattutissima che ha visto le squadre avvicendarsi 10 volte alla guida nel punteggio e 14 volte ritrovarsi in parità, con il massimo vantaggio che non ha mai toccato la doppia cifra per nessuna delle due. I Bulls sono rimasti a lungo in partita grazie ai rimbalzi, ma l’hanno vinta con il tiro da fuori: dopo aver cominciato tirando 2/16 dall’arco, Butler e soci hanno segnato 6 degli ultimi 9 tiri tentati dalla lunga distanza, grazie soprattuto al contributo di comprimari come Bobby Portis (semi-infallibile al tiro con 8/10 all’interno di una gara eccellente da 19 punti e 9 rimbalzi uscendo dalla panchina), Jerian Grant (autore di una tripla fondamentale a poco meno di 5 minuti dalla fine, definita “Forse il tiro della partita” da parte di coach Hoibert), Cristiano Felicio e Paul Zipster, che hanno tutti finito con plus-minus positivo battendo i panchinari dei Celtics 35-22.

Jimmy gets Buckets

Dopo la gara Dwyane Wade (11 punti, 6 assist, 2 recuperi e 2 stoppate pur con 4/12 al tiro), a lungo critico con i suoi compagni in stagione, ha elogiato anche il lavoro in allenamento di quelli che non sono andati neanche in panchina come Isaiah Canaan e Cameron Payne, che hanno “alzato il livello dell’intensità in allenamento per farci capire come sarebbero stati i playoff”. Sarà, ma alla fine la differenza l’hanno fatta soprattutto le stelle, con Rajon Rondo positivo (12 punti, 7 rimbalzi e 6 assist) e soprattutto un Jimmy Butler straordinario, autore di 15 dei suoi 30 punti  nell’ultimo quarto (con 9/19 al tiro, a cui ha aggiunto 9 rimbalzi e 3 assist) e dei due liberi a 3 secondi dalla fine che da +2 hanno riportato a +4 i Bulls a pochissimo dalla fine, dopo che i Celtics erano riusciti a riportarsi a un possesso di distanza nonostante il punteggio segnasse +9 per Chicago a 47 secondi dalla fine. A scavare quel solco era stato un parziale di 8-0 (da 87-88 a 95-88 Bulls) da cui i Celtics non sono mai riusciti a risalire, nonostante i 19 con 8 rimbalzi di Al Horford e i 14 di Avery Bradley.

Isaiah resta o va?

Dopo la partita Brad Stevens ovviamente ha dichiarato che la decisione se rimanere a Boston o se tornare a Tacoma per i funerali della sorella spetterà unicamente a Thomas, che non ha parlato con la stampa da quando la notizia è diventata di dominio pubblico scrivendo solamente “RIP Lil Sis” sulle sue scarpe verdi. “Se ha bisogno e vuole rimanere qui, allora gli staremo vicini” ha detto Stevens. “Se invece vuole tornare a casa, allora dovrebbe tornare a casa. È una sua scelta e noi lo supporteremo in ogni caso”. Il problema cestistico, ovviamente, è di scarsa rilevanza in un momento come questo, ma è cruciale importanza per i destini della stagione dei Celtics: anche nella partita coi Bulls, quando Isaiah è andato a sedersi la squadra è crollata (+12 di plus minus con lui, -65.1 di Net Rating nei 10 minuti in cui non è stato in campo) esattamente come è successo per tutta la stagione. Iniziare a prendersi cura dei tabelloni, però, può già dare una mano sotto questo punto di vista: “Ogni volta che hanno sbagliato un tiro hanno recuperato il pallone, segnando o trovando tiri ad alta percentuale” ha dichiarato Marcus Smart sui rimbalzi offensivi concessi. “E nonostante ciò eravamo comunque in partita. Una volta sistemati quelli, dovremmo essere ok”. Dovranno farlo in fretta, perché vincere gara-2 è già fondamentale.