
Dopo due anni di sconfitte e infortuni, i Pelicans non possono più permettersi di rimanere fuori dai playoff: con la panchina di Alvin Gentry in bilico, ecco gli uomini a sua disposizione per centrare l'obiettivo post-season - LA GUIDA ALLA STAGIONE DEI PELICANS

La stagione dei Pelicans passa dalla coesistenza di Cousins e Davis, certo, ma anche Rajon Rondo e Jrue Holiday dovranno capire come funzionare insieme, dividendosi i compiti di impostazione del gioco e trovando il giusto equilibrio tra produzione individuale e assist per i compagni. Considerate le doti di tiro dei due, sarà Rondo ad avere maggiormente il pallone tra le mani, ma come ne risentirà l’efficienza complessiva della squadra?

RAJON RONDO | Arrivato alla quinta squadra in quattro anni, Rondo cerca l’ennesima ripartenza dopo essere stato lasciato libero dai Bulls. Il finale di stagione positivo con la maglia di Chicago non può cancellare del tutto la prima metà in cui è finito anche fuori dalla rotazione per scelta tecnica, complice anche un tremendo 40.7% di percentuale effettiva al tiro rimessa in piedi solo dopo l’All-Star Game (53.5%). Rimane un giocatore di personalità, ma quanto contribuisce davvero alle vittorie della sua squadra?

JRUE HOLIDAY | L’arrivo di Cousins è coinciso con un tremendo slump al tiro (da 39% a 30% da tre dopo la pausa per l’All-Star Game), ma nelle ultime sette gare ha mostrato sprazzi di coesistenza con le due stelle. Rimane il giocatore barometro della squadra anche perché l’unico con punti nelle mani sul perimetro; servirà anche la sua difesa per non caricare di eccessive responsabilità i due lunghi, specialmente Cousins sempre incline ai problemi di falli.

DANTE CUNNINGHAM | Dopo sei stagioni senza mai avventurarsi fuori dalla linea da tre punti o quasi, nell’ultima annata ha tirato col 39% su 2.7 tentativi a partita, meritandosi un nuovo contratto annuale appena prima l’inizio del training camp. Parte titolare più per mancanza di alternative che per reale valore, visto che offre molto poco sia in termini realizzativi (mai sopra i 9 punti di media).

ANTHONY DAVIS | Per essere uno dei primi 10 giocatori NBA, una sola partecipazione ai playoff in sei anni sarebbe un’onta insopportabile. Rimane l’ago della bilancia della squadra, che senza di lui crolla di 10.4 punti su 100 possessi (16° in tutta la NBA, ma è atteso a un salto di qualità difensivo e offensivo per dimostrare di poter trascinare una squadra al di là di qualsiasi limite. Limitare un po’ delle amatissime conclusioni dalla media distanza in favore di quelle da tre potrebbe aiutare la convivenza con DeMarcus Cousins

DEMARCUS COUSINS | Per certi versi, si gioca più di chiunque altro in questa stagione: se le sue note intemperanze dovessero avere un’influenza negativa sui risultati di squadra tenendola fuori dai playoff, sarebbe la pietra tombale sulla sua (non esattamente idilliaca) reputazione in giro per la lega. Se invece dovesse dimostrarsi un professionista accettabile e metterci tutto quello che ha, un’offerta al massimo salariale a fine anno sarebbe automatica. Ha cominciato bene ripresentandosi in forma al training camp: ora dovrà dare continuità al talento che non gli è mai mancato.

IAN CLARK | Dopo aver vinto il titolo con i Golden State Warriors, cerca minuti e soddisfazioni in quel di New Orleans, dove dovrà dare il suo contributo soprattutto con le doti di tiro (37.4% da tre nella scorsa stagione). Sa come si sta in una squadra vincente e non sporca il foglio quando scende in campo: elementi fondamentali per una buona guardia di riserva

FRANK JACKSON | 31esima scelta dell’ultimo Draft, ha già subito due operazioni al piede da fine giugno. Non il modo migliore di cominciare la sua carriera in NBA: potrebbe saltare buona parte della regular season e passare in G-League quella restante

E’TWAUN MOORE | Forse il miglior tiratore presente a roster, pur avendo tirato solo con una percentuale leggermente superiore alla media (37%) su meno di tre triple tentate a sera. Con la sua attività e la sua concretezza può ritrovarsi a finire in campo molte partite ed essere un membro chiave della partita

JORDAN CRAWFORD | Come si dice spesso in questi casi: non ha mai incontrato un tiro che non gli piaccia. Guardia tiratrice nel senso più letterale del termine, si è riportato nella NBA dopo un passaggio in Cina a suon di canestri (14 punti di media con il 56% di percentuale effettiva nelle 19 partite disputate lo scorso anno)

TONY ALLEN | Veterano di mille battaglie, ha lasciato il cuore a Memphis ma ha portato la sua esperienza a New Orleans per aiutare a gestire lo spogliatoio con la sua personalità. Occhio però se le cose dovessero andare male, perché la lingua e il carattere non si sposano bene con il silenzio…

DARIUS MILLER | Dopo due anni in Germania, è tornato a fare coppia col suo compagno del college Anthony Davis, con cui ha vinto il titolo NCAA nel 2012. Rischia di giocarsi il posto da titolare in ala piccola con Dante Cunningham

CHEICK DIALLO | Praticamente mai utilizzato nel suo primo anno in NBA, anche perché nel ruolo di centro c’è grande traffico con i due titolari, ma anche con Asik e Ajinca. E dire che non sarebbe nemmeno un brutto complemento per Anthony Davis, pur avendo caratteristiche prettamente da interno

ALEXIS AJINCA | Titolare per 15 partite nella scorsa stagione, ha fatto dentro e fuori dalla rotazione senza lasciare mai realmente il segno. Lunghi come lui servono sempre meno nella NBA del 2017

OMER ASIK | Fino a quattro anni fa era ancora un titolare presentabile, poi l’evoluzione del gioco, il decadimento fisico e un po’ di appagamento dopo il quinquennale da 60 milioni firmato nel 2015 ne hanno decretato la scomparsa dai radar della lega. Solo 31 partite disputate nella scorsa stagione