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Speciale NBA 2017-2018: New Orleans Pelicans, ora o mai più

NBA

Playoff o fallimento per la squadra di DeMarcus Cousins e Anthony Davis. In un Ovest più competitivo che mai, dovranno produrre vittorie immediatamente per non mettere in pericolo la traballante panchina di Alvin Gentry. Ma con Rondo già ai box, non sarà per nulla semplice

Da qualunque parte la si guardi, è difficile ignorare il fatto che si tratta di una stagione cardine per i New Orleans Pelicans. Un po’ tutte le persone coinvolte si giocano il proprio destino nella squadra: la dirigenza guidata da Dell Demps, lo staff medico da sempre sotto accusa, coach Alvin Gentry, tutti i giocatori che a fine anno saranno free agent, oltre ovviamente al futuro a lungo termine di Anthony Davis – la cui free agency nel 2020 è più vicina di quanto si pensi. Per questo è indispensabile che la squadra raggiunga almeno il 50% di vittorie e conquisti la partecipazione ai playoff dopo due stagioni piagate dagli infortuni, dalla sfortuna e dagli errori di costruzione di un roster con delle chiare mancanze in termini di tiro e personalità. Per questo durante l’estate la dirigenza ha deciso di investire pesantemente su Jrue Holiday, rinnovandolo con un quinquennale da 126 milioni complessivi più per mancanza di alternative praticabili che per reale valore dimostrato. Oltre a lui, però, sono stati aggiunti con eccezioni e contratti al minimo salariale anche Rondo, Dante Cunningham, Jordan Crawford, Ian Clark e Tony Allen per cercare di rimpolpare il roster attorno alle due torri sotto canestro, pur dovendo già subire la mazzata dell’infortunio al bicipite femorale di Solomon Hill, rendendo ancora più complicata la situazione (già di per sé non idilliaca) nello spot di ala piccola, oltre al piede rotto del rookie Frank Jackson da Duke. Ma non c’è tempo da perdere, specialmente in una conference competitiva come la Western di quest’anno: i Pelicans dovranno giocarsi uno degli ultimi quattro posti ai playoff contro squadre come Minnesota, Denver, Utah, Clippers, Memphis e Portland, con l’obbligo di lasciarsene alle spalle almeno tre. Se non dovesse succedere, allora si potrebbe davvero assistere a una rivoluzione totale nella prossima estate, visto che da DeMarcus Cousins in giù tanti protagonisti saranno free agent. E con soli due anni rimanenti sul contratto di Anthony Davis, se tutto dovesse andare male la prossima estate potrebbe essere il momento giusto per cederlo e ricavare il massimo valore possibile. Ovvio che tutti a New Orleans vorrebbero evitare questo scenario – ma per riuscirci occorre andare ai playoff da subito.

RECORD 2016-17: 34-48 (4° Southwest Division, 10° Western Conference)

PLAYOFF: no

OVER/UNDER 2017-18: 39.5 (18°)       

ROSTER

JRUE HOLIDAY | Jordan Crawford, Frank Jackson

RAJON RONDO | E’Twaun Moore, Tony Allen, Ian Clark

DANTE CUNNINGHAM | Darius Miller, Solomon Hill (infortunato)

ANTHONY DAVIS | Cheick Diallo, Perry Jones

DEMARCUS COUSINS | Alexis Ajinca, Omer Asik

ALLENATORE: Alvin Gentry

GM: Dell Demps

Tre domande per raccontare la stagione dei Pelicans

1) Anthony Davis e DeMarcus Cousins possono coesistere?

Inutile girarci tanto intorno: tutta la stagione dei Pelicans gira attorno a quello che saranno in grado di costruire le due stelle della squadra. Le 25 partite disputate insieme lo scorso anno non sono un campione del tutto attendibile anche al di là del record di 11-14 e il +2.8 di Net Rating, perché il calendario ha enorme influenza su un numero di partite così basso. Detto questo, nelle ultime sette partite la coppia ha funzionato molto bene (+12.8 di rating su 100 possessi), e se messi nelle giuste condizioni i due possono coesistere formando un attacco “palla da demolizione” che tartassa gli avversari colpo dopo colpo fino a quando non cedono. Ma per far funzionare quella combinazione le spaziature devono essere cristalline e ognuno deve conoscere il proprio ruolo, cosa che invece non pare possibile in un roster in cui i migliori tiratori escono dalla panchina e ci sono ben due point guard che hanno bisogno del pallone come Rondo (di più) e Holiday (di meno, anche per il 41% da tre tenuto con i due in campo nelle ultime sette gare), anche senza considerare il buco in ala piccola.

2) Chi è l’ala piccola titolare?

Tra tutte le singole posizioni delle trenta squadre NBA, quella di ala piccola dei Pelicans potrebbe essere la peggiore in assoluto. Il titolare, Solomon Hill, è già fuori causa; la sua riserva, Dante Cunningham, è stato firmato solo a settembre inoltrato e negli ultimi anni ha dovuto compiere la transizione da 4 a 3; la riserva della riserva, Darius Miller, non gioca in NBA dal 2015 ed è dovuto andare al Bamberg, in Germania, per rimettere la sua carriera sulla giusta strada. Rimane il 35enne Tony Allen, le cui mancanze al tiro sono ormai note a tutti (così come quelle positive in spogliatoio, al netto di una personalità folle) e altri giocatori piuttosto sottodimensionati come E’Twaun Moore o Jordan Crawford, che però sono più a loro agio negli spot di guardia. Detto questo, di chi si può ragionevolmente fidare Alvin Gentry in questa stagione complicatissima?

3) Alvin Gentry durerà fino a fine stagione?

Tra tutte le situazioni complicate, quella del coach è la più in bilico di tutte: non solo i risultati sono mancati negli ultimi due anni (64 vittorie in tutto), ma anche l’opzione sulla prossima stagione – l’ultima del contratto firmato nel 2015 – è a favore della franchigia. Servono risultati immediati per mantenere il posto di lavoro, e quei risultati – per paradossale che possa sembrare, avendo due come Davis e Cousins – passeranno più da quanto fatto nella metà campo offensiva che in quella difensiva. Nessuno infatti è migliorato in difesa quanto i Pelicans lo scorso anno, giocando al loro meglio quando “AD” poteva essere schierato da unico lungo a pattugliare l’area; una strutturazione che non è più possibile per la presenza di Cousins, che costringe Davis a tornare sul perimetro, ma che Gentry ha l’obbligo di far funzionare per non disperdere quanto di buono costruito un anno fa. 

Obiettivi per la stagione

Andare ai playoff è l’unico modo per non considerare un fallimento la stagione e non far saltare per aria tutto l’esperimento. Si parte subito ad handicap con l’infortunio di Rondo, che rimarrà fuori a tempo per 4-6 settimane per aprire la stagione, ma non c’è tempo da perdere: la Western Conference non aspetta nessuno.