
Tante conferme e soprattutto molte sorprese in questi primi 14 giorni di regular season: un Antetokounmpo da MVP, il sorprendente Ben Simmons, le palle perse degli Warriors, gli infortuni, la percentuale da tre punti di Marco Belinelli e molto altro

FLOP: LA DIFESA (E NON SOLO) DEI CAVALIERS | Kyrie Irving non c’è più, ma non è di certo quello l’unico problema di una squadra che non ha saputo sfruttare la striscia di gare più semplice che il calendario NBA poteva offrirle: Cleveland ha raccolto quattro sconfitte nelle ultime cinque gare contro avversari di livello relativo, concedendo il 39.7% dall’arco su oltre 34 tentativi a partita. Una delle tantissime cifre che raccontano le difficoltà di una squadra che ha soltanto il 15° attacco NBA: senza eccellere nella metà campo offensiva è impossibile sperare di vincere.

FLOP: LE PALLE PERSE DI GOLDEN STATE | Le 26 messe a referto nella sfida persa contro Detroit sono soltanto l’ultima pessima prestazione di un inizio stagione svagato da parte degli Warriors; mai nelle prime sette partite infatti hanno messo a referto meno di 16 sanguinose palle perse. Con quelle neanche le percentuali migliori della Lega alle volte possono bastare.

FLOP: GLI INFORTUNI | Gordon Hayward, Chris Paul, Kawhi Leonard, Jeremy Lin, Hassan Whiteside e l’’elenco potrebbe continuare ancora a lungo: tanti nomi importanti e pezzi fondamentali che mancano a buona parte delle squadre NBA; la speranza è che questa continua perdita si fermi il prima possibile.

FLOP: LA DIFESA DEI T’WOLVES (SENZA BUTLER) | Quella contro gli Indiana Pacers è stata una partita a suo modo storica per i T’wolves: mai una squadra di coach Thibodeau aveva concesso il 66.7% dal campo all’avversario e l’assenza di Jimmy Butler in realtà sembra essere soltanto in parte una scusante. Minnesota infatti è ultima per Defensive Rating con 114.3 punti concessi, che diventano 118 quando Butler va ad accomodarsi in panchina. In realtà l’ex giocatore dei Bulls è ancora tutt’altro che inserito in una squadra in cui il suo Net Rating è tra i peggiori (-15.1), a conferma di una chimica ancora tutta da trovare (tranne quando si gioca contro OKC). A Minneapolis quindi sono ancora tante le cose da mettere a posto, per evitare che coach Thibodeau faccia altre figuracce.

FLOP: LA PARTENZA DEI SUNS | A sette minuti dal termine della sfida contro i Portland Trail Blazers il tabellone diceva -58. Cinquantotto, sintomo di quanto profonde fossero le difficoltà dei Suns dopo neanche 40 minuti di regular season. Un segnale chiaro che in Arizona non hanno voluto far finta di non vedere, esonerando coach Watson dopo che in NBA non veniva sostituito un allenatore da quasi un anno e mezzo. La cura Triano però è soltanto un palliativo, la soluzione è ancora ben lontana dall’essere trovata.

FLOP: BULLS, MAVS E HAWKS | Chicago, Dallas e Atlanta puntano con forza a essere le tre peggiori squadre NBA, nonostante sia Dennis Smith Jr. che Lauri Markkanen in realtà siano tra i rookie più interessanti di questa regular season. Troppe le difficoltà sia in attacco che in difesa, unite a una mancanza di talento che spesso sembra rendere impossibile avere un minimo di competitività. Indiana, Brooklyn, Sacramento, Phoenix e tutte le altre dovranno subìto mettersi a lavoro per provare a contendere il “podio” a queste tre squadre.

FLOP: ATTACCO SAN ANTONIO | Dell’assenza di Kawhi Leonard abbiamo già detto, ma la sua mancanza in casa San Antonio Spurs è evidente non tanto in difesa quanto in attacco, incapace di superare i 100 punti di Offensive Rating nonostante un ottimo LaMarcus Aldridge. I texani infatti sono soltanto al 23° posto per produzione, ma un potenziale MVP in meno sul parquet fa tutta la differenza del mondo; alle volte quella che passa tra il successo e la sconfitta.

TOP: GIANNIS ANTETOKOUNMPO | Se si chiudesse oggi la regular season (e per fortuna siamo molto lontani da quel giorno), nessuno avrebbe dubbi: Giannis Antetokounmpo verrebbe premiato all’unanimità come MVP di una stagione che non poteva iniziare in maniera migliore. Sei gemme in cui il talento greco non è mai sceso sotto i 28 punti segnati (conditi anche con un massimo in carriera da 44), consapevole del fatto che le mostruose cifre del boxscore raccontano soltanto in parte il suo impatto.

TOP: BEN SIMMONS | Sono tanti i rookie interessanti che hanno esordito in questa regular season, scelti lo scorso giugno e vogliosi di mettersi in mostra sin dalla prima palla a due. Tutti però dovranno fare i conti con Ben Simmons nella rincorsa al premio di Rookie of The Year; il giocatore dei 76ers infatti si è “fatto aspettare”, ma adesso sta mettendo in mostra tutto ciò di cui è capace. Un atleta completo, in grado di fare tutto ad altissimo livello sul parquet: “Sapevamo bene quanto fosse promettente, ma questo ragazzo è capace di fare cose eccezionali. È un talento incredibile”. Parole e musica di coach Carlisle, una delle vittime di questi primi giorni: se lo dice lui, bisogna crederci.

TOP: LE TRIPLE DOPPIE DI WESTBROOK | Il mercato scoppiettante fatto da Sam Presti e dai Thunder non ha cambiato la sostanza di quanto accade a OKC: per vincere bisogna affidarsi sempre e comunque a Russell Westbrook. Alle sue tre triple doppie di questo avvio (tra cui quella storica contro i Bulls) sono coincise altrettante vittorie della squadra dell’Oklahoma. L’assioma è sempre quello: per vincere bisogna affidarsi al numero 0.

TOP: L’ATTACCO DEI MAGIC | 111 punti di Offensive Rating, ottenuti tirando con una True Shooting superiore al 59% e spingendo un pace superiore a 106. Traduzione: i Magic corrono tanto, prediligendo tiri ad alta redditività (che al momento stanno segnando con invidiabile continuità) e giocando un basket divertente e che funziona. No, non sono diventati i Golden State Warriors né tantomeno puntano a vincere il titolo. Però, fino a quando dura, sarà molto divertente guardare giocare Orlando.

TOP: I PRIMI POSTI DI GRIZZLIES E PISTONS | In vetta alla Eastern e alla Western Conference dunque niente Cleveland e Golden State, ma due squadre che sorprendono sì, ma che in realtà sono state brave a cambiare il giusto in estate, senza snaturarsi e senza dover fare delle grandi rivoluzioni per trovare una quadratura efficace: Memphis e Detroit si affidano a Gasol, Drummond, Conley, Jackson; giocatori che conoscono bene le loro squadre e le logiche della loro franchigia. In un’estate piena di colpi di scena era in parte inevitabile che, almeno a ottobre, la continuità tecnica pagasse.

TOP: I LIBERI DI STEPH | Contro i Pistons è arrivato il primo errore stagionale dalla lunetta, ma soltanto dopo aver mandato a segno i 52 precedenti di queste prime due settimane. A sorprendere però non sono tanto le eccellenti percentuali tenute da Curry (98%), quanto il volume di tiri liberi tentati in questo avvio: mai in carriera aveva conquistato almeno dieci viaggi in lunetta in tre partite consecutive. Merito della sua crescente capacità di diventare letale nei pressi del ferro, unita al solito terrore che tutte le difese hanno ogni volta che alza la mano anche a dieci metri di distanza dal ferro. Se ti avvicini troppo ti batte in palleggio, se resti un minimo distante ti segna un canestro in faccia: sì, il numero 30 degli Warriors resta forse il rebus più complicato per tutte le difese NBA.

TOP: I LIBERI DI DRUMMOND | Se si parla di tiri liberi, non si può non citare Andre Drummond, rinato a cronometro fermo in questa stagione dopo gli allenamenti mirati che dopo anni hanno finalmente dato i loro frutti. Il centro dei Pistons sta viaggiando con 14/20 dalla lunetta, un 70% che doppia le sue percentuali medie in carriera. Un cambio di rotta deciso, che potrebbe garantire risvolti molto positivi anche sul proseguimento della sua carriera.

TOP: 25% DEI TIRI DEI LUNGHI SONO DA TRE PUNTI | Secondo quanto raccontato dal NYTimes, il 25% delle conclusioni dei giocatori sopra i 213 centimetri arriva con i piedi oltre l’arco: sarà il tempo a dire se questo entrerà di diritto nei top o nei flop (al momento sembra tutt’altro che negativa come cosa), ma certamente è una delle novità più importanti di queste prime due settimane

TOP: LA PERCENTUALE DA TRE PUNTI DI BELINELLI | A livello di squadra questa potrebbe essere la peggior stagione della sua carriera; Marco Belinelli però sa benissimo che dovrà giocare non tanto e non solo per gli Hawks, ma anche per conquistarsi il miglior contratto possibile la prossima estate. Il 55% con i piedi oltre l’arco sui quasi sei tentativi di media a partita sono davvero un bel biglietto da visita.