Il GM di Philadelphia Bryan Colangelo azzarda un'ipotesi: se il cambio nello stile di tiro della sua prima scelta assoluta fosse causa e non conseguenza dei guai fisici alla spalla?
Prima tre gare, poi tre settimane. Con ogni probabilità Markelle Fultz non scenderà su un parquet NBA prima di un mese, visto che i Philadelphia 76ers hanno annunciato di averlo messo in lista infortunati a tempo indeterminato, in attesa di rivalutare la sua situazione clinica solo fra tre settimane. Un peggioramento drastico rispetto alla prima decisione di concedere alla prima scelta assoluta dell’ultimo Draft tre gare di pausa, per permettergli di curarsi la spalla destra, quella infortunata, che impedisce all’ex giocatore di Washington University di tirare (e giocare) come sa. Il nuovo bollettino medico dei Sixers conferma che non sembrano esserci “danni strutturali alla spalla”, ma dolore e guai muscolari rimangono, così forti da consigliare un approccio molto prudente e un periodo di stop più lungo. L’odissea del rookie di Philadelphia sta assumendo contorni sempre più misteriosi: di certo si sa che il 5 ottobre scorso Fultz ha ricevuto – come confermato anche dal suo agente, Raymond Brothers – un’iniezione di cortisone alla spalla infortunata. Al trattamento però non sono seguiti i miglioramenti sperati e quello che ci si augurava essere uno stop solo cautelativo è invece diventato un’assenza più lunga che mette in dubbio quello che può essere l’apporto del giocatore alla stagione dei Philadelphia 76ers. Ancora più misteriosa però diventa di giorno in giorno l’origine del guaio fisico che sta fermando la prima scelta assoluta: a una prima versione per la quale le evidenti modifiche apportate al suo stile di tiro in estate fossero la risposta ai dolori alla spalla sopportati dal giocatore, ha fatto seguito una versione alternativa per cui tali modifiche possano essere viste come la causa (e non l’effetto) del guaio fisico. A suggerirla niente meno che il GM di Philadelphia Bryan Colangelo: “Durante il mese di agosto Markelle ha sicuramente lavorato sul suo stile di tiro e non è escluso che il lavoro fatto sia stato la causa dell’irritazione e dell’infiammazione alla spalla. Costretta ad assecondare una nuova meccanica di tiro la spalla ha dovuto assumere posizioni diverse dal normale e magari…”. Illazioni che non hanno fondamento medico, al momento, ma che contribuiscono a rendere ancora più fumosa la situazione in casa Sixers.
La mappa di tiro che spiega tutto
Che il n°20 dei Sixers, sbarcato nella lega con grandi aspettative, non fosse neppure lontanamente parente del giocatore capace di viaggiare oltre i 23 punti di media nel suo unico anno al college è sembrato subito evidente osservando la pallacanestro messa in campo dalla matricola dei Sixers nelle prime 4 gare stagionali. Con la maglia di Philadelphia, infatti, Fultz non è andato oltre i 6 punti di media con un misero 33.3% dal campo, ma al di là delle cifre una mappatura delle sue conclusioni rende evidente il disagio provato dal giocatore e le limitazioni imposte dal dolore alla spalla. Se al college più del 43% delle sue conclusioni a difesa schierata erano prese oltre i 5 metri di distanza dal ferro (in maglia Huskies ha viaggiato con il 41.3% da tre punti), neppure un tiro dei 27 da lui presi nella NBA è arrivato oltre i 4 metri e mezzo, una rivoluzione copernicana del suo gioco che – unita a una meccanica nuova e tutt’altro che perfezionata – ha contributo al suo deludente inizio. Inutile e sbagliato però giudicare il valore assoluto del giocatore finché non sarà in grado di esprimersi al 100% del suo potenziale, uno scenario che dirigenti e tifosi di Philadelphia si augurano possa concretizzarsi già a partire dal prossimo mese.