Il numero 0 dei Thunder ha spintonato un tifoso nel finale della sfida persa a Denver, scatenando la polemica e portando la NBA a valutare l’accaduto. Quella di Westbrook però è stata considerata semplice difesa e la lega non ha previsto nessun provvedimento disciplinare a riguardo
La NBA ha deciso di chiudere un occhio e non punire Russell Westbrook per la vistosa spinta data a un tifoso dei Denver Nuggets al termine del combattuto match del Pepsi Center di poco più di 24 ore fa. Un episodio che ha fatto molto discutere a fine gara, oscurando in parte lo spettacolare finale di una delle sfide più divertenti della stagione. Il tifoso ha lasciato il suo posto subito dopo il canestro allo scadere realizzato da Gary Harris, quello che ha regalato la vittoria ai Nuggets e fatto esplodere di gioia l’arena, lanciandosi in campo a esultare. Westbrook, stizzito come tutto il roster dei Thunder, stava prendendo la via degli spogliatoi quando si è ritrovato questo fan dinanzi pronto a urlargli contro qualsiasi cosa. Il numero 0 non ci ha pensato su due volte prima di spintonarlo per farsi largo; un gesto ripreso dalle telecamere pochi istanti prima dell’intervento della sicurezza dell’arena. La decisione nei confronti del fan di Denver è stata immediata: allontanato dal Pepsi Center e diffidato dal ritornare, nonostante fosse possessore di un abbonamento lautamente pagato (vista la posizione a bordocampo). “Possiamo confermare il fatto che anche la polizia di Denver fosse coinvolta nel garantire la sicurezza all’interno dell’arena. Ovviamente la questione passa nelle mani della NBA che valuterà internamente se prendere dei provvedimenti a riguardo”, raccontava un resoconto ufficiale rilasciato dalla franchigia del Colorado. Una squalifica nei confronti di Westbrook che alla fine non è arrivata: “Bisogna essere in grado di garantire la sicurezza dei giocatori – si era lamentato Westbrook nel post-partita -. I tifosi sono lì per godersi lo spettacolo, ma un’invasione di campo del genere è inaccettabile. Spingerlo era l’unico modo per garantire la mia incolumità? Certamente”. A pesare nella scelta della lega è il fatto che Westbrook non sia andato a caccia del contatto, ma anzi abbia provato in tutti i modi semplicemente a farsi largo. In casi precedenti le punizioni e le ammende erano arrivate perché c’era stata interazione con il pubblico fuori dal parquet (come Rodney Hood e il caso dello smartphone ad esempio). In questo caso invece si è trattato soltanto di "legittima difesa".