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NBA, James Harden contro Klay Thompson: dal liceo al college alla NBA, una rivalità senza fine

NBA

Nati a sei mesi di distanza, entrambi a Los Angeles, Harden e Thompson si conoscono da una vita: dalla prima sfida liceale a 15 anni fino alla finale della Western Conference per un posto alle finali NBA 2018. Ecco la storia di una rivalità incredibile

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La sfida di gara-1 al Toyota Center tra Rockets e Warriors, con in palio la qualificazione alla finale NBA, sarà gioco forza diversa dalle 36 precedenti sfide che hanno visto James Harden e Klay Thompson ritrovarsi da avversari, uno contro l’altro, su un campo da basket. Non sempre NBA. Ovvio, il grosso della loro rivalità si è sviluppato sotto i riflettori (e le telecamere dei network nazionali) delle sfide giocate al più alto livello possibile, ma Harden e Thompson – nati a sei mesi di distanza uno dall’altro, agosto 1989 il “Barba”, febbraio 1990 Klay, entrambi a Los Angeles – si conoscono da una vita. “Gioco contro di lui da quando avevo 15 anni, è surreale – ammette Klay Thompson, prima del via della serie di finale della Western Conference che li rivede uno davanti all’altro – e poterlo fare anche nella NBA è davvero fantastico”. Thompson non scherza: a 15 anni, quando il futuro tiratore degli Warriors indossava la maglia di Santa Margarita High School, a Rancho Santa Margarita, Orange County, gli era capitato in ben due occasioni di sfidare una delle powerhouse liceali losangeline, quella Artesia High School che tra i suoi talenti contava anche un giovanissimo James Harden. Una di queste due sfide, quella vinta da Harden, metteva in palio il titolo statale della California Interscholastic Federation: al suo secondo anno Thompson partiva dalla panchina, non giocava tanto, ma si ricorda di aver marcato il n°13 oggi ai Rockets in alcuni frangenti di quella partita. L’allenatore di Harden ad Artesia High, Scott Pera, conferma il fatto che Thompson, al tempo, non fosse il pericolo pubblico n°1: “Non ricordo il suo nome nel nostro scouting report: sicuramente eravamo a conoscenza delle sue doti da tiratore, sapevamo che non era uno da lasciare libero, ma non era certo la stella della loro squadra”. Sconfitto quel giorno, Thompson riuscì a prendersi una rivincita contro Harden e Artesia, prima di scegliere Washington State e giocarci per tre anni, a partire dalla stagione 2008-09. Un anno prima Harden aveva scelto Arizona State, dove nel frattempo nel coaching staff era arrivato (che coincidenza!) il suo allenatore liceale, Scott Pera. Che Thompson aveva cercato di reclutarlo prorio per i Sun Devils, senza però che il college con sede a Tempe fosse disposto a offrirgli una borsa di studio. Da potenziali compagni al college, quindi, Harden e Thompson si ritrovarono nuovamente avversari, entrambi nell’attuale Pac-12 (allora ancora Pac-10). Nella stagione NCAA 2008-09 la doppia sfida di conference tra Sun Devils e Huskies vide Klay Thompson e Washington State vincere entrambi i duelli, il primo in trasferta in Arizona (65-55) e il secondo in casa, dopo un tempo supplementare (51-49). Al termine di quell’anno Harden decide di dichiararsi per la NBA, venendo scelto con la terza chiamata assoluta dagli Oklahoma City Thunder. Thompson invece completerà tre dei quattro anni collegiali e sarà scelto da Golden State, con l’undicesima chiamata al primo giro, solo al Draft del 2011.

La rivalità sbarca nella NBA: equilibrio in stagione regolare, non nei playoff

Quando i due si scontrano per la prima volta da avversari nella NBA – è il 27 gennaio 2012, OKC batte 120-109 Golden State anche grazie ai 19 punti di James Harden, micidiale sesto uomo dei Thunder (a fine anno vincerà il premio della lega riservato alla miglior riserva), cui Thompson risponde con 14 punti e 6/8 al tiro, anche lui in uscita dalla panchina – i due quindi si conoscono già bene. I loro quattro scontri diretti prima dello sbarco nella lega vedono Thompson in vantaggio 3-1, un vantaggio che poi nella NBA manterrà anche in maniera netta nelle sfide che lo vedono fronteggiare Harden ai playoff. Prima della gara-1 tra Warriors e Rockets con in palio l’accesso alla finale NBA 2018, infatti, nelle dieci gare di postseason disputate tra il 2015 e il 2016 tra Golden State e Houston Thompson vanta otto vittorie a fronte di soltanto due sconfitte. Diverso invece il bilancio tra i due figli di Los Angeles quando si parla di stagione regolare: 23 le sfide tra i due, all’insegna di un equilibrio quasi perfetto, con 12 vittorie per il tiratore degli Warriors e 11 per il “Barba”, uscito però da trionfatore in tutte le sfide giocate in maglia Thunder contro Thompson e dalle prime sei in assoluto, conoscendo la prima sconfitta contro Thompson in NBA soltanto nel marzo 2013. Il top scorer NBA 2017-18 fotografa in maniera perfetta la sfida che lo aspetta ora nei playoff, di fronte per l’ennesima volta il rivale di sempre: “Ogni volta è una battaglia, c’è grande competizione: ci conosciamo da tanto tempo, e durante l’estate ci vediamo spesso a Los Angeles. Ritrovarci di fronte nei playoff NBA è divertente, ma sia chiaro: quando siamo in campo rimane una guerra”. Lo sa bene anche Thompson, che spesso sarà l’uomo in marcatura su Harden, il probabile MVP stagionale: “Mi capiterà di marcarlo spesso, è vero, ed è una grande sfida. Ma non è un duello tra me e lui, uno come James si cerca di contenerlo di squadra: abbiamo tanti giocatori tra gli esterni che possono provarci, cercheremo di ruotare e proporgli duelli diversi”. Nelle tre gare disputate quest’anno, Harden è rimasto appena sotto i 28 punti a sera (quasi 21 quelli di Thompson), ma ha tirato solo il 38% dal campo: Thompson probabilmente metterebbe la firma per cifre del genere, e per allungare ancora con qualche altra vittoria un bilancio che contro Harden lo ha visto uscire vincente in 23 delle 36 partite disputate. Dai licei di Los Angeles fino alla NBA, come nel più bel sogno possibile di ogni ragazzino californiano.