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Playoff NBA, Golden State-Houston 115-86: Steph Curry e Klay Thompson trascinano gli Warriors a gara-7

NBA

Golden State va sotto di 17 punti nel primo quarto ma poi confeziona un secondo tempo da antologia: tiene Houston a 25 punti (solo 9 nell'ultimo quarto) e forza la serie a gara-7, trascinata dai suoi "Splash Brohters": 35 punti per Thompson, 29 per Curry

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Golden State Warriors-Houston Rockets 115-86

Golden State è ancora senza Andre Iguodala (terza gara out per lui, col ginocchio sinistro dolorante), Houston deve rinunciare a Chris Paul, che segue dalla panchina (“È devastato, deve esserlo, lo siamo tutti”, le parole di D’Antoni, cui si aggiungono quelle di coach Kerr, tutt’altro che di circostanza: “Mi dispiace da morire. Odio vedere i nostri campioni infortunati: Andre [Iguodala], CP3, Kevin Love l’altra sera o Kyrie Irving”). Ma la pressione all’inizio sembra condizionare soprattutto i padroni di casa, che fronteggiano l’eliminazione: Houston parte fortissimo grazie ai canestri di Trevor Ariza (10 punti nel primo quarto) ed Eric Gordon (8 con 3/3 e due triple a segno) e piazza anche un parziale di 11-0 scaturito dalle invenzioni di James Harden, che chiude la prima frazione a quota 14. I Rockets impazzano dall’arco (8/12) e volano in contropiede, segnando 19 punti nei primi dodici minuti dopo averne messi 8 di media nella serie. Si spiega così il 39-22 con cui gli ospiti spaventano la Oracle Arena, un +17 che sembra mettere gli uomini di Mike D’Antoni nelle migliori condizioni per puntare dritto all’obiettivo, le finali NBA. Golden State però ha altri programmi, e il parziale dei successivi tre quarti (93-47!) lo dimostra meglio di ogni parola. Con un parziale di 12-4 i californiani si riportano già nel secondo periodo a -4 ma Gordon ha la mano ancora calda e chiude il primo tempo con 16 punti e un perfetto 4/4 da tre, mantenendo il vantaggio dei Rockets in doppia cifra all’intervallo (+10, 61-51). Il terzo quarto, però, è da sempre il momento degli Warriors, che difatti anche in gara-6 si scatenano: dal lay up di Curry che chiude il primo tempo Golden State piazza un parziale di 13-0 che apre il terzo periodo e manda i campioni NBA in carica in vantaggio (62-61). Il parziale dei dodici minuti post-intervallo vede Curry e compagni confezionare uno stordente 33-16 con Klay Thompson protagonista (12 punti con 4/5 da tre punti per lui) e mani caldissime dal perimetro per tutti: è di 7/11 il conto dall’arco degli Warriors che vanno al quarto quarto sopra di 7, 84-77 (è di +112 il plus/minus nei terzi quarti di Golden State in questi playoff). L’ultima frazione è una caporetto offensiva per gli Houston Rockets, tenuti a soli 9 punti con 4/19 al tiro, mentre l’attacco di Golden State non si ferma e confeziona un altro parziale da 31 punti con 12/19 dal campo, nel quale Thompson aggiunge altre tre triple (su tre tentativi) per portare a 9 il suo totale dei centri dalla grande distanza, che non è un record NBA per i playoff solo perché ne aveva messi 11 contro OKC sempre in gara-6 nel 2016): il n°11 di coach Kerr chiude con 35 punti (13/23 al tiro, 9/14 dall’arco i suoi totali), cui ne aggiunge 29 Steph Curry, con anche 6 assist, 5 rimbalzi e 3 stoppate (gli “Splash Brothers” vincono 37-25 il duello contro tutti gli Houston Rockets nel secondo tempo). Tira meno bene Kevin Durant (solo 6/17 dal campo, e rovinando il suo 37/37 alla lunetta con un modesto 10/14) ma contribuisce comunque con 23 punti.

Manca Paul, Harden si spegne

Houston come detto si spegne dopo la grandissima partenza e accusa come previsto la mancanza di Chris Paul (solo 26 opportunità di assist per i Rockets, il loro totale minimo in questa postseason). James Harden è autore di un primo tempo esemplare, che non solo chiude con 22 punti all’attivo ma che lo vede anche distribuire assist per 19 ulteriori punti degli ospiti, mettendo così lo zampino su 41 dei 61 punti di squadra. Segna però solo 10 punti nel secondo tempo e sporca le percentuali (4/10 dopo l’intervallo), chiudendo con 10/24 e solo 4/12 dall’arco. Ancora peggio nei secondi 24 minuti fanno i protagonisti del break d’apertura dei Rockets: Ariza e Gordon combinano per 1/10 nel secondo tempo (0/6 per il primo, 1/4 per il secondo, ma gli uomini di Mike D’Antoni pagano anche le 21 palle perse (che portano a 23 punti per Golden State) e il netto disavanzo alla voce assist (13 per loro – quando Chris Paul ne distribuisce da solo in media 12 – contro i 26 dei californiani, tornati ai loro consueti livelli). Ai 32 punti finali di Harden si sommano i 19 di Eric Gordon con 7/12, i 14 di Ariza, titolare però di un pessimo 6/18 dal campo, e gli 11 di Gerald Green da una panchina che produce soltanto altri due punti (firmati da Joe Johnson in garbage time). I Rockets tornano a casa con un pesante cappotto (-29) ma fiduciosi di poter disputare gara-7 davanti al proprio pubblico: Golden State rimane però la squadra campione in carica, e dal 1984 a oggi, quando la squadra detentrice del titolo si è ritrovata a disputare una gara-7 con in palio il passaggio alle finali NBA il risultato non lascia dubbi: 8 partite, 8 vittorie. Houston è avvisata.