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NBA, Jamal Crawford non perde né il pelo, né il vizio: l'uomo dei canestri vincenti

NBA

Quello contro i Bucks a 0.8 secondi dalla fine è il decimo canestro decisivo mandato a referto in carriera dal giocatore dei Suns. Uno dei tanti record di un realizzatore straordinario ormai vicinissimo ai 19.000 punti in una carriera mai premiata da una convocazione all'All-Star Game

24 SECONDI CON JAMAL CRAWFORD

I RISULTATI A SORPRESA DELA NOTTE: VINCONO SUNS, CAVS E KNICKS

Con tutto il candore (e l’umiltà) che lo contraddistingue, Jamal Crawford nel dopo partita racconta di come non fosse lui la prima opzione dello schema disegnato da coach Kokoskov per l’ultimo possesso con il quale i Suns hanno sconfitti i Bucks sul loro campo, 116-114 : “Lo schema era per Devin Booker ma quando ho ricevuto il pallone ho visto che Eric Bledsoe gli stava addosso e non volevo rischiare nell’andare da lui a tutti i costi. Io comunque mi sento a mio agio in quelle situazioni”, ha aggiunto Crawford senza falsa modestia. Se ne è avuta la prova per l’ennesima volta nei momenti decisivi della gara contro Milwaukee. Si tratta infatti del decimo canestro vincente realizzato in carriera dal veterano dei Suns negli ultimi dieci secondi del quarto quarto o in overtime, e solo cinque giocatori ancora in attività possono dire di aver fatto meglio: Carmelo Anthony con 19, Vince Carter con 15, Dirk Nowitzki a quota 14 e poi Chris Paul e Dwyane Wade appaiati a 11. L’ultima prodezza del giocatore alla sua 19^ stagione NBA – che dà a Phoenix la prima vittoria esterna dell’anno – non è ovviamente passata inosservata nel resto della lega, dove Crawford (premiato al termine della scorsa stagione come “miglior compagno”) è amato e rispettato da tutti. “L’original gangsta mi aveva detto prima ancora dell’azione finale quello che sarebbe successo”, ha twittato Devin Booker, mentre un altro grande amico del n°11 dei Suns Isaiah Thomas – come lui nato e cresciuto a Seattle – non ha mancato di sottolineare l’ennesima prodezza di Crawford: “Quindi mio fratello Jamal è ancora in campo a segnare canestri decisivi, huh? Quell’uomo non invecchia mai #OGkilla”. Sembra proprio così: con gli 11 rifilati ai Bucks, la guardia di Phoenix si è avvicinato a quota 19.000 punti in carriera (18.997 al momento) con l’obiettivo di entrare nei primi 50 entro la fine dell’anno (gli mancano 251 punti). Ancora prima – mancandogliene 205 – Crawford dovrebbe superare nel corso dell’anno anche un’altra leggenda dei Suns come Eddie Johnson per diventare il giocatore con più punti all’attivo che non abbia mai ricevuto una convocazione per l’All-Star Game. Un premio che nel corso di quasi due decenni di NBA si sarebbe forse meritato, visto che già oggi si piazza al nono posto nel ranking all-time dei realizzatori tra i giocatori ancora in attività (dietro soltanto a Dirk Nowitzki, LeBron James, Carmelo Anthony, Vince Carter, Dwyane Wade, Kevin Durant, Pau Gasol e Tony Parker). Il suo incredibile talento offensivo – non accompagnato da un’analoga voglia di incidere difensivamente, va detto – rende Crawford spesso immarcabile, come testimoniano i 53 giochi da 4 punti (canestro da tre più fallo) realizzati in carriera, cui ne aggiunge altri 5 nei playoff. Il tutto giocando da riserva dal 2010 a oggi, promosso titolare solo in circostanze eccezionali (come l’anno scorso ai Clippers, colpiti da mille infortuni): i suoi 10.857 punti segnati in carriera alzandosi dalla panchina lo posizionano dietro soltanto a Dell Curry, il papà di Steph (capace di segnarne 11.147), nella lista dei migliori realizzatori dalla panchina.