Spinti dai 31 punti di James Harden, gli Houston Rockets vincono la settima partita consecutiva superando i Philadelphia 76ers privi di Embiid. Toronto passa a New Orleans con la coppia Leonard-Lowry, sconfitta sorprendente di Utah a Memphis. Vincono tutte le squadre in corsa per i playoff a Est
GALLINARI STREPITOSO, WILLIAMS DECISIVO: OKC KO
Houston Rockets-Philadelphia 76ers 107-91
Gli Houston Rockets sono tornati e non hanno intenzione di fermarsi. Il modo in cui hanno imposto la propria superiorità nei confronti dei Philadelphia 76ers (pur privi di Joel Embiid) deve far ben sperare coach Mike D’Antoni in vista dei playoff, visto che con i tre membri principali del quintetto in campo assieme — James Harden, Chris Paul e Clint Capela — i texani hanno un record di 21 vittorie e 9 sconfitte e sono usciti vincenti dalle ultime sette gare in fila. “È piuttosto ovvio che con loro tre assieme, in salute e in ritmo siamo difficili da battere” l’analisi del coach, che ha visto i suoi battere gli avversari grazie ai 31 punti con 10 rimbalzi di Harden, i 18+9 di Capela e i 17 di Eric Gordon, con Paul che si è preso una serata di sostanziale relax chiudendo con 4 punti, 3 rimbalzi e 8 assist. E dire che il Barba si era pure fatto male nel corso del secondo quarto, tenendosi il polso dopo una caduta e tornando negli spogliatoi per farselo fasciare. L’MVP in carica è poi rientrato in campo per chiudere comunque i conti (sua la schiacciata del +16 a 5 minuti dalla fine che ha fatto svuotare le panchine) senza dare segno di essersi fatto particolarmente male, ma per precauzione dopo la gara è stato sottoposto a una radiografia per escludere complicazioni. Per quanto riguarda i Sixers la storia della partita è il tiro da tre punti: la squadra di coach Brown ha chiuso con 3/26 dalla lunga distanza, percentuali che rendono impensabile battere i Rockets sul loro campo. Insieme ai 22 punti di Tobias Harris e i 19 di Jimmy Butler ci sono i 15+9+10 di Ben Simmons, sceso in campo nonostante un virus intestinale. “Ci hanno difeso in maniera eccezionale” ha ammesso coach Brown. “Quel primo quarto [37-21 per i Rockets, ndr] ha messo la partita su certi binari e non siamo riusciti a rispondere”. Se non altro, Embiid parrebbe vicino al ritorno, magari già domenica contro Indiana.
New Orleans Pelicans-Toronto Raptors 104-127
Senza poter contare né su Anthony Davis (problemi alla schiena) né su Jrue Holiday (strappo addominale), i Pelicans avevano davvero poche chance di tenere il passo contro una squadra di élite della Eastern Conference come i Toronto Raptors. I canadesi, dal canto loro, sono stati bravi ad approfittare delle assenze per interrompere una striscia da due sconfitte in fila, ringraziando i 31 punti di Kawhi Leonard, i 19 di Pascal Siakam e la tripla doppia da 13+11+12 di Kyle Lowry. La squadra di coach Nurse ha preso il largo nel terzo quarto e ha controllato da lì in poi, chiudendo con percentuali stellari (54% dal campo), un dominio assoluto nel pitturato (66 punti, 13/15 per Leonard) e il massimo stagionale da 53 punti in contropiede. Per i Pelicans, che nel corso della gara hanno perso anche Jahlil Okafor per una distorsione alla caviglia, ci sono i 20 punti di Frank Jackson e i 18+9 di Julius Randle, mentre Cheick Diallo si è regalato una doppia doppia da 16+12. “Penso che abbiamo combattuto e per me è la cosa più importante. Non mi interessa chi ho potuto mettere in campo o meno” ha detto coach Alvin Gentry, che di questi tempi deve fare di necessità virtù.
Memphis Grizzlies-Utah Jazz 114-104
Il risultato più sorprendente della notte arriva da Memphis, dove i Jazz non sono riusciti a battere una squadra che non ha più obiettivi di classifica. Colpa di Mike Conley e Jonas Valanciunas, autori rispettivamente di 28 punti con 11 assist e di altri 27 punti, combinando per 23 punti nel solo ultimo quarto per contenere la rimonta degli ospiti guidata da Donovan Mitchell. Il numero 45 ha segnato 20 dei suoi 38 punti nel solo ultimo quarto, ma ha ricevuto poca collaborazione dai suoi compagni che non sono andati oltre i 14 punti di Joe Ingles. “Difensivamente non abbiamo fatto un lavoro abbastanza buono” ha ammesso coach Snyder dopo una gara in cui i Jazz hanno segnato 18 triple con il 37.5%. “Ci sono andati via troppo facilmente, non abbiamo giocato con l’urgenza necessaria”.
Chicago Bulls-Detroit Pistons 104-112
Nella lotta per le ultime posizioni da playoff nella Eastern Conference, i caldissimi Detroit Pistons sembrano ormai aver preso il sesto posto. La miglior squadra della lega dopo la pausa per l’All-Star Game (11-2) ha allungato a quattro la striscia di vittorie andando a cogliere un bel successo sul campo dei Chicago Bulls, che nelle ultime gare avevano mietuto vittime eccellenti come Philadelphia e Boston. Merito come al solito di Blake Griffin, che ha realizzato 16 dei suoi 27 punti nell’ultima frazione di gioco dopo essere andato negli spogliatoi per un infortunio alla gamba. Insieme a lui prosegue il suo momento positivo anche Andre Drummond (20 punti e 24 rimbalzi) e Reggie Jackson (21 punti), rimontando ben 21 punti di svantaggio accumulati nel primo tempo sotto i colpi dei 24 punti di Zach LaVine e i 23 di Otto Porter. Le due squadre si affronteranno di nuovo già domenica in un home-and-home.
Miami Heat-Cleveland Cavaliers 126-110
Nella NBA le cose possono cambiare molto in fretta – anche nel giro di un possesso. Ne sanno qualcosa i Cleveland Cavaliers, che hanno subito la bellezza di sette punti nel giro di 22 secondi senza poter mai avere il possesso del pallone. Il protagonista è stato Rodney McGruder, che ha realizzato due triple intervallate da un libero aggiuntivo per un fallo flagrant fischiato a Kevin Love, lasciando il pallone nelle mani degli Heat che hanno trasformato un vantaggio di 9 punti in uno di 16, veleggiando verso la quarta vittoria in fila. Si tratta anche della sedicesima vittoria consecutiva in casa degli Heat ai danni dei Cavs, la striscia più lunga della franchigia contro qualsiasi avversario, mandando otto giocatori in doppia cifra guidati dai 20 di Josh Richardson, i 17 di Bam Adebayo e i 16 di Justise Winslow. Per Cleveland invece questa sconfitta li elimina matematicamente dai playoff (non che ci fossero troppi dubbi), sorridendo solo per i 27 punti del rookie Collin Sexton che ha superato il record di triple per una matricola in maglia Cavs fissato da Kyrie Irving nel 2011-12.
Charlotte Hornets-Washington Wizards 112-111
Gli Charlotte Hornets avevano bisogno di una scintilla per interrompere una striscia da cinque sconfitte consecutive in casa, e l’hanno trovata in un protagonista inatteso: Marvin Williams. Il veterano ha realizzato il suo massimo stagionale da 30 punti segnando 7 delle 10 triple tentate, spingendo i suoi al successo anche con le giocate di energia in difesa che servono per vincere. Insieme a lui ci sono anche i 19 con 10 rimbalzi di Jeremy Lamb (autore della tripla del sorpasso in transizione a 50 secondi dalla fine) e i 18 di Kemba Walker, pur impreciso al tiro con 6/19. Per gli Wizards, arrivati all’ottava sconfitta nelle ultime dieci, non sono serviti i 23 di Bobby Portis per sopperire a un pessimo Bradley Beal, che ha tirato 4/21 per soli 15 punti.
Orlando Magic-Dallas Mavericks 111-106
Per andare ai playoff bisogna saper vincere anche le partite “brutte”, perché alla fine l’unica cosa che conta è aggiungere unità alla colonna delle vittorie. È il caso di questo successo dei Magic sui Dallas Mavericks, che per stessa ammissione di coach Clifford hanno giocato meglio dei padroni di casa: “Con percentuali normali, avrebbero vinto loro. Hanno semplicemente tirato peggio di noi”. In effetti i Mavs hanno chiuso con il 29.4% da tre punti, mentre i Magic hanno sfiorato il 50% dall’arco, dando sostanza alle parole di coac h Clifford. Con 22 punti di Terrence Ross e i 20+13 di Nikola Vucevic i Magic sono comunque riusciti a vincere l’undicesima partita nelle ultime 16, tenendosi aggrappati al treno playoff a una sola gara di distanza dall’ottavo posto occupato dai Miami Heat. In casa Mavs, arrivati alla quarta sconfitta in fila e alla nona nelle ultime dieci, ci sono 24 punti con 8 rimbalzi di Luka Doncic, mentre Dirk Nowitzki ha disputato la sua partita numero 1.505 in carriera, superando John Stockton al terzo posto nella storia NBA, e registrando il suo massimo stagionale da 15 punti, di cui 9 nell’ultimo quarto per spingere una rimonta che però non si è concretizzata.