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Playoff NBA: Kawhi Leonard è il miglior giocatore di questa post-season?

NBA

La domanda ronza nella testa di molti e nonostante le prodezze di Kevin Durant e Damian Lillard (gli altri due principali indiziati), l'ex giocatore degli Spurs riesce ogni gara a migliorare la sua efficacia e ad aggiornare i suoi record

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Che sia il miglior giocatore della Eastern Conference non è in dubbio – con buona pace di Giannis Antetokounmpo, sotto controllo e ancora non chiamato a fare gli straordinari per trascinare i Bucks. Ma considerando l’impatto sui due lati del campo e la capacità di migliorare i compagni (che senza di lui crollano in maniera verticale in quei pochi minuti in cui il n°2 Raptors riprende fiato), Kawhi Leonard si candida a vestire i panni del giocatore più decisivo dei playoff 2019. Del suo infortunio non si ricorda più nessuno, così come della convalescenza e delle polemiche texane, mentre tutti hanno ben stampati in testa i 39 punti, 14 rimbalzi, cinque assist e 13 canestri raccolti contro Philadelphia in gara-4. L’ennesimo assolo, per rimettere in carreggiata Toronto. “Ho condiviso il parquet soltanto un’altra volta nella mia carriera con un giocatore così decisivo – racconto Kyle Lowry, partito forte mai poi perso nuovamente per strada – Yao Ming, uno di quelli che quando attaccava il canestro non potevi pensare di fermarlo. Kawhi sta facendo lo stesso, ormai da un mese a questa parte”. L’efficacia dell’All-Star ex-Spurs infatti sta rendendo devastante il suo impatto e la sua resa. Il dato che racconta meglio la sua capacità di non sprecare nulla, di badare al sodo senza sbavature, riguarda i tiri non contestati: dei 24 tentativi dal campo senza un avversario nei pressi a dargli fastidio, Leonard ne ha convertiti 21 nei primi quattro episodi della serie contro Philadelphia. Se libero, non sbaglia mai. Tanto da aggiornare il record di partite oltre quota 30 punti segnati in maglia Raptors (quattro, ancora aperta) e da far parte di un club esclusivo in quanto a punti e cifre raccolte. In questa post-season infatti Leonard sta mantenendo una media ben al di là ai 30 punti segnati (32.3), ai cinque rimbalzi raccolti (7.7) e ai tre assist serviti (3.4), il tutto tirando con una percentuale effettiva dal campo superiore al 65% (66.2%). Soltanto altri tre giocatori nella storia hanno mantenuto questo medie: LeBron James 2016-17, Shaquille O’Neal 1997-98 e Kareem Abdul-Jabbar 1976-77. L’élite nella storia della Lega.

Un giocatore in grado di migliorarsi, partita dopo partita

“Gioco con lui da tempo. Non gli ho mai visto fare cose del genere, ma sono sicuro che domani sarà in grado di fare ancora di più. Kawhi è così: ogni partita migliora, prende quello che la difesa gli concede e punisce le scelte degli avversari”. Danny Green condivide dai tempi del titolo agli Spurs lo spogliatoio con l’MVP delle finali NBA 2014, diventato nel frattempo un giocatore ancora più decisivo e determinante. Cresciuto anche dopo essere arrivato sul tetto del mondo. “C’è stato un tempo non troppo lontano in cui prendevo quei tiri e finivano sempre corti e ben lontani dal fondo della retina – racconta Leonard in uno dei rari momenti d’apertura davanti ai microfoni - Continuo a riportare alla mente quei momenti, sono quelli che mi motivano, mi portano ad allenarmi e che mi fanno dire che continuare a provare non è mai abbastanza”. Il riferimento è alla tripla stampata in faccia a Joel Embiid a un minuto dalla fine: il canestro più importante dei primi quattro episodi della serie, che ha regalato vittoria e fattore campo a Toronto. “Volevamo che la partita fosse combattuta, che loro tirassero il meno possibile in avvicinamento e rallentassero il loro attacco. Ci siamo ritrovato testa a testa nel finale, abbiamo vinto, loro hanno segnato meno di 100 punti e questo era quello che ci eravamo ripromessi di fare”. Come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se fosse Kawhi Leonard.