All’apertura del mercato i Rockets intendono convincere Butler a unirsi a loro, intavolando una trattativa con i Philadelphia 76ers per una sign & trade. Sul tavolo i nomi di Clint Capela, Eric Gordon e P.J. Tucker, anche eventualmente da girare a una terza squadra
Houston non molla, anzi raddoppia. Dopo mesi turbolenti a seguito dell’eliminazione al secondo turno per mano dei Golden State Warriors, la franchigia texana ha esplorato ogni possibilità per migliorare, prendendo in considerazione tanto il coaching staff (con le trattative per il rinnovo di Mike D’Antoni che procedono a rilento) quanto soprattutto il roster a disposizione. Dopo le voci sulle frizioni tra James Harden e Chris Paul e, soprattutto, i tentativi di cedere il pesante contratto di CP3, pare che il General Manager Daryl Morey abbia cambiato rotta e abbia deciso di aggiungere una terza stella alla sua squadra. E il suo nome è Jimmy Butler. Secondo quanto riportato da ESPN, i Rockets intendono incontrare Butler — nativo del Texas — non appena comincerà la free agency, cercando poi di convincere i Philadelphia 76ers a concludere una sign & trade per non perderlo a zero. I Rockets, infatti, non hanno lo spazio salariale per firmare Butler senza l’aiuto dei Sixers, e per questo dovranno ricorrere al meccanismo della sign & trade: di fatto Butler firmerà un contratto con Philadelphia con l’accordo — che deve essere di tutte e tre le parti di essere immediatamente girato a Houston, con i Sixers che riceveranno una compensazione in termini di giocatori e scelte per il “disturbo”. Per completare uno scambio del genere dal punto di vista finanziario e tecnico i Rockets dovranno probabilmente mettere sul tavolo due tra Clint Capela, Eric Gordon e P.J. Tucker, e non è detto — specialmente nel caso di Capela che non potrebbe coesistere con Joel Embiid — che non venga coinvolta una terza squadra per far quadrare i conti.
Le complicazioni: la volontà dei Sixers e il carattere di Butler
I Sixers però hanno sempre sostenuto di essere pronti a rifirmare Butler anche al costo di un contratto al massimo salariale per cinque anni, che varrebbe la cifra totale di quasi 190 milioni di dollari (potrebbero anche offrire un quadriennale da 146.5 milioni, scrive ESPN). Un vantaggio di 50 milioni rispetto a quanto possono offrire i Rockets, che per le regole del salary cap non possono andare oltre a 140 milioni in quattro anni. Philly, però, si trova davanti a una difficile off-season in cui anche altri due membri del quintetto come Tobias Harris e J.J. Redick sono free agent, e trattenere tutti con contratti a lungo termine avrebbe ripercussioni finanziarie altissime in termini di luxury tax e flessibilità sul mercato. Per questo Philadelphia potrebbe essere incline a chiudere lo scambio anche solo per una “Trade exception” in grado di dare loro respiro nel breve termine in cerca di uno scambio migliore utilizzando gli asset arrivati da Houston. Butler dopotutto è un giocatore di 30 anni che nelle ultime stagioni ha già avuto qualche problema fisico di troppo, oltre ai ben noti problemi che lo hanno portato a lasciare i Minnesota Timberwolves in maniera burrascosa. E con la situazione nello spogliatoio dei Rockets (con Harden e Paul in rapporti non chiarissimi e D’Antoni di fatto delegittimato dal rinnovo che tarda ad arrivare), è facile immaginarsi uno scenario in cui tutto vada male con caratteri così forti tutti assieme. Ovvio che, come per tutte le contrattazioni dei free agent, la volontà del giocatore sarà la chiave più importante: il talento è indiscutibile e con gli Warriors alle prese con gravi infortuni, la strada verso la finale a Ovest è più aperta che mai. Butler potrebbe essere il pezzo in grado di far fare ai Rockets il salto di qualità necessario — o almeno è quello che ritengono in Texas.