L'allenatore che ha guidato Team USA al peggior piazzamento di sempre (7°) in una competizione mondiale rimanda con veemenza al mittente le critiche alla sua squadra. "Grande sforzo: bisogna solo dare credito agli avversari"
La vittoria contro la Polonia non rende (ovviamente) felici nessuno, serve solo per dare un risultato finale alla spedizione USA ai Mondiali cinesi: settimi. E il settimo posto – è stato detto e ripetuto all’infinito negli ultimi giorni – è il peggior risultato di sempre in un mondiale. Sono seguite diverse critiche, a squadra e coaching staff, ma è proprio Gregg Popovich, all’esordio sulla panchina USA nel ruolo di capo allenatore, a rispedirle decisamente al mittente: “Vogliono giocare a dare le colpe, ma non c’è assolutamente della colpa da assegnare”, dice l’allenatore di San Antonio. “Dovremmo vergognarci per non aver vinto l’oro? È un modo di pensare assolutamente ridicolo. Immaturo. Arrogante. Chiunque la pensi così non rispetta il valore delle altre squadre nel panorama mondiale e il lavoro fatto dai nostri ragazzi, che si sono impegnati al massimo”. Tanto si è detto e scritto della lunga litania di rifiuti alla convocazione mondiale – ben 31 dei 35 giocatori individuati inizialmente non hanno fatto parte della spedizione cinese – che ha lasciato in mano a Popovich un roster con soltanto due All-Star NBA (Kemba Walker e Khris Middleton). Poi ci sono stati anche alcuni infortuni (Jayson Tatum fuori per 6 delle 8 gare disputate, Marcus Smart assente in altre tre). Ma non è aggrappandosi a certe scuse che coach Pop vuole difendere il suo gruppo di giocatori: “Lo sforzo messo in campo è stato fantastico – dice – ci hanno permesso di allenarli. Bisogna semplicemente dar credito agli avversari, tutto qui. Non ci sono colpe, non c’è niente da vergognarsi. È ridicolo anche solo pensarlo”. Come assurdo, sostiene Popovich, è pensare già alle future rivincite, a partire da Tokyo 2020: “Mancano ancora 10 mesi, non ha neppure senso pensarci”.