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NBA, Zion non balla: rifiutato il trademark per lo slogan "Let's Dance" a Williamson

NBA

Aveva pronunciato quelle due parole appena scelto al Draft, come messaggio ai suoi nuovi tifosi di New Orleans. Ma il tentativo di brevettare lo slogan non è andato a buon fine, per colpa degli Avengers

ZION WILLIAMSON E' IL PRESCELTO DI MICHAEL JORDAN

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Draft night 2019. Barclays Center di Brooklyn. La giornalista di ESPN chiede a Zion Williamson, diventato ufficialmente solo da pochi minuti la prima scelta assoluta per mano dei New Orleans Pelicans, “se c’è qualcosa che vuol dire alla sua nuova squadra e alla città”. La risposta dell’ex talento di Duke è di sole due parole: “Let’s dance”. Due parole che però bastano per far esplodere i tifosi della “Big Easy” in collegamento video con Brooklyn, felicissimi di poter accogliere il nuovo fenomeno del basket americano. Il giorno dopo, a Williamson viene chiesto di spiegare il perché della scelta di quelle due, semplici parole – e il suo racconto non delude le aspettative: “Io e un mio amico stavamo guardando ‘Avengers: Endgame’ e mi sono ritrovato a fare il tifo per Thanos, il cattivo. Lo scudo di Captain America era rotto, ero convinto che Thanos avrebbe vinto ma di colpo il mio amico mi interrompe: ‘Aspetta, arrivano i supereroi’. E poi aggiunge: ‘Let’s dance’”. Proprio questa divertente confessione, compiuta 24 ore dopo il Draft, ha finito probabilmente per costare diverse centinaia di migliaia di dollari al nuovo giocatore dei New Orleans Pelicans. Che furbescamente consigliato dal suo agente, aveva deciso di brevettare (per tre categorie merceologiche specifiche: giochi per PC e cellulari, abbigliamento sportivo, borse e valigie) la frase “Let’s dance”, solo per scoprire che – battendolo sul tempo – gli stessi Pelicans avevano fatto lo stesso. Per evitare di iniziare con il piede sbagliato il loro rapporto di lavoro, la franchigia della Louisiana aveva accettato di ritirare immediatamente la propria richiesta all’ufficio trademark, con Williamson che – rincuorato dal gesto – aveva a sua volta invece aggiunto altre 10 categorie alle quali applicare il proprio slogan brevettato (dai libri per bambini alle bevande non alcoliche, dai portachiavi alle lenzuola). Piccolo problema: l’ufficio patenti e trademark chiamato a prendere una decisone sulla legittimità della richiesta del giocatore dei Pels ha rigettato la sua domanda, esattamente come poche settimane fa aveva rifiutato anche quella di LeBron James relativa alla frase “Taco Tuesday”. La motivazione? Non si può chiedere un trademark per prodotti commerciali su una frase di uso comune. Il trademark deve essere unico” e unica la frase “Let’s Dance” sicuramente non lo è, come dimostrato da una delle prove presentate dallo stesso ufficio federale: una copia di un album di David Bowie del 1983 intitolato esattamente “Let’s Dance”!