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NBA, Metta World Peace si auto-candida a coach dei Knicks: "Dalla giungla al titolo NBA"

NBA

L'ex campione NBA coi Lakers - newyorchese DOC con trascorsi a St. John's e ai Knicks - avanza il proprio nome per la panchina bluarancio. "Porterei la mentalità di strada al Garden. E ai media direi: ora muti e godetevi lo spettacolo"

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Difficile che una piazza esigente e di alto profilo come quella di New York possa accontentarsi (in panchina) di un nome come Mike Miller. Il tag “ad interim” che accompagna l’allenatore chiamato a sostituire il licenziato Dave Fizdale – che ha pagato una partenza da sole 4 vittorie a fronte di 18 sconfitte – sarà probabilmente destinato a restare tale finché il front office newyorchese non avrà un nome di spessore da chiamare alla guida della squadra. Uno, in realtà, ci sarebbe già – avanzato con forza dal diretto interessato. In un lungo sproloquio su Twitter, Metta World Peace (conosciuto precedentemente come Ron Artest) si è infatti auto-candidato immediatamente alla panchina semi-vacante di New York. “Se i Knicks sono disposti, non ci sono dubbi che mi piacerebbe allenare questa squadra. Porterei la mentalità della strada al Garden. Gioco duro, mattoni rossi [il simbolo di Brooklyn, il suo quartiere, ndr], facciamolo succedere. QB [sigla per Quensbridge, da dove proviene, ndr]. Sarebbe qualcosa di epico per tutte le persone come me. Dalla giungla fino al titolo NBA a NYC”, il primo messaggio dell’ala anche ex Knicks, che ai Lakers ha già vinto – da giocatore – un anello NBA. Poi Metta World Peace ha continuato a esporre il suo pensiero sulla situazione attuale dei Knicks: “Voglio rendere onore a coach Fiz. Ha fatto un buon lavoro, si meritava questa opportunità. A chiunque finirà sulla panchina di New York, buona fortuna! È uno dei posti di lavoro più ambiti in tutto il mondo sportivo. Bisogna tenere sotto controllo i tifosi, a volte sono un po’ duri ma vogliono solo vincere. Non è vero che mettono pressione”, l’opinione dell’ex n°51 dei Knicks, che nella Grande Mela ci è nato e ci è cresciuto – tifosissimo dei colori bluarancio – e che sicuramente la città la conosce bene. “Se mai dovessi diventare allenatore dei Knicks, il mio primo messaggio sarebbe per i tifosi e per i giornalisti. Non sarebbe facile da accettare, ma sono famoso per non tenermi dentro niente. Non mi piace il modo in cui caricate di pressione ogni allenatore e ogni superstar: ora state muti e godetevi lo spettacolo. Dovete essere al nostro fianco, per andare tutti assieme a vincere un titolo”. Una vera e propria compagna di auto-sponsorizzazione, per un giocatore che in panchina ha zero esperienza a livello NBA ma che può vantare un periodo nello staff tecnico dei South Bay Lakers – l’associata G League dei Lakers a Los Angeles – come tecnico chiamato a prendersi cura dello sviluppo dei giocatori. E a chi intendesse sollevare dubbi sulla sua preparazione per il ruolo, Metta World Peace risponde in maniera addirittura preventiva: “La gente può dire che non sono pronto. Gli rispondo che i sono stato capace di mangiare 50 pietre senza acqua [un modo di dire per assicurare di averne passate tante e di essere sempre sopravvissuto, ndr]. Ho quarant’anni. Mi sono ritrovato in mezzo al Triangolo offensivo [di Phil Jackson] al mio primo anno ai Lakers. Mi sono adattato dal segnare 22 punti a sera nei playoff con Houston a farne 8 da giocatore di ruolo ai Lakers. Mica roba da nulla. Facile”. Dopo essersi candidato in passato (senza successo) anche alla panchina di St. John’s, la corsa dell’ex Ron Artest al ruolo di capo-allenatore bluarancio sembra più una trovata social che una reale possibilità, mentre ben più seria – secondo alcuni – sarebbe la voce che vorrebbe Mark Jackson, un altro newyorchese DOC (anche lui con trascorsi da giocatore sia a St. John’s che ai Knicks), tra i candidati inseguiti dal front office per il ruolo di prossimo capo allenatore a New York.