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16/30, focus su Kyle Kuzma, il terzo violino (teorico) dei Los Angeles Lakers

FOCUS NBA
©Getty

Prima della sospensione i Lakers erano lanciatissimi verso il miglior record nella Western Conference, ma non sono una squadra priva di difetti. Dietro James e AD c’è bisogno di un terzo realizzatore con punti nelle mani, specialmente quando uno dei due è seduto: il ruolo che Kyle Kuzma deve dimostrare di poter ricoprire

La sospensione della stagione NBA permette di fermarsi un attimo e ragionare su come sono evolute le carriere di certi giocatori. Prendete il caso di Kyle Kuzma: scelto alla numero 27 nel Draft del 2017, si è ritrovato un po’ per caso a essere l’unico giovane rimasto del nucleo formato da Brandon Ingram, Lonzo Ball e Josh Hart, tutti e tre sacrificati sull’altare di Anthony Davis. E nel momento stesso in cui è successo, il modo in cui si parlava di lui è totalmente cambiato: se prima Kuzma poteva essere semplicemente il giocatore sbucato dal nulla capace di segnare 20 punti a partita, ora gli si chiede di diventare un complemento a LeBron James e Davis praticamente da una stagione all’altra. Allo stesso tempo, Kuzma è abbastanza talentuoso da essere ritenuto la terza miglior opzione offensiva della squadra, ma contemporaneamente deve limitarsi a un ruolo di supporto alle due stelle vedendo drasticamente calare i suoi tocchi e le sue opportunità di segnare. Oltretutto, a Kuzma è stato chiesto di crescere enormemente come difensore, spesso ritrovandosi a dover marcare anche la prima opzione offensiva degli avversari nei ruoli di ala visto che AD era impegnato a proteggere il canestro e LeBron a 35 anni non può essere anche uno “stopper” difensivo su 48 minuti di partita. Insomma, a Kuzma è stato chiesto da un anno all’altro di diventare un giocatore capace di giocare un basket vincente in una squadra che punta al titolo, dopo anni in cui era semplicemente una bella scelta al Draft ma non gli si chiedeva molto di più. E l’adattamento non è stato per niente semplice.

Le difficoltà in attacco e in difesa

Senza girarci tanto attorno, Kuzma non sta avendo una buona stagione nel suo nuovo ruolo di supporto. Considerando che James e Davis occupano la maggior parte dei minuti nei ruoli di 3 e di 4, il tempo passato in campo dal nativo di Flint è crollato drasticamente dai 33.1 minuti della scorsa stagione ai 24.6 di quella attuale, con sole 7 partenze in quintetto su 54 gare disputate. Ma anche parametrando su 36 minuti la sua produzione, il calo è netto tanto nei punti (due in meno, da 20.3 a 18.3) e negli assist (da 2.8 a 1.9), con percentuali dal campo decisamente troppo basse (sotto il 50% di percentuale effettiva, sotto il 30% da tre punti). Anche difensivamente Kuzma è andato spesso in difficoltà contro giocatori capaci di usare il fisico contro di lui, facendogli pagare un deficit di chili e un talento difensivo sotto la media del ruolo, e tutte quelle giocate “vincenti” (rotazioni al momento giusto, coperture puntuali secondo lo schema della squadra, aiuti e comunicazioni) non gli vengono proprio del tutto naturali. Probabilmente è anche per questo che sul mercato i Lakers hanno deciso di firmare Markieff Morris, un veterano più abituato a svolgere un ruolo di supporto in una squadra con ambizioni di playoff e con maggiore fisico per difendere nei ruoli di 4 e anche di 5. Un arrivo che ha permesso prima della sospensione della stagione di schierare Kuzma nel ruolo che lui ritiene naturale, quello di ala piccola.

Il ruolo da 3 e il dato più incoraggiante

Secondo Basketball-Reference Kuzma ha giocato solo il 7% dei suoi possessi da 3, ma stava avendo sempre più spazio da parte di Vogel come cambio di LeBron James. “Quel ruolo mi permette di avere il pallone tra le mani e non essere un 4 che gioca in spot-up” ha detto Kuzma su cosa cambia rispetto al solito. Una differenza evidente soprattutto nelle partite in cui non c’è stato James e Kuzma ha avuto maggiori opportunità: quando c’è LeBron, infatti, ha una media di 11.8 punti di media; nelle tre gare in cui non c’è stato ne ha tenuti 23.3. Un campione decisamente ristretto, ma che rappresenta il modo in cui a Kuzma viene chiesto di produrre maggiormente quando non c’è James. C’è però un dato in particolare su cui i Lakers devono lavorare: pur non essendo un tiratore da tre punti affidabile, quando tira senza mettere palla per terra Kuzma è nel 70° percentile della NBA con 1.1 punti per possesso. Un numero incoraggiante che diventa di fondamentale importanza in ottica playoff, quando gli avversa cercheranno in tutti i modi di togliere il pallone dalle mani di LeBron e AD e ci sarà bisogno di un giocatore in grado di punire quelle scelte difensive, sapendosi muovere con i tempi giusti anche lontano dal pallone. E tra i giocatori del cast di supporto è sicuramente quello con più punti nelle mani, motivo per il quale probabilmente la dirigenza ha deciso di tenerlo alla deadline del mercato invece di cederlo, pur essendo il giocatore con più potenziale visti i soli 24 anni. Quando ricomincerà la stagione NBA, il suo ruolo sarà fondamentale per le prospettive di vittoria dei gialloviola.