Arrivata in risposta a un tweet (provocatorio) dell'ex centro dei Kings DeMarcus Cousins, la risposta di Grant Napear non è piaciuta né alla squadra né all'emittente radiofonica per cui lavorava. E la sua caduta in disgrazia non ha sorpreso tanti ex Kings, da Chris Webber a Matt Barnes
DeMarcus Cousins può anche aver lasciato Sacramento, ma certi conti si regolano anche a distanza. Come quelli con Grant Napear, il telecronista della squadra californiana. L’ex star dei Kings — ceduto a New Orleans ancora nel febbraio 2017 — ha approfittato dell’attualissimo dibattito scatenatosi dopo l’uccisione di George Floyd per stuzzicare via Twitter il giornalista, da lui più volte accusato anche in passato di posizioni non certo tolleranti e progressiste verso il personale afroamericano della franchigia e verso la comunità nera in generale. “Cosa ne pensi di Black Lives Matter?”, la domanda posta da Cousins a Napear. Immediata la risposta, non senza sarcasmo, del giornalista: “Ehi! Come stai?!? Pensavo ti fossi dimenticato di me. Sono anni che non ti sento. ALL LIVES MATTER… OGNI SINGOLA VITA!!!”. Un messaggio che però — alla luce dei fatti di Minneapolis — non è piaciuto né ai Kings né a Sports 1140 KHTK Radio, l’emittente radiofonica dove Nepear conduceva un talk show sportivo. Il motivo è semplice: lo slogan “All lives matter” è stato adottato da chi negli ultimi giorni cerca di contestare le rivendicazioni seguite alla brutalità della violenza che ha portato alla morte di Floyd e il dettaglio non è passato inosservato né alla franchigia, né all’emittente radiofonica californiana e neppure a tanti ex giocatori dei Kings. “Grant Napear si è dimesso dai Sacramento Kings”, la fredda nota della società, che sottolinea il gesto volontario del giornalista. “Lo ringraziamo per il suo contributo e gli auguriamo il meglio”. Più dettagliato invece il comunicato di Sports 1140 KHTK Radio, i cui vertici si dichiarano “delusi dai recenti commenti di Grant Napear [definiti ‘senza la minima sensibilità’] che non riflettono i valori della nostra azienda. Per questo abbiamo preso la difficile decisione di interrompere i nostri rapporti con Mr. Napear”.
Le accuse su Twitter da parte di Webber e Barnes
Il tweet di DeMarcus Cousins non ha provocato la reazione soltanto di Napear, ma anche quella di tanti ex giocatori dei Kings, evidentemente convinti di un atteggiamento razzista da parte dell’ormai ex telecronista della squadra: “DeMarcus, sappiamo e non da oggi chi è Grant. Lo sa benissimo anche l’organizzazione [i Kings, ndr], gliel’ho detto mille volte e lo hanno visto anche loro. Sanno chi è”, il commento di Chris Webber. Ancora più duro Matt Barnes: “Non mi aspettavo niente di diverso da un razzista che non ha il coraggio di dichiararsi in pubblico”. Anche Doug Christie, ex colonna dei Kings ma ora collega di Napear per la tv regionale — e quindi in una posizione molto delicata — è stato coinvolto dal tweet di Cousins: “Grant è un uomo adulto che può parlare per sé. Sai come la penso. Sono a disposizione per qualsiasi discussione al riguardo che possa aiutare il movimento. Ti voglio bene, fratello”.
La difesa di Napear
Al microfono dei Kings dal 1988, Napear già in passato aveva attirato parecchie controversie, soprattutto nella scelta di difendere l’ex proprietario dei Clippers Donald Sterling proprio dalle accuse di razzismo che finirono per costargli l’espulsione dalla lega (“Un proprietario che ha come general manager [Elgin Baylor] e come allenatore [Doc Rivers] due afroamericani!”). Sia su Twitter che sulle pagine del giornale cittadino, il Sacramento Bee, l’ex telecronista dei Kings si è così giustificato: “Non conosco il tema Black Lives Matter così bene come pensavo di conoscerlo, e non avevo idea che la frase ‘All lives matter’ fosse in opposizione al messaggio portato avanti dal movimento BLM. Sono addolorato — ammette Napear — ho 60 anni ma ancora tanto da imparare”, per poi aggiungere: “Se ho fatto una stupidata chiedo scusa, non era nelle mie intenzioni. Sono stato cresciuto in questo modo, fin da che ne ho memoria sono stato educato con queste convinzioni. Negli ultimi giorni ho preferito ascoltare invece che parlare. Sono certo che quello che è successo negli ultimi giorni cambierà in meglio il nostro Paese”. Troppo poco, e troppo tardi.