La matricola dei Boston Celtics ha ereditato dalla madre - ingegnere elettrico che per più di 30 anni ha lavorato alla NASA - la passione per l'esplorazione spaziale. Per questo il lancio in orbita effettuato dalla "Space X" di Elon Musk per Williams è stato un momento epocale
Grant Williams non è il classico giocatore NBA. Aveva i voti per andare in una prestigiosa università della Ivy League (ma ha scelto Tennesse per prepararsi meglio alla NBA); gioca a scacchi a livello semi-professionistico; sa suonare piano, violino, clarinetto e almeno altri tre strumenti; ha viaggiato per mezzo mondo, compreso in Italia, in Germania e in Russia. Ma la sua passione più grande — insieme alla pallacanestro — è quella che ha ereditato da sua madre: lo spazio. Teresa Johnson per oltre trent’anni ha lavorato alla NASA, al Johnson Space Center di Houston (dove Grant Williams è nato). Ingegnere elettrico, ha contributo a costruire la stazione spaziale internazionale: “Mia madre ha fatto cose straordinarie”, commenta ammirato il rookie dei Boston Celtics. Lui, di riflesso, grazie al lavoro della madre ha potuto avvicinarsi al mondo dell’esplorazione spaziale da una prospettiva assolutamente privilegiata: “Da ragazzino ho anche pilotato uno shuttle”, afferma. “Era una simulazione — aggiunge poi — ma non di quelle pensate per i turisti, ma per la gente che lavora alla NASA”. Al Johnson Space Center Grant Williams è quasi di casa — da visitatore ci sarà andato almeno una dozzina di volte — e la matricola di Boston non può chiedere di meglio: “Sono sempre stato attratto dal concetto illimitato di spazio: l’esplorazione mi ha sempre affascinato”.
L’esaltazione di Williams per il successo di “Space X”
Per questo il lancio effettuato lo scorso sabato — il primo operato privatamente, dalla “Space X” di Elon Musk — è stato per Williams un momento indimenticabile, contando anche il luogo da cui è avvenuto, la stessa base in Florida che in passato ha visto il battesimo delle varie missioni Apollo: “Quello che mi esalta è il progresso compiuto in questi anni. Basta guardare i vari modelli di shuttle, il tipo diverso di lanci effettuati. Il fatto che a mandare nello spazio una navicella sia stata un’azienda privata è un successo enorme, qualcosa di assolutamente strepitoso”. Williams per tutto il periodo di reclusione semi-forzata legato al diffondersi del coronavirus è stato ospite della sua point guard Kemba Walker, nella sua abitazione vicino a Charlotte, in North Carolina. Lì i due hanno assistito assieme allo storico lancio, che grazie all’iniziativa di un privato (il fondatore di Tesla Elon Musk) ha portato due astronauti nello spazio. E fatto sognare, una volta di più, un ragazzo di 21 anni che ama lo spazio almeno quanto la pallacanestro.