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NBA, come funziona l'anello che può predire il Covid-19 tre giorni prima del tampone

NBA

È stato proposto dalla NBA, in modalità volontaria, per giocatori e staff chiamati a entrare nella bolla di Orlando. Registra anche un eventuale innalzamento della temperatura corporea, uno dei primi sintomi di una possibile positività. Che l'anello, ha concluso uno studio effettuato in maggio, può arrivare a predire con oltre il 90% di accuratezza. Ma i giocatori sono scettici

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Tra le tante precauzioni per fare della bolla di Orlando l’ambiente più sicuro possibile per tutti, la NBA ha suggerito la possibilità che giocatori e staff possano indossare un anello munito di sensori capace di misurare diverse funzioni del corpo umano. Promosso inizialmente come uno strumento per monitorare e migliorare le fasi e i pattern del sonno, l’anello registra anche dati fisiologici come il respiro, il battito cardiaco e la temperatura corporea. Quest’ultima funziona è quella che ha catturato maggiormente l’interesse della lega: uno dei primi sintomi del Covid-19 è infatti l’innalzamento della temperatura corporea, che risulta in uno stato febbrile. Uno studio è giunto alla conclusione che l’anello sia in grado di predire l’insorgere della malattia ben tre giorni prima di quanto possa poi confermare un normale tampone. Combinando i dati ottenuti dall’anello, una applicazione scaricata sul proprio cellulare e modelli di intelligenza artificiale, un altro studio pubblicato in maggio — condotto su più di 600 persone, che verrà ora esteso a oltre 10.000 — ha concluso la capacità da parte di questo device di anticipare con una accuratezza dell’oltre il 90% l’insorgenza dei sintomi del Covid-19. Nel documento preparato dalla lega e fatto circolare a tutte le squadre, l’adozione dell’anello — che ha un costo dai 299 ai 399 dollari — è comunque una soluzione solo proposta, e non imposta, dalla lega. “L’uso è volontario”, si legge nel memo. “Un giocatore può declinarne l’uso (o interromperlo) in ogni momento”. I dati sensibili raccolti dal device saranno integralmente comunicati al giocatore, ma non allo staff medico della squadra se non nel caso in cui l’anello suggerisca alte chance di contagio in corso. “L’anello non sarà indossato in partita — si legge ancora nel documento — e nessun dato collezionato sarà reso pubblico in nessun modo, né per scopi commerciali né per essere usato in future contrattazioni economiche”.

Un esempio di dati come disponibili sulla app scaricata sul proprio smartphone

Chi è pro, chi è contro (e il tweet di Kyle Kuzma)

A Los Angeles, sponda Lakers, il direttore della performance sportiva Judy Seto ha confessato di indossare già da mesi l’anello e di averlo proposto a più di un giocatore del roster. “Mi dice quanto ci ho impiegato ad addormentarmi, i miei cicli del sonno, leggero, pesante, in fase REM. E poi mi avvisa se la mia temperatura corporea inizia ad alzarsi”. “Mi sembra un device di tracciamento”, ha commentato su Twitter Kyle Kuzma, critico sulla possibile invasione nella privacy di un oggetto del genere. “Ne indosserà uno anche Adam Silver quando saremo tutti insieme all’interno della bolla?”, ha scherzato sempre via social Spencer Dinwiddie, aggiungendo che se dovessero fornirgli un anello lo regalerà a un infermiere. Insomma, ci sono (attese) resistenze da parte di alcuni giocatori — e forse dell’associazione stessa — ma anche la speranza che un device del genere possa rendere più sicuro il soggiorno a Disney World. Dove tutti lottano per un anello (quello di campione NBA) ma non tutti vogliono indossarne un altro.