La superstar dei Lakers finisce insieme al suo partner d'affari Maverick Carter sulla copertina di "Bloomberg Businessweek". Al centro dell'interesse il loro nuovo, ambiziosissimo progetto: si chiama SpringHill Co., "una media company che non guarda in faccia nessuno". Seguendo l'ispirazione di personaggi come Muhammad Ali e Colin Kaepernick
Se qualcuno aveva ancora dei dubbi sulla valenza del LeBron James imprenditore, ora forse dovrà infine ravvedersi: non è da tutti finire sulla copertina di “Bloomberg Businessweek”, nell’uscita datata 29 giugno 2020. Il titolo — "The King and the CEO” descrive la coppia ormai affiatatissima formata dalla superstar dei Lakers e dal suo partner d’affari Maverick Carter. Che hanno appena raccolto — si legge sempre sulla copertina del magazine d’affari e finanza — 100 milioni di dollari per “espandere il loro impero mediatico, proprio nel momento giusto”. Al centro dell’interesse di “Bloomberg Businessweek” per le attività extra-sportive di James c’è la recente costituzione della SpringHill Co., che va a racchiudere sotto il proprio ombrello un’agenzia di marketing già esistente (Robot Co.) e due altri business: quello della SpringHill Entertainment (che darà luce al nuovo Space Jam la prossima estate) e Uninterrupted LLC (che produce lo show "The Shop: Uninterrupted" dove LeBron ospita con regolarità molti personaggi del mondo sportivo e non solo). Nella descrizione dei loro artefici — James e Carter — “SpringHill Co. è una media company che non guarda in faccia nessuno, e che vuole creare e distribuire contenuti di tutti i tipi per dar voce a chi finora è stato ignorato o sotto-rappresentato dall’industria culturale americana”. L’ambizione di un progetto del genere è tale che sulle colonne del magazine SpringHill Co. viene descritta come un’azienda “col potere di storytelling di una Disney, con la coolness di un brand come Nike e con l’impatto sociale di una Patagonia”, altro marchio super consapevole di grande successo negli ultimi anni.
Chi sono i finanziatori
Interessante andare a scoprire chi c’è tra i finanziatori che hanno reso possibile la raccolta di oltre 100 milioni di dollari, perché alcuni sono nomi ben noti, altri comunque da più anni al fianco di LeBron James. C’è la campionessa di tennis Serena Williams, il chairman dei Boston Red Sox Tom Werner e il sempre presente banchiere finanziario di Los Angeles Paul Wachter, che in passato ha fatto da consulente a personaggi del calibro di Bono (U2) e Arnold Schwarzenegger.
I progetti presenti e futuri
Forti della fiducia di questi finanziatori, LeBron James e Maverick Carter hanno in fase di realizzazione un numero quasi infinito di progetti, da un film di basket co-prodotto con Netflix che vedrà Adam Sandler come protagonista al recente “Self-Made”, già visibile (anche in Italia) su Netflix, con Octavia Spencer nei panni di Madam C.J. Walker, personaggio del passato magari sconosciuto ai più ma di grande importanza all’interno della comunità afroamericana.
L’ispirazione, da Muhammad Ali a Kaepernick
“Cerco di far sentire la mia voce sui temi che conosco bene, che ho studiato a lungo”, dice LeBron James: “Alla fine ciò che è giusto è giusto, ciò che è sbagliato è sbagliato: il mio obiettivo è il miglioramento delle condizioni di vita delle persone, non mi importa il coloro della pelle, la razza o quant’altro. Ogni giorno, quando esco di casa, so che le mie azioni non riguardano solo me stesso ma rappresentano anche tante altre persone”. Tra i suoi modelli il n°23 dei Lakers riconosce Muhammad Ali (“L’80/90% delle persone alla sua epoca non era d’accordo con ciò che faceva e diceva: lui ha avuto lo stesso la forza di portare avanti le sue idee, la sua missione. Ed è di quello che stiamo parlando: una missione”) piuttosto che Colin Kaepernick (“Stiamo ancora aspettando [da parte della NFL] le scuse ufficiali a un uomo che ha sacrificato tutto quello che aveva per una società più giusta”)”. Il momento per far sentire la propria voce — come dice la copertina di “Bloomberg Businessweek” sembra proprio essere quello giusto, ma Maverick Carter non è d’accordo: “Non pensate che sia un momento. Tutto questo è molto più di un interesse passeggero: concentrandosi sulle disuguaglianze si finisce per disegnare il futuro del nostro Paese e del mondo intero”.