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WNBA, Maya Moore ce l’ha fatta: Jonathan Irons è libero. VIDEO

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La giocatrice WNBA Maya Moore, che ha lasciato il basket due anni fa per concentrarsi sulla scarcerazione di Jonathan Irons, ha raggiunto il suo obiettivo. Il 40enne, condannato a 50 anni di carcere quando ne aveva 18, è stato liberato dopo che il giudice di Jefferson City ha ribaltato la sentenza del 1998. “Ora posso vivere davvero” ha detto nel video condiviso dalla giocatrice sui social

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Quando nel febbraio del 2019 Maya Moore ha deciso di mettere in pausa la sua eccezionale carriera nella pallacanestro, lo ha fatto con un obiettivo in mente: combattere per la scarcerazione di Jonathan Irons. Ieri finalmente ha raggiunto il suo traguardo più grande: dopo 22 anni di carcere all'interno di una sentenza di 50, Irons è stato liberato dal Correctional Center di Jefferson City, Missouri, e ha potuto abbracciare i suoi familiari e la sua più grande sostenitrice, che è caduta in ginocchio quando lo ha visto uscire dalla prigione. “Ora sento di poter vivere davvero” ha detto Irons nel video condiviso da Moore sui social. “Sono libero, sono benedetto, voglio vivere una vita degna dell’aiuto del Signore e della sua influenza”. Maya Moore, una delle più grandi giocatrici di sempre e quattro volte campionessa WNBA in otto anni di carriera, nel febbraio del 2019 aveva annunciato la sua sorprendente decisione di non prendere parte alla stagione WNBA con le Minnesota Lynx, la squadra di Cecilia Zandalasini, decisione poi ribadita anche nel 2020 prima della pandemia di coronavirus. In questo periodo di tempo si è concentrata sul cercare giustizia per Jonathan Irons, incarcerato nel 1998 quando aveva appena 18 anni per furto con scasso e aggressione a mano armata, in un caso in cui però non c’era alcuna prova fisica (testimoni, impronte digitali, DNA) della sua presenza sulla scena del crimine. Un caso per il quale la famiglia di Moore, in particolare col padrino Reggie Williams, si è battuta in prima persona trovando nelle carte del processo la prova che ha infine decretato la liberazione di Irons, ovverosia un’impronta digitale di una terza persona che era stata volutamente nascosta dall’accusa ai tempi del processo. Irons, che era stato condannato a 50 anni di carcere da una giuria completamente bianca, ha passato gli ultimi 22 anni in prigione ma l’attenzione portata sul caso da Moore (che ha incontrato nel 2007) e la battaglia legale finanziata dalla stessa giocatrice ha portato al ribaltamento della condanna lo scorso marzo. “Questo giorno era atteso da tantissimo tempo” aveva detto Moore al momento della sentenza. “Siamo grati a tutti quelli che hanno avuto un ruolo nel fare giustizia”. Moore, sei volte All-Star e MVP sia della regular season che delle Finals, non ha ancora deciso se tornerà in campo nel 2021, anche se in molti si aspettano che continui la sua battaglia per la giustizia sociale e contro il razzismo sistemico negli Stati Uniti.