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NBA, Miami voleva liberarsi di Goran Dragic, ora è il miglior realizzatore della squadra

LA STORIA
©Getty

Al momento della firma di Jimmy Butler, Pat Riley avrebbe voluto spedire Goran Dragic a Dallas in uno scambio a tre. I Mavericks però non avevano interesse a prendere lo sloveno, reduce da un’operazione al ginocchio: ora è il miglior realizzatore ai playoff di Miami con oltre 22 punti di media e ha creato un rapporto fortissimo con Butler nella bolla

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Le chiamano “sliding doors”, momenti in cui la storia sarebbe potuta andare in una maniera e invece è andata in un’altra. Anche la NBA, come tutti gli sport, ne è piena. E i Miami Heat — la miglior squadra della bolla con dieci vittorie in undici partite di playoff fino a questo momento — sono davvero andati a tanto così dal non avere con loro il miglior realizzatore di squadra. Non Jimmy Butler e nemmeno Bam Adebayo, ma bensì Goran Dragic. Come scritto da Michael Lee di The Athletic, i Miami Heat avrebbero voluto liberarsi del playmaker sloveno la scorsa estate, inserendolo nello scambio che ha portato Jimmy Butler in Florida (e Josh Richardson a Philadelphia) e mandandolo a Dallas, dove sarebbe stato riunito con il suo connazionale Luka Doncic. I Mavericks però - nonostante alcuni avessero dato lo scambio per fatto - non avevano interesse a prendere Dragic, già 32enne, in scadenza di contratto e reduce da un’operazione chirurgica al ginocchio che aveva fatto crollare le sue prestazioni dopo un 2017-18 in cui era stato nominato per l’All-Star Game. Così gli Heat sono rimasti con Dragic "sul groppone", retrocedendolo a riserva di un rookie come Kendrick Nunn e aspettando di riuscire a scaricare il suo contratto da 19.2 milioni in qualche scambio.

L’ascesa di Goran Dragic ai playoff

Invece Dragic è tornato in condizioni decisamente migliori rispetto al 2019, ha accettato di uscire dalla panchina (pur giocando comunque 28.2 minuti di media, più dell’anno precedente) e alla fine ha superato indenne anche la deadline del mercato, anche perché è entrato nelle grazie di Jimmy Butler. I due hanno creato un ottimo rapporto e dentro alla bolla sono diventati pressoché inseparabili, legando su tazze e tazze di costosissimo caffè e guardando ad esempio la finale di Champions League insieme (con Butler grande tifoso del PSG poi sconfitto). Soprattutto, Dragic è salito di livello in maniera esponenziale, prendendosi il posto in quintetto — complice il lento recupero dal COVID-19 di Nunn — e guidando gli Heat con la sua capacità di creare attacco dal palleggio e la sua esperienza. Dragic viaggia a 22.2 punti di media con 4.5 rimbalzi e 4.6 assist in 35 minuti a partita, sfiorando il 40% da tre punti su quasi 7 tentativi a partita: cifre superiori a quando è stato votato per il terzo quintetto All-NBA e quando è stato nominato All-Star. E dire che non sarebbe dovuto succedere, se tutto fosse andato secondo i piani degli Heat. Ma a godere più di tutti di questi eccellenti playoff sarà proprio Dragic, che sul mercato dei free agent sarà decisamente più richiesto rispetto a un anno fa.

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