La guardia di Miami, uscito da Kentucky dopo una sola stagione, afferma di ricordarsi a memoria i nomi di tutti i 12 giocatori scelti prima di lui al Draft 2019, e di usarli per ottenere motivazioni extra. L'ex point guard dei Celtics conosce perfettamente (anzi, meglio) quella sensazione...
In America lo chiamano “chip on the shoulder”, quella sensazione di essere sottovalutati, spesso snobbati — una sensazione che tanti campioni hanno vissuto e che quasi tutti hanno utilizzato per trovare ancora più forza nel provare a raggiungere successo e fama. Inserite la guardia da Kentucky Tyler Herro nella lista di questi giocatori: “L’essere stato scelto alla n°13 [al Draft 2019] sicuramente mi ha dato e mi dà motivazioni aggiuntive, anche se essere stato chiamato da Miami — ed entrare così a far parte di una situazione vincente — per me è stato perfetto. Però ricordo perfettamente tutti i 12 nomi di chi è stato scelto prima di me, e sono benzina sul fuoco della mia motivazione”. Sono quelli — nell’ordine — di Zion Williamson, Ja Morant, RJ Barrett, De’Andre Hunger, Darius Garland, Jarrett Culver, Coby White, Jaxson Hayes, Rui Hachimura, Cam Reddish, Cameron Johnson e P.J. Washington ma se mandare a memoria dodici nomi non dev’essere semplicissimo, non è la prima volta che la NBA vede vendette del genere.
Celebre quella di Draymond Green, con l’ala degli Warriors scelto alla n°35 al Draft 2012 e più volte ripreso dalle telecamere impegnato a elencare a memoria — uno a uno — i giocatori a lui preferiti dalle squadre NBA. Ancora più clamoroso il caso di Isaiah Thomas, oggi alla ricerca di una squadra nella lega ma in passato capace di essere nella conversazione per il premio di MVP dopo essere stato scelto all’ultima chiamata del secondo giro al Draft del 2011. Proprio l’ex point guard dei Boston Celtics ha infatti commentato divertito su Twitter le affermazioni di Tyler Herro: “LOL, prova a farlo con 59 nomi!”.