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NBA, Kyrie Irving è tornato: "Mi serviva una pausa, sono umano. Ma amo la pallacanestro"

NBA

La guardia dei Brooklyn Nets è pronto a tornare in campo dopo 7 gare lontano dai parquet, ma lascia parecchi interrogativi senza risposta sui motivi ("personali") della sua assenza. "Mi serviva fare un passo indietro per realizzare cos'è davvero importante". E su Instagram scrive: "Sono umano, come tutti voi. Sto guarendo"

"Sono umano. Come tutti voi. E sto cercando di guarire”. Forse Kyrie Irving svela più con questo post pubblicato sul suo account Instagram che con le parole di rito pronunciate davanti ai media nell’annunciare il suo tanto atteso ritorno in campo per i Brooklyn Nets, che avverrà nella gara contro Cleveland. “Sono felice di essere tornato in squadra — ha dichiarato Irving — e felice dei giocatori che abbiamo a roster [con la recente aggiunta di James Harden, ndr]. Sono pronto ad andare avanti in questa avventura e vorrei che a parlare fossero solo le mie azioni in campo. Avevo solo bisogno di una pausa”, ha aggiunto il n°11 dei Nets per cercare di giustificare una lunga assenza (per “motivi personali”) dal campo, durata ben 7 partite. “C’erano parecchie cose a cui dovevo badare, affari familiari, personali. Non voglio aggiungere altro”. L’ex campione NBA proprio con la maglia dei Cavs che andrà ora ad affrontare al ritorno in campo aveva disputato la sua ultima gara il 5 gennaio. Il giorno dopo l’America ha assistito sgomenta all’assalto al Congresso da parte di alcuni sostenitori di Donald Trumpo, presidente uscente. E Irving non ha negato che i fatti di Washington possano aver avuto un ruolo nella sua pausa: “Direi una bugia se dicessi di non prestare attenzione a quello che succede nel mondo, perché sento di avere un’enorme responsabilità nel tentare di mettermi al servizio della mia comunità e delle persone meno fortunate. Per continuare a giocare devo necessariamente creare una separazione tra il mondo lì fuori e il mio impegno nella NBA, che però per me rimane una priorità, come lo è da sempre. Amo la pallacanestro, su questo non ci sono dubbi: ho dato tutto me stesso a questo sport ben prima di avere la certezza di poter arrivare a questo livello”, afferma Irving.

“Ma è difficile ignorare quello che succede nel mondo e quando accadano certe cose credo faccia bene fare un passo indietro e realizzare cos’è davvero importante. Per questo il mio impegno quando ho scelto di venire a Brooklyn va perfino oltre quello di portare un titolo NBA in città: voglio raggiungere obiettivi che sono più grandi di quelli sportivi. Voglio unità. Voglio uguaglianza”, ha detto Irving, che poi nella sessione con i media via zoom è sembrato aprirsi ancora di più e rivelare una situazione psicologica comunque delicata: "Non c'è niente di normale nella vita che conduco - ha detto - ma è un qualcosa che ho accettato e che voglio sfruttare per poter arrivare a vedere i cambiamenti nel mondo che voglio vedere. Devo essere onesto con me stesso su quanta energia voglio dedicare a questo mio compito, consapevole di come questo vada a impattare anche gli altri. Quando ho scelto di lasciare la squadra questo lo sapevo, l'assenza ha a che fare con tutto questo, e io mi prendo le mie responsabilità. Questo mondo sa essere ben strano a volte, ma voglio dire a tutti quelli che mi seguono, e che vogliono stare dalla mia parte, che le cose alla fine andranno bene, ce la faremo. Voglio onestà in questo mondo, ma per prima cosa devo essere onesto io, con me stesso: si è detto molto attorno alla mia assenza, ho dovuto superare parecchie cose ma ora ho chiesto aiuto e in tanti mi sono stati vicini, e non mi mancano figure che possono farmi da mentore e guidarmi in questo mio cammino che vuol provare a cambiare il mondo". 

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