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NBA, niente inno nazionale alle partite dei Dallas Mavericks: la decisione è di Cuban

DALLAS
©Getty

Il proprietario dei Dallas Mavericks Mark Cuban ha deciso di non eseguire l’inno nazionale prima delle partite interne della sua squadra, una decisione presa lo scorso novembre che verrà mantenuta anche in futuro. La NBA quest’anno ha lasciato libertà alle squadre di gestire i pre-partita come meglio credevano: i Mavericks sono la prima squadra professionistica a non farlo in tutti gli sport statunitensi

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L’inno nazionale negli Stati Uniti è una questione seria. Non è un caso se la maggior parte delle proteste dei giocatori nella bolla di Orlando si sono concentrate proprio durante l’inno nazionale, con giocatori e staff inginocchiati durante l’esecuzione di "The Star-Sprangles Banner" in risposta alle ingiustizie sociali e il razzismo sistemico negli USA, secondo la protesta pacifica portata avanti da Colin Kaepernick nella NFL. A Dallas, però, non potranno più farlo: sin da inizio stagione, infatti, i Mavericks hanno deciso di non eseguire l’inno nazionale prima delle partite, come è consuetudine consolidata in tutti gli eventi sportivi statunitensi. Una decisione presa in prima persona dal proprietario Mark Cuban, il quale — interrogato dalla stampa — ha dichiarato solo di aver deciso così lo scorso novembre, senza approfondire ulteriormente i motivi della sua scelta. Lo scorso luglio Cuban, uno dei proprietari più vocali di tutta la NBA e spesso fiero oppositore di Donald Trump, si era detto favorevole alla decisione dei giocatori di inginocchiarsi durante l’inno e che si sarebbe unito a loro se ne avesse avuto l’opportunità (cosa che non ha potuto fare nella bolla), mentre su Twitter aveva criticato la “polizia dell’inno nazionale” scrivendo che era “fuori controllo” e che “se volete lamentarvi, chiedete al vostro capo perché non fa suonare l’inno nazionale ogni giorno prima di mettervi al lavoro”. Secondo quanto riportato da diversi media, i Mavericks — che non hanno annunciato né pubblicizzato la decisione — non hanno suonato l'inno nelle 13 partite disputate all'American Airlines Arena e non intendono ricominciare a suonare l’inno neanche ora che una piccola porzione di tifosi è tornata a popolare gli spalti dell'arena, e continueranno a non suonarlo in futuro.

La posizione della lega sulla storica decisione dei Mavericks

La lega attraverso un portavoce ha dichiarato che “date le circostanze uniche di questa annata, alle squadre è permesso di condurre le proprie operazioni pre-partita come ritengono opportuno”, quindi i Mavericks non hanno violato alcuna regola con la loro decisione di non suonare l’inno. Allo stesso modo, già la scorsa estate il commissioner Adam Silver aveva ammorbidito il regolamento che richiedeva ai giocatori di rimanere in piedi e allineati durante l’esecuzione dell’inno, che la maggior parte delle squadre ha comunque continuato a suonare in questa stagione con esecuzioni da remoto o di artisti del passato nella propria arena anche senza tifosi sugli spalti. La decisione dei Mavericks comunque non è stata spiegata neanche internamente ai giocatori o ai dipendenti della franchigia, e l’ufficio stampa ha declinato ogni richiesta di commento di The Athletic, ESPN e del New York Times, i tre principali media che hanno riportato la notizia. I Mavericks sono la prima franchigia professionistica nel nord America a non suonare l’inno, cosa che succede abitualmente in tutte le leghe e anche nelle corse della NASCAR. Solo la MLS di calcio aveva smesso di suonarlo durante il torneo nella bolla di Orlando della scorsa estate, ma ha ricominciato al ritorno nei propri stadi per la nuova stagione calcistica.

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