Una gara-1 da ricordare, quella di Trae Young contro i Knicks: 32 punti, 10 assist, 7 rimbalzi e il canestro della vittoria a meno di un secondo dalla fine, con il dito davanti alla bocca per zittire tutto il Madison Square Garden. Così a New York City si diventa i nemici pubblici n°1, tanto che la point guard di Atlanta ha suscitato la reazione infastidita perfino del sindaco della Grande Mela, che lo ha accusato di "cercare falli che non esistono", mancando di rispetto al gioco
“The villain”, il cattivo. C’è nei fumetti, c’è al cinema, spesso c’è anche nello sport. Sicuramente c’è stato nel passato del Madison Square Garden, quella che gli americani chiamano “l’arena più famosa al mondo”. Lo è stato Michael Jordan, contro i Knicks di Pat Ewing e Charles Barkley; lo è stato Reggie Miller, che aveva in Spike Lee il suo nemico numero uno. E ora lo potrebbe diventare Trae Young, sulla scia di una gara-1 assolutamente straordinaria — 32 punti, 10 assist, 7 rimbalzi e il canestro della vittoria a meno di un secondo dalla fine — che ha dato il primo dispiacere targato playoff a una fan base che i playoff li aspettava da 8 anni (nel 2013 l’ultima apparizione in postseason dei Knicks). Young ha rovinato la festa del ritorno dei playoff al Garden, e lo ha fatto nonostante — o forse, sfruttando — l’ostilità di un pubblico che lo ha fischiato e preso di mira dal primo secondo fino all’ultimo, quell’ultimo secondo in cui il n°11 degli Hawks si è portato il dito indice al volto e ha zittito una volta per tutte il pubblico di New York, sancendo la vittoria di Atlanta e il vantaggio di 1-0 nella serie. Un ko che ha fatto male a Spike Lee, in prima fila come suo solito, ma che ha addirittura generato la reazione stizzita niente meno che del sindaco di New York City, Bill De Blasio.
“Questo è un messaggio ufficiale e molto importante, che riguarda i playoff di basket”, esordisce il primo cittadino newyorchese in un video da lui stesso diffuso sui social. “Il messaggio è per Trae Young: ‘Smettila di cercare a tutti i costi un fallo’”, dice De Blasio, evidentemente infastidito dai continui viaggi in lunetta (9/9 per lui in gara-1) della point guard degli Hawks. Ma De Blasio non finisce qui, e anzi, finisce addirittura per citare l’allenatore dell’altra squadra di New York — i Brooklyn Nets, non certo la squadra più amata dai fan blu-arancio — per trovare conferma al suo messaggio: “Voglio citare Steve Nash, un grande giocatore e ora un grande allenatore: ‘Questa non è pallacanestro’. Trae, Trae: gli Hawks (le aquile) non voleranno sui cieli di New York City. Gioca nel modo giusto, correttamente, vediamo se riuscirai a vincere: io invece sono convinto che i Knicks ti daranno una bella lezione”. Un video che prende ispirazione dalle polemiche, certo non nuove, che vorrebbero il giocatore ex Oklahoma cercare troppo spesso contatti da lui stesso generati, per indurre gli arbitri a fischiare in suo favore. Se spesso la tendenza a cercare falli ha portato anche la NBA stessa a mettere la lente d’ingrandimento su alcuni movimenti sospetti di Young (poi subito imitati da altri giocatori, come quello di arrestarsi improvvisamente e farsi “tamponare” da dietro da un avversario in rimonta), è anche vero che la gara-1 del giovane fenomeno di Atlanta merita sicuramente più ammirazione che accuse, motivo per cui il messaggio di De Blasio è parso a molti un po’ fuori luogo.
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Altre accuse su Twitter
Ma il sindaco non molla, e dal suo account Twitter conferma: “Il Madison Square Garden è territorio sacro. Non violatelo cercando falli che non esistono. Non provate a farlo, non a New York City”. Young è sembrato tutto sommato poco "toccato" dalla polemica anche in gara-2: è vero, è andato in lunetta solo 4 volte (ancora una volta perfetto, 4/4 e 13/13 nella serie), ma ha chiuso comunque con 30 punti e 7 assist. Vero, i suoi Hawks hanno perso, ma uscendo dal campo la point guard degli Hawks ha urlato tutta la sua voglia di vittoria al pubblico di New York: "Ci vediamo ad Atlanta, ora". Dove si giocheranno gara-3 e gara-4: la serie è ancora tutta da decidere.