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Playoff NBA, lancia una bottiglia verso Kyrie Irving: arrestato tifoso dei Celtics

L'EPISODIO

Mentre si dirigeva verso lo spogliatoio dopo aver segnato 39 punti, il n°11 dei Nets ha rischiato di essere colpito da una bottiglia d’acqua scagliata con forza dall’alto da uno spettatore verso il tunnel attraversato dai giocatori. Un gesto che ha fatto scattare subito le manette: “Il pubblico paga per vedere grandi performance, ma la misura adesso è colma: troppo spesso si va oltre lanciando oggetti e urlando contro di noi ogni tipo d’offesa”

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Parlare di tifoso è convenzione giornalistica, è comodità per indicare con una sola parola un individuo che non metterà più piede al TD Garden: lo spettatore pagante che indossava la maglia n°5 di Kevin Garnett che ha scagliato una bottiglietta d’acqua contro Kyrie Irving infatti è stato prontamente arrestato dalla polizia e bannato a vita dalle gare NBA. Un tentativo fortunatamente andato a vuoto, mentre il n°11 dei Nets prendeva la via dello spogliatoio a seguito di una prestazione da 39 punti che ha permesso a Brooklyn di prendersi comodamente il 3-1 nella serie. “È l’ennesima dimostrazione di come le persone là fuori si sentano autorizzate a fare qualsiasi cosa. Hanno pagato per avere un biglietto - benissimo! Sono entusiasta del fatto che siano qui per godersi lo spettacolo, ma non siamo certo a teatro. Non si possono lanciare pomodori o roba simile a chi sta performando davanti ai tuoi occhi”. Irving, che prima del suo arrivo a Boston aveva parlato di razzismo e immaginava potesse esserci nei suoi confronti un clima non semplice, ha visto confermati tutti i suoi timori: “Si sono viste tante pessime abitudini venire di nuovo fuori: scagliare gli oggetti contro di noi, urlare di tutto. Ma si arriva a un punto in cui tutto questo diventa troppo da sopportare”.

Questo è soltanto l’ultimo di una serie d’episodi che negli ultimi giorni hanno portato più volte la NBA a squalificare a vita degli spettatori che per ragioni diverse si sono resi protagonisti di gesti intollerabili: offese a genitori dei giocatori, lancio di pop corn, varie declinazioni di frasi razziste e discriminatorie, sputi alla schiena verso gli avversari. Un campionario che macchia in parte il tanto atteso ritorno del pubblico sugli spalti delle arene NBA: “Credo che queste cose vadano prese sul serio una volta per tutte”, aveva sottolineato Danny Ainge, negando poi di aver mai assistito in 26 a gesti razzisti da parte dei tifosi. In casa Nets invece sono di un altro avviso: “I tifosi devono maturare a un certo punto: stare a casa in lockdown per un anno e mezzo genera frustrazione, tante persone sono stressate, ma quando fai da spettatore, c’è bisogno di capire che chi scende in campo è umano come noi. Non siamo animali, non siete al circo. C’è bisogno di persone sugli spalti che abbiano rispetto del gioco: le vostri madre non sarebbero orgogliose del modo in cui vi comportate”.

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