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NBA Finals, Milwaukee Bucks Phoenix Suns: dove vedere gara 3 in tv e streaming

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©Getty

Dopo i primi due episodi, in cui non è bastato un Giannis Antetokounmpo da record (nonostante l’infortunio al ginocchio appena superato), Milwaukee si ritrova già a un punto di svolta nel primo match casalingo della serie: vincere per riaprire le NBA Finals ed evitare un 0-3 che storicamente ai playoff è sempre stato uno svantaggio irrecuperabile per chiunque

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I 42 punti di Giannis Antetokounmpo e una prestazione vista raramente su un palcoscenico così importante come le finali NBA, non sono bastati ai Milwaukee Bucks per invertire la tendenza di gara-1 e conquistare il fattore campo. Phoenix ha tirato molti meno liberi, sbagliato tanto in area, ma trovando ritmo e canestri dalla lunga distanza ha bissato i 118 punti del primo episodio della serie e condannato Milwaukee al 2-0. La sfida è indirizzata, ma non si può certo dire conclusa, nonostante i Bucks siano consapevoli di dover garantire maggiore supporto a Giannis Antetokounmpo: Mike Budenholzer ha accelerato il processo di riduzione delle rotazioni, portando a sei il numero di giocatori rimasti sul parquet per almeno 13 minuti in gara-2. Mentre Pat Connaughton ha fissato il suo nuovo record ai playoff con 34 minuti trascorsi in campo, i vari Bryn Forbes, Bobby Portis e Jeff Teague sono rapidamente scalati nella gerarchia e nelle rotazioni. Pochi, ma buoni, il più a lungo possibile sul parquet, con l’unico grande dubbio: quanto tempo giocare con Antetokounmpo da centro, lasciando Brook Lopez in panchina e provando a rendere il quintetto Bucks più dinamico possibile?

Ciò che manca all’appello per Milwaukee però sono soprattutto i canestri. In una lega sempre più spesso definita come “make or miss league”, in cui la cura del dettaglio fa sì che un singolo canestro sbagliato può segnare la differenza tra vittoria e sconfitta, pesano come un macigno le percentuali realizzative di Khris Middleton che - nonostante l’ottimo secondo tempo di gara-1 - sta tirando con il 40.5% dal campo e il 33% dall’arco (6/18 complessivo). Così non si va da nessuna parte, soprattutto se Jrue Holiday riesce a far peggio dell’All-Star suo compagno di squadra: per l’ex Pelicans 31% al tiro e 1/7 dalla lunga distanza. Cifre che fanno il solletico alla difesa dei Suns, che concede il tiro dall’arco ai suoi avversari e che non ha pagato dazio da Holiday neanche dalle conclusioni in avvicinamento al ferro: 12 tiri dall’area e ben sette errori (contro il 66% raccolto in regular season da quella zona di campo). Segnare i canestri che di solito vanno dentro: sembra banale, ma la ricetta del successo per Milwaukee è proprio questa.

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Le 20 triple mandate a bersaglio dai Phoenix Suns invece raccontano tutta un’altra storia - eguagliato al 2° posto all-time il numero di canestri da lontano di squadra in una gara di finale NBA - con i padroni di casa che hanno sfruttato al meglio le opportunità in catch-and-shoot dettate dai raddoppi che Milwaukee ha sistematicamente giocato su Devin Booker e Chris Paul. I sette tentativi dal campo dell’All-Star n°1 dei Suns sono stati catalogati infatti come “contestati”, con una maggiore attenzione dei Bucks nel limitare le conclusioni dagli angoli con l’andare avanti del match: 12 quelle tentate nel primo tempo da Phoenix (il massimo subito dagli ospiti in ogni tempo in questa stagione, il momento peggiore per rinnovare questo record negativo), soltanto cinque quelle concesse nella ripresa, con una maggiore attenzione nel non lasciare spazio agli avversari. Tutto inutile: Phoenix è stata semplicemente più brava nei momenti cruciali della sfida a mandare dentro il pallone, a differenza della mano dei Bucks che alle volte ha tremato. Come risolvere questo problema? Sperando di prendere coraggio e invertire una tendenza che dipende - soltanto in parte - dal lavoro della difesa.

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