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NBA, cos'è successo a Miami: le parole dei protagonisti nel racconto di chi c'era

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Massimo Marianella

©Getty

Massimo Marianella, volto di Sky Sport, era alla FTX Arena (insieme a Usain Bolt e Matteo Berrettini) a seguire la sfida tra Heat e Warriors. A far discutere non è stata tanto la sconfitta di Miami quanto il tempestoso time-out del terzo quarto con la rissa quasi sfiorata tra Jimmy Butler, Udonis Haslem e coach Erik Spoelstra. Ecco il racconto della serata

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MIAMI - Spogliatoio chiuso molto più a lungo del solito e - se dentro non ci sono casse di champagne per festeggiare un titolo - non è mai un bel segno. Spoelstra arriva in conferenza stampa per ultimo, anche dopo tutti i giocatori, mentre SportsCenter già apriva l’edizione con le immagini del famigerato timeout. Quello quando Haslem e Butler sono stati separati dagli altri giocatori e Spoeltra furioso ha buttato a terra la sua lavagnetta, anche lui trattenuto da Morris mentre andava a muso duro contro Butler. Per qualsiasi squadra del pianeta, di tutti gli sport, non certo una novità (anzi, probabilmente la normalità) ma per la percezione del mondo Heat assolutamente sì. Primo posto a Est, ma non è solamente sole quello che filtra tra le palme della Florida. Perdere in casa contro Golden State (che ha lo stesso record stagionale) fa male; farlo con gli avversari privi di Steph Curry, Klay Thompson e Draymond Green dopo che la stessa cosa era accaduta a Philadelphia nel match precedente con James Harden e Joel Embiid in borghese, fa ancora peggio. Accende la miccia e, nella Miami climaticamente caldissima di questi giorni, fa esplodere il problema. Già ma quale problema? 

La leadership (non sempre facile) di Lowry

Gli Heat sono primi in classifica a Est, hanno gestito bene un numero impressionante di infortuni, hanno più opzioni in campo di sempre e l’ambiente è storicamente sano ed equilibrato. L’unica grande differenza è stato l’arrivo in estate di Kyle Lowry, un’eterna pentola di fagioli sul fuoco. Non sta zitto un attimo. Una polemica via l’altra. In allenamento, in campo, in panchina, in trasferta. Un campione non facilissimo da gestire, come confessano dietro le quinte tutti coloro che hanno quotidianamente a che fare con lui, ma non necessariamente negativo come potrebbe apparire. Ieri sera nel momento forse più difficile della stagione è stato il primo a presentarsi in conferenza stampa, col suo cappellino coi colori degli Heat e un grande numero 7 al centro, usando davanti a microfoni telecamere parole e sorrisi nel miglior modo possibile per distendere un ambiente infuocato. “Due sconfitte così generano una reazione, in un gruppo che vuole vincere tutte le partite. Un gruppo con tanti leader in campo e tanta voglia di vincere. Dobbiamo ancora capire un paio di cose nelle rotazioni e metterle nella prospettiva giusta, ma tutto andrà per il verso giusto. La leadership di questo spogliatoio sarà fondamentale: remiamo tutti nella stessa direzione". 

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L'ironia di Spoelstra e un avvertimento: "Siamo a un bivio"

Una mossa da grande leader la sua, cui qualche minuto dopo ha dato seguito coach Spo, provando pure la via dell’ironia ("Non riuscivamo davvero a metterci d’accordo per la cena post partita!"). "No - torna serio - quando vieni preso a calci nel sedere dagli avversari com'è successo stasera o l’altra sera, quando non giochi a basket al livello cui sei abituato queste cose possono accadere e vi garantisco che in panchina in quel momento erano tutti parecchio 'animati' per la frustrazione. In un gruppo competitivo come questo, questo tipo di sconfitte pesanti genera una reazione. Quella di stasera è stata molto evidente, ma conoscendo i ragazzi è l’inizio di un qualcosa di molto positivo. Quando accadono episodi come questi si arriva a un bivio, e a un bivio per definizione ci sono sempre due strade: o il gruppo si cementa o si rovina la chimica di squadra. Conoscendo questi ragazzi non ho alcun dubbio che prenderemo tutti assieme la strada giusta e questo finirà per essere un momento positivo della stagione. Ha ragione Kyle [Lowry] quando parla di situazioni da analizzare in campo. Abbiamo iniziato a parlarne due mesi e mezzo fa e forse ora starà a me prendere qualche decisione difficile nelle prossime nove partite, prima della postseason. Non accadrà nulla di negativo, dobbiamo solo giocare meglio".

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Il ritorno di Oladipo e Morris: problemi di abbondanza per Spoelstra

Il riferimento a Lowry è probabilmente diretto all’inserimento in rotazione di Victor Oladipo e all’ultimo aggiustamento tattico provato dal coaching staff nella rotazione dei lunghi. Contro Golden State l’ex Houston e Orlando ha sfiorato per la prima volta dall’infortunio i 20 minuti in campo ma con un allarmante -15 di plus/minus. Errori al tiro, scelte sbagliate, palloni persi. Un po’ di polvere agonistica dopo tanti mesi di riabilitazione era prevista ma a Miami la sensazione è che per i playoff Oladipo possa ancora risultare l’elemento in più. La banconota da €100 trovata nella tasca della giacca a vento dimenticata nell’armadio. Può essere l’opzione aggiuntiva per portare palla, a fianco di Lowry o al suo posto per qualche minuto, levando responsabilità da play a Tyler Herro che resta l’arma offensiva più appuntita di questa squadra - e non solo dalla panchina. Oladipo deve ritrovare ritmo e fiducia e il suo inserimento al momento è meno fluido di quanto non ci si potesse augurare nel sud della Florida, ma l'ex Hoosiers alla fine potrebbe essere il jolly pescato nel mazzo. Per Markieff Morris il discorso è differente. L'ultimo accorgimento di Spoeltra nel suo secondo quintetto è quello di provare l’ex Lakers come primo cambio di Adebayo, per andare con lui da 5 in un quintetto basso, per essere più veloci in attacco e più aggressivi in difesa. A volte anche col gruppo del primo quintetto (insieme cioè a Tucker, Lowry, Robinson e Butler) Le scelte - tecniche - cui fa riferimento invece Spoelstra riguardano una profondità di roster che storicamente questa franchigia non ha avuto neanche negli anni dei titoli. Per quantità non certo qualità. Dalla panchina - sulla strada per i vari anelli - uscivano Zo Mourning, Ray Allen, Gary Payton, Antoine Walker, Shane Battier, Mike Miller e Rashard Lewis, ma raramente si arrivava ai Varnado, ai Turiaf, ai Kapono. Oggi, probabilmente per non arrivare senza gas alla postseason, sono stati tatni ad aver avuto molto spazio. Strus, Vincent, Martin, Yurtseven, Dedmon - oltre a Herro, Morris e probabilmente Oladipo. Nei playoffs normalmente coach Spo è sempre andato con rotazioni a otto giocatori, raramente a nove, mentre adesso può scegliere con più abbondanza

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Le percentuali in calo di Tucker e Jimmy (no) "Buckets" 

Queste le decisioni difficili da prendere ma i problemi però sono anche altri. È calata l’efficacia al tiro da tre di P.J. Tucker (per mesi leader di tutta la lega nella percentuale realizzativa dietro la linea) e, in maniera preoccupante, quella di Duncan Robinson. C’è poi il solito problema del n°22. L’imprenditore di caffè, il futuro campione di padel, l’entusiasta appassionato di domino (a Miami mossa politicamente corretta, visto l'enorme comunità cubana), ma soprattutto quello che ama farsi chiamare “Jimmy Buckets”. Il problema è che non riesce a esserlo quando conta, soprattutto con il numero di possessi finali di cui si arroga il diritto di gestione. Sì, come dettto - nonostante il primo posto a Est - non filtra solo il sole tra le palme di Key Biscayne. In una Miami dove il sindaco di South Beach ha dovuto imporre il coprifuoco a mezzanotte per il weekend in arrivo (per provare a frenare le intemperanze e le sparatorie degli “spring breakers”) in casa Heat fa notizia, più delle analisi tecnico-tattiche, il parapiglia in panchina nel time out contro Golden State. Allora a supporto dell’ottimismo degli Heatlifer arrivano le parole e il solito sorriso di Bam Adebayo: “Siamo un gruppo passionale, compreso il coaching staff, e quando le cose non vanno bene esplode la frustrazione perché vogliamo disperatamente arrivare alla vittoria. Succede anche in allenamento: sembra spesso che si stia per arrivare alla rissa, ma è solo la natura competitiva di questa squadra. Siamo tutti fratelli, ci amiamo tantissimo: sono certo che ne verremo fuori alla grande".

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