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NBA, "Celtics Pride", l'arma in più di Boston per gara-6: "Vincere qui è la norma"

NBA

Mauro Bevacqua

©Getty

Al Horford e Marcus Smart, due dei grandi veterani della squadra allenata da Ime Udoka, non a caso sono anche quelli che, a poche ore dalla palla a due, tirano fuori la carta dell'orgoglio Celtics. "È il nome: Boston", dice Smart. E spiega cosa vuol dire 

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BOSTON - Quello che a Boston chiamano con due lettere - non Al, il suo nome di battesimo, ma "OG" che sta per "original gangster" - lo ha spiegato più chiaramente di tutti: "Quando sei a Boston, o quando arrivi qui - dice Horford, che a Boston ci è arrivato due volte, la prima nel 2016 per poi tornarci nel 2021 - sai che l'aspettativa è quella di vincere, di alzare un altro banner al cielo. È la norma, in questa città. E tutti noi ne siamo consapevoli, e ci piacerebbe tanto far parte di questa storia". Indossare la maglia dei Celtics è qualcosa di speciale, lo sa benissimo anche un "guerriero" come Marcus Smart: "È il nome: Boston. Siamo una franchigia storica, e quando vinci tanto costruisci una cultura particolare. Non solo per me, ma anche per tutti i miei compagni pensare di poter essere ricordati come oggi vengono ricordati i Russell, i Bird, i Pierce - quelli che hanno vinto - è un onore, oltre che una grande opportunità". 

Smart e l'insegnamento di mamma Cecilia

A questo Smart ci aggiunge anche un'extra motivazione personale, quella di essere spesso il giocatore più intenso della squadra - il cuore & l'anima, proprio come Draymond Green tra gli avversari - e per questo andare incontro al destino riservato a questo tipo di giocatori: amatissimi dal proprio pubblico, detestati da quello degli avversari. "Mia mamma mi diceva sempre: 'Se nessuno parla di te, vuol dire che non stai facendo un granché'. Il fatto che ai tifosi avversari piaccia prendermi di mira è la dimostrazione che sto facendo qualcosa di giusto. E lo accetto, fa parte del gioco". E a Smart, come ai suoi compagni, piacerebbe tanto doversi "preoccupare" una volta di più dei tifosi degli Warriors: vorrebbe dire aver vinto gara-6 e aver forzato gara-7, domenica, al Chase Center. Ci vorrà tutto "l'orgoglio Celtics" possibile. 

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