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NBA, giustizia in aula per Vanessa Bryant: puniti gli autori delle foto sul corpo di Kobe

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©Getty

Ci sono voluti 11 giorni di processo e 4 ore e mezzo per deliberare, ma alla fine la vedova di Kobe Bryant ha ottenuto quello che voleva: "giustizia" (come ha sottolineato sui social) per Kobe e Gigi, i cui corpi senza vita erano stati fotografati da alcuni soccorrittori e pompieri accorsi sul luogo dell'incidente mortale il 26 gennaio 2020

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Non può certo essere definita una vittoria, quella ottenuta in un'aula da tribunale da Vanessa Bryant, che alla lettura della decisione delle corte ha difatto pianto silenziosamente. Ha più a che fare con il termine giustizia, allora, la decisione del tribunale di Los Angeles di riconoscere colpevoli i soccorritori e i pompieri che - giunti per primi sul luogo dell'incidente che è costato la vita a Kobe e Gigi Bryant e agli altri sette occupanti dell'elicottero - avevano scattato e fatto circolare foto del corpo senza vita dell'ex superstar dei Lakers. "Tutto questo per te", ha scritto la vedova Bryant sul suo account Instagram, utilizzando poi proprio la parola "giustizia": "Ti amo. GIUSTIZIA per Kobe e Gigi". Del risarcimento danni (emotivi e psicologici) di 31 milioni di dollari stabilito dal tribunale, 16 sono stati assegnati proprio a Vanessa Bryant e alla sua famiglia, per la sofferenza causata dalla diffusione di quelle atroci foto. "Vivo nel terore che queste foto possano comparire sui social media da un momento all'altro, alla vista mia e delle mie figlie", ha detto Vanessa durante le deposizioni di un processo durato 11 giorni e che dopo una delibera da parte della giuria di quattro ore e mezzo ha portato al verdetto favorevole alla vedova Bryant. 

Al suo fianco anche Chris Chester, che nel tragico incidente ha perso moglie e figlia, e che ha ricevuto 15 milioni di dollari di risarcimento. Le foto scattate sul luogo della tragedia, nella deposizione di Vanessa Bryatn, non avevano nessun uso e nessuna validità a fini delle indagini ma erano solamente "gossip" dato in pasto ad amici e colleghi in più di un'occasione, un'accusa che la giuria ha ritenuto valida. 

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