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A Springfield, Massachusetts, è stata allestita una sorta di "stanza" dedicata alla leggenda gialloviola, scomparsa tragicamente il 26 gennaio 2020. L'ha curata personalmente la moglie Vanessa, che ha portato negli spazi della Hall of Fame alcuni dei pezzi di memorabilia più preziosi della carriera di Kobe. Nella giornata di sabato, poi, le conferenze stampa hanno dato la parola anche agli altri atleti celebrati, a partire da Tim Duncan e Kevin Garnett
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TUTTE LE ATTENZIONI SU KOBE | Anche alla luce del tragico incidente che gli ha tolto la vita il 26 gennaio 2020, è normale che le attenzioni di moltissimi siano catalizzate dal nome dell’ex n°8 e 24 dei Los Angeles Lakers. Le prime immagini dell’installazione dedicata a Bryant sono state pubblicate sui social, alcune anche dalla moglie/vedova del giocatore stesso Vanessa, dal proprio account Instagram
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LE FIGLIE DI KOBE A SPRINGFIELD | La piccola Capri davanti a una gigantografia del papà, vincente e festoso; Bianka in posa invece davanti a due maglie iconiche — entrambe n°8, compresa una retrò dedicata ai Minneapolis Lakers — indossate da papà nel corso della sua carriera. Due degli scatti pubblicati da Vanessa Bryant sul suo account Instagram
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QUELLA GIACCA SULLE SPALLE DI NATALIA | La giacca color arancione bruciato è uno dei grandi simboli della Hall of Fame e il momento in cui finisci sulle spalle dei neo-eletti uno dei più attesi e fotografati. Per questo è stato toccante (e anche difficile da digerire) vedere la figlia di Kobe e Vanessa e sorella di Gigi (anche lei scomparsa nell’incidente in elicottero del 26 gennaio) indossare la giacca e posare insieme alla mamma. Che poi ha voluto immortalarsi anche di fronte a una foto di Kobe, le labbra quasi a toccarsi
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DUNCAN E GARNETT, AVVERSARI E CAMPIONI | E quella stessa giacca è finita invece sulle spalle di Tim Duncan (5 volte campione NBA con i San Antonio Spurs) e di Kevin Garnett (titolo nel 2008 a Boston, ma anche MVP con Minnesota). Avversari spesso diretti in mille battaglie sul campo, oggi condivideranno anche l’ingresso nell’arca di gloria del basket mondiale
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LA FOTO DI GRUPPO | Tutti i premiati della classe 2020, con le loro rispettive giacche, sotto lo sguardo sorridente del padrone di casa, Jerry Colangelo, il penultimo da destra nella foto
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LE PAROLE DI TIM DUNCAN | La stella degli Spurs ha confermato il suo carattere schivo (“Non sono uno a cui piace celebrarsi”) ma ha avuto parole bellissime per Kobe Bryant: “Un giocatore che adorava la competizione e che chiedeva sempre tantissimo, forse più di quanto possibile, a tutti i suoi compagni e alla sua squadra. Ma lo faceva solo perché voleva vincere, e voleva vincere a tutti i costi”. Da avversario, poi, "tirava fuori il meglio da te. È quello che fanno i migliori, e con Kobe era così"
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LE PAROLE DI KEVIN GARNETT | Ha confessato di avere un solo rimpianto, quello di non essere arrivato a Boston qualche stagione prima (di quella 2007-08 poi conclusa con lo storico titolo). Ma non rinnega nulla del suo passato a Minnesota, e di chi — ai Timberwolves, da Flip Saunders a Sam Mitchell — lo ha aiutato a diventare il giocatore che è diventato. “Volevo essere un giocatore diverso, come non si era mai visto prima”. Per quello lo chiamavano “The Revolution”: ci è riuscito
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KG RICORDA KOBE | “Per me è sempre stato come un fratello più piccolo”. Garnett ricorda così Bryant, che proprio seguendo il suo esempio scelse di passare direttamente dal liceo alla NBA. Ritrovatisi giovanissimi nella lega, naturale allora sviluppare un’amicizia che era fatta “di battute e di sfide”, “di scherzi e di prese in giro”
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RUDY T E L’OMAGGIO A KOBE BRYANT | Rudy Tomjanovich ha allenato i Lakers solo per 43 partite, nella stagione 2004-05, ma oggi chiama quella parentesi in gialloviola (e la possibilità di aver condiviso una palestra con Kobe Bryant) “uno dei grandi regali che la professione di allenatore mi ha fatto nel corso della mia carriera”. E basta questo per rendere l’idea
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IN ITALIA CON KOBE | Tamika Catchings con Kobe Bryant non condivide solo il contemporaneo ingresso nella Hall of Fame ma anche un padre giocatore (Harvey) e un passato in Italia, da ragazzina (famosa la foto scattata nel 1986 davanti al Colosseo proprio in compagnia di un giovanissimo Kobe). “Ricordo quando poi venne scelto dalla NBA: mia madre mi chiamò al telefono chiedendomi se quel Kobe fosse il Kobe che avevamo conosciuto in Italia…”
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BARBARA STEVENS E LA LEZIONE DI KOBE | Dopo aver dominato la NBA per un ventennio, Kobe Bryant aveva già ottenuto un Oscar a Hollywood e sembrava aver appena iniziato la sua seconda (e poi terza, e quarta…) vita. “Verrà ricordato per sempre per tutto quello che ha fatto nella NBA, ma sono triste perché so che avrebbe fatto tantissimo anche per il basket femminile. Abbiamo perso un grandissimo ambasciatore del nostro gioco”
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KEVIN GARNETT, CLASSE 2020
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TAMIKA CATCHINGS, CLASSE 2020
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KIM MULKEY, CLASSE 2020