Sono passati quasi 15 anni, ma il trasferimento dei Supersonics da Seattle a Oklahoma City (ribattezzati Thunder) è per molti una ferita ancora aperta. Ex grandi del passato (da Ray Allen all'allenatore George Karl), protagonisti di ieri (Gary Payton e Shawn Kemp) e di oggi (Kevin Durant) hanno chiesto a più riprese che Seattle possa riabbracciare una franchigia NBA. E la band capitanata da Eddie Vedder evidentemente la pensa allo stesso modo
Il 10 e l'11 settembre i Pearl Jam hanno tenuto due concerti al Madison Square Garden di New York. Il 14 erano a Camden, New Jersey; il 16 a Nashville; il 17 a Louisville e il 18 a St. Louis. Poi, ieri, era il turno di Oklahoma City, al Peycom Center (l'ex Chesapeake Energy Arena, la casa dei Thunder). Tutto normale, se si parla di una delle rock band più famose al mondo. Soltanto che qualcosa di normale non c'è, quando si tratta di Oklahoma City. Perché l'unica band sopravvissuta al momento magico del grunge nei primi anni '90 che catapultò Seattle sulla mappa della musica mondiale - nuova e inattesa capitale - è composta da alcuni membri che condividono una grande passione: il basket NBA. Su tutti il bassista Jeff Ament, amico personale di Shawn Kemp, ma anche il leader Eddie Vedder, nativo di Chicago e molto vicino a Dennis Rodman.
E a Seattle, negli anni '90, andavano fortissimo i Seattle Supersonics proprio di Kemp e Gary Payton, fino a quando - nel 2008 - la squadra non venne acquistata e trasferita a Oklahoma City, rinominandola Thunder. Uno "sgarro" che evidentemente in casa Pearl Jam non hanno mai dimenticato, se è vero che la band di Seattle ha voluto aggiungere un (polemico) adesivo dei Sonics in calce alla scaletta del concerto tenuto proprio a Oklahoma City. Sono in tanti, da sempre, a chiedere che Seattle possa riavere presto una franchigia NBA: Vedder e compagni, evidentemente, la pensano anche loro così.
