All'indomani dell’incredibile prestazione da 71 punti contro Chicago, Donovan Mitchell e i Cleveland Cavaliers sono stati soggetti ai test dell’antidoping da parte della NBA. Una prassi consolidata capitata a sorpresa dopo la storica vittoria ai danni dei Bulls, beffati anche da un errore arbitrale ammesso dalla lega
Il contratto collettivo della NBA parla chiaro: i giocatori NBA vengono testati per l’antidoping quattro volte durante la stagione e due durante la off-season, e il test può ovviamente avvenire in qualsiasi momento. Inevitabile però sorridere davanti al fatto che i Cleveland Cavaliers di Donovan Mitchell siano stati esaminati all’indomani dell’incredibile prestazione da 71 punti di "Spida" contro i Chicago Bulls, guidando la rimonta dei Cavs suggellata dopo un tempo supplementare. "Eeeee così a caso siamo stati testati questa mattina" ha scritto Mitchell su Twitter ridendo con tre emoji dopo l’antidoping a cui hanno dovuto sottoporsi.
I record di Mitchell contro Chicago
Era dagli 81 punti di Kobe Bryant che un giocatore NBA non segnava così tanto, con Mitchell che ha segnato 22 dei 34 tiri tentati con 7/15 da tre per battere i Bulls, con il canestro della parità a 4 secondi dalla fine arrivato a seguito di quello che — a posteriori — la NBA ha ammesso essere un errore arbitrale, dato che Mitchell aveva commesso un’invasione prima ancora che il pallone avesse toccato il ferro dopo il suo tiro libero. L’errore degli arbitri ha dato vita all’overtime nel quale Mitchell ha aggiunto altri 13 punti al suo bottino, superando per la prima volta nella storia della NBA con 71 punti e 11 assist, segnando o assistendo 99 punti — record assoluto dopo i 104 (100 segnati e 4 assistiti) da Wilt Chamberlain nel 1962.