NBA, una leggenda del passato da inserire in ciascuna squadra di oggi
La off-season permette di prendersi un po’ di tempo e di divertirsi un po’ con la fantasia: come cambierebbero le squadre di oggi se potessero inserire nel loro roster una stella del proprio passato al picco della carriera? Riuscirebbero a diventare immediatamente contender per il titolo? Ecco le possibili soluzioni squadra per squadra in questo esperimento di mezza estate
ATLANTA HAWKS: DOMINIQUE WILKINS | Gli Hawks hanno il backcourt già al completo, ma quanto sarebbe entusiasmante poter vedere un realizzatore del calibro di ‘Nique ispirato dagli assist di Trae Young e Dejounte Murray? L’attacco di Atlanta avrebbe quell’ulteriore “bocca da fuoco” da 26 punti a partita (la media tenuta nei suoi 12 anni agli Hawks, di cui è miglior realizzatore di sempre) per dare l’assalto alla Eastern Conference
BOSTON CELTICS: BILL RUSSELL | Difficile scegliere solamente un giocatore da una squadra che ha ritirato la bellezza di 21 numeri di maglia per i propri eroi del passato, ma Bill Russell renderebbe una contender qualsiasi squadra di oggi con la sola presenza della sua difesa. Con la presenza di Tatum e Brown in ala, l’inserimento di Larry Bird — per quanto ovviamente rispettabilissimo — avrebbe un po’ meno senso rispetto al ruolo che ricoprirebbe Russell
BROOKLYN NETS: JASON KIDD | Dopo gli addii di Durant, Irving e Harden i Nets si ritrovano con tanti buonissimi giocatori ma nessuna stella. Nessuno nella storia della franchigia è stato in grado di migliorare chi gli stava intorno come Jason Kidd, grazie al quale i Nets hanno raggiunto le uniche due finali NBA della loro storia. Considerando che Spencer Dinwiddie può scalare anche da 2, la scelta diventa automatica
CHARLOTTE HORNETS: LARRY JOHNSON | Gli Hornets sono una delle poche squadre a non avere neanche un numero ritirato per un proprio giocatore (se non Bobby Phills, ma perché morto tragicamente in un incidente d’auto), perciò scegliere un giocatore diventa complicato. Vedere Larry Johnson nel basket senza posizioni di oggi a ricevere le invenzioni di LaMelo Ball sarebbe però uno spettacolo: magari non da titolo, ma sicuramente divertentissimo
NEW YORK KNICKS: PATRICK EWING | Mitchell Robinson è un onestissimo centro in mezzo all’area, ma di certo non si avvicina all’aura e alla pericolosità offensiva di sua maestà Patrick Ewing, talmente forte da far passare in secondo piano anche qualche possibile difficoltà tattica nella coesistenza con Julius Randle. Con Jalen Brunson in sella, altre opzioni del passato come Walt Frazier o Earl Monroe perdono di senso
PHILADELPHIA 76ERS: JULIUS ERVING | Immaginando che James Harden sia ancora lì all’inizio della regular season, aggiungere una stella nella posizione di ala come “Doctor J” renderebbe i Sixers ancora più competitivi, rendendo la vita impossibile per le difese chiamate a difendere anche contro di lui oltre che sull’MVP in carica Joel Embiid (che rende Chamberlain e Malone opzioni scartabili, seppur a malincuore) e su Tyrese Maxey (che rende la scelta di Allen Iverson, per quanto ovviamente comprensibile, un po’ meno percorribile). Certo che anche Charles Barkley…
TORONTO RAPTORS: VINCE CARTER | Un po’ come per i Nets, i Raptors di oggi hanno tanti buoni giocatori e nessuna stella. Nel corso della loro storia nessuna è stata tanto brillante quanto quella di Vince Carter, che li rimetterebbe di nuovo “sulla mappa” della NBA permettendo ai vari Barnes, Siakam e Anunoby — con cui però è un po’ ridondante a livello di ruoli, va detto — di scalare di una posizione nella scala gerarchica. Anche uno degli eroi del titolo del 2019 (Kawhi Leonard e Kyle Lowry su tutti) avrebbe ovviamente senso
CHICAGO BULLS: MICHAEL JORDAN | Ok, le due stelle di oggi DeMar DeRozan e Zach LaVine giocano fondamentalmente nel suo ruolo, ma nessuno sano di mente con la possibilità di prendere Michael Jordan al suo picco non lo farebbe, perciò la scelta si fa da sola. Eventualmente sarebbe compito di Billy Donovan trovare il modo di farli coesistere, ma un Michael Jordan da solo ti rende contender per il titolo, perciò tutte le altre opzioni (Scottie Pippen, Jerry Sloan, Dennis Rodman) non reggono il confronto
CLEVELAND CAVALIERS: LEBRON JAMES | Il primo caso in cui uno scenario del genere potrebbe effettivamente accadere, visto che James è ancora in attività e non sembra intenzionato a smettere tanto in fretta. In questo scenario però entrerebbe in squadra un LeBron al picco di suoi poteri — scegliete voi se quello da MVP prima del 2010 o quello delle quattro finali in quattro anni tra il 2014 e il 2018 —, finalmente riempiendo il buco nella posizione di 3 che i Cavs hanno tra i vari Mitchell, Garland, Mobley e Allen
DETROIT PISTONS: DENNIS RODMAN | La razionalità porterebbe al nome di Isiah Thomas, ma la presenza di Cade Cunningham rende “Zeke” in qualche modo scartabile, per quanto i due potrebbero facilmente convivere viste le dimensioni di Cunningham per scalare anche da 2. La scelta ricade su Rodman per una questione di mentalità: i Pistons di oggi hanno bisogno di cominciare a difendere sul serio, e nessuno come Rodman nei suoi anni a Detroit era capace di cambiare il volto di un’intera squadra
INDIANA PACERS: REGGIE MILLER | Scelta quasi obbligatoria e decisamente divertente: con un playmaker come Tyrese Haliburton ad azionarlo, quanti punti sarebbe in grado di mettere a referto Reggie Miller nella NBA di oggi? Certo, ci sarebbero delle difficoltà difensive da risolvere nella loro convivenza nel backcourt, ma con atleti come Myles Turner, Bennedict Mathurin e il rookie Jerace Walker coach Rick Carlisle potrebbe trovare il modo di difendere. E poi bisogna pur sempre segnarne uno più di loro: impresa non semplice
MILWAUKEE BUCKS: KAREEM ABDUL-JABBAR | Lo scenario di vedere Giannis Antetokounmpo e Kareem Abdul-Jabbar insieme in campo è troppo affascinante per non esplorarlo: pensate solo a che mal di testa verrebbe alle difese chiamate a difendere contro il giovane Jabbar in post basso e le penetrazioni di Giannis in campo aperto. E come se non bastasse, tirare contro di loro (e Jrue Holiday) sarebbe un incubo ad occhi aperti
MIAMI HEAT: DWYANE WADE | Abbiamo visto Wade e Jimmy Butler insieme solo brevemente a Chicago, ed era già una versione invecchiata di “Flash”. In questa versione invece si avrebbe una sorta di riedizione della convivenza di Wade con LeBron James, seppur con più palla in mano al numero 3 e più responsabilità difensive affidate a Bam Adebayo. Aggiungeteci anche il possibile arrivo di Damian Lillard e si avrebbe un vero e proprio Superteam
ORLANDO MAGIC: SHAQUILLE O’NEAL | Non ce ne vogliano Penny Hardaway (che avrebbe molto senso) o Dwight Howard (miglior realizzatore nella storia della franchigia), ma il giovane Shaq era una forza della natura senza senso, capace di portare la squadra alle sue prime finali NBA nel 1995. Un centro come O’Neal circondato dai vari Banchero, Wagner, Suggs e Fultz renderebbe i Magic di nuovo competitivi dal primo giorno, oltre che una delle squadre imperdibili in televisione
WASHINGTON WIZARDS: WES UNSELD | Negli Wizards di oggi dopo le cessioni di Beal e Porzingis serve davvero un po’ di tutto: andiamo su Unseld non solo per la grandezza del giocatore (immensa di per sé), ma anche per la stranezza di vederlo allenato da… suo figlio in panchina. Altre opzioni come Elvin Hayes, John Wall o Gilbert Arenas avrebbero senso in una squadra a cui manca ovviamente dello “star power” dopo le mosse estive
DENVER NUGGETS: CARMELO ANTHONY | Difficile migliorare una squadra che ha appena vinto il titolo, ma sarebbe davvero intrigantissimo vedere come si inserirebbe un realizzatore del calibro del giovane Carmelo Anthony (quasi 25 punti di media nei suoi 8 anni in Colorado) al fianco del pick and roll mortifero tra Jamal Murray e Nikola Jokic. D’altronde è un po’ il ruolo che la dirigenza pensava per Michael Porter Jr, per quanto con il tempo si sia “normalizzato” come giocatore di contorno al fianco delle due stelle
MINNESOTA TIMBERWOLVES: KEVIN GARNETT | Ok, ci sono già Karl-Anthony Towns e Rudy Gobert, una convivenza già abbastanza difficile di suo senza dover aggiungere un altro “sette piedi” come KG. Ma il giovane Garnett non era soprannominato “The Revolution” a caso: uno dei primissimi giocatori in grado di ricoprire tutti e cinque i ruoli non si può passare in uno scenario del genere, anche perché — non ce ne vogliano i tifosi di Minnesota — il resto della storia della franchigia non offre esattamente alternative di pari livello e di più semplice incastro tattico
OKLAHOMA CITY THUNDER: KEVIN DURANT | Un po’ come per i Cavs e LeBron, uno scenario ancora non del tutto irrealizzabile: KD è ancora oggi uno dei più mortiferi realizzatori della lega, anche se gli infortuni hanno cominciato a presentare il conto. Al fianco dei vari Giddey, SGA, Jalen Williams e Chet Holmgren sarebbe però il perfetto coronamento della sua carriera, e un giovane Durant (quattro volte capocannoniere NBA nei suoi primi 7 anni di carriera) sarebbe inarrestabile con così tanto talento attorno
PORTLAND TRAIL BLAZERS: BILL WALTON | Anche qui c’è l’imbarazzo della scelta, visto che i giovani Blazers — dando per scontato l’addio di Damian Lillard — hanno pochi punti fermi per il loro futuro. Sotto canestro però c’è il vuoto, e l’unico giocatore in grado di portarli al titolo nella loro storia è proprio un centro, cioè Bill Walton. Gli infortuni lo hanno fatto durare troppo poco, ma la stagione 1976-77 rimane un picco raggiunto da pochi giocatori nella storia della NBA
UTAH JAZZ: JOHN STOCKTON | La presenza dei vari Lauri Markkanen, John Collins e Walker Kessler rende la scelta di Karl Malone (miglior realizzatore nella storia della franchigia) in qualche modo ignorabile in favore di quella di John Stockton, che al contrario prenderebbe le redini di una squadra che ha bisogno di leadership nel backcourt. Nessuno come il miglior assistman nella storia della lega renderebbe i Jazz una squadra davvero tosta da fermare
GOLDEN STATE WARRIORS: WILT CHAMBERLAIN | Come si migliora una squadra che può già contare su tre Hall of Famer come Steph Curry, Klay Thompson e Draymond Green ancora competitivi? Aggiungendo uno dei migliori centri della storia in Wilt Chamberlain, che renderebbe gli Warriors (che nei suoi primi tre anni giocavano a Philadelphia, prima del trasferimento a San Francisco nel 1962) un enigma irrisolvibile per chiunque
L.A. CLIPPERS: CHRIS PAUL | Uno scenario vicinissimo a diventare realtà, visto che prima del passaggio agli Warriors una “reunion” tra CP3 e i Clippers sembrava possibile. In questo scenario però arriverebbe in città la versione di Paul al suo picco, pronto a togliere responsabilità di creazione dalle mani di Paul George e Kawhi Leonard per permettere loro di concentrarsi solo su canestri e difesa, oltre che prendersi la leadership emotiva della squadra
LOS ANGELES LAKERS: KOBE BRYANT | Una scelta davvero impossibile, vista la quantità enorme di leggende tra cui poter scegliere. Magic Johnson sarebbe forse l’opzione più facile, visto l’upgrade che rappresenterebbe nei confronti di qualsiasi point guard attualmente a roster per i gialloviola, ma permetteteci di viaggiare con la fantasia per poter vedere Kobe Bryant al picco dei suoi poteri al fianco di LeBron James. Uno scenario semplicemente irresistibile per qualsiasi appassionato di basket
PHOENIX SUNS: STEVE NASH | I Suns cominceranno la prossima stagione senza una point guard di ruolo, lasciando a Devin Booker e Bradley Beal l’onere di dividersi i compiti a inizio azione con la palla in mano. Steve Nash nei suoi anni da MVP non avrebbe voluto fare altro che passare il pallone a realizzatori come Booker, Beal e Kevin Durant, limitandosi a tirare con percentuali stratosferiche ogni volta che veniva lasciato libero e facendo correre la sua infinita immaginazione immaginandosi assist assurdi
SACRAMENTO KINGS: OSCAR ROBERTSON | Scelta complicata, visto che alcuni dei migliori giocatori della storia dei Kings giocano nei ruoli delle stelle di oggi, De’Aaron Fox e Domantas Sabonis. La scelta ricade su “The Big O” non solo per la grandezza del giocatore (29.3 punti, 8.5 rimbalzi e 10.3 assist di media nelle sue 10 stagioni nei Cincinnati Royals, antenati dei Kings), ma anche per la possibile convivenza con Fox, dati i suoi 196 centimetri di altezza per giocare insieme all’attuale point guard di Sacramento
DALLAS MAVERICKS: DIRK NOWITZKI | Scelta fin troppo facile, non solo perché nessuno nella storia dei Mavs va anche solo vicino alla grandezza di Nowitzki, ma perché lo scenario di vederlo giocare insieme a Luka Doncic (nei suoi anni migliori, non a fine carriera come accaduto nel 2018-19) è troppo affascinante per non esplorarlo. I loro pick and roll sarebbero semplicemente indifendibili per qualsiasi difesa, rendendo i Mavs una perenne contender per il titolo, se solo esistesse la macchina del tempo per renderlo possibile
HOUSTON ROCKETS: HAKEEM OLAJUWON | Dopo un’estate da protagonisti sul mercato i Rockets si ritrovano con un roster strano, con veterani dai contratti pesanti (VanVleet, Brooks) e giovani di belle speranze su cui si è investito tanto in termini di Draft (Green, Smith Jr., Thompson tutti scelti in top-3). Più che James Harden, allora, a questa squadra servirebbe un Olajuwon in mezzo all’area per sistemare definitivamente la difesa e dare un punto di riferimento in attacco, rendendo i Rockets improvvisamente difficili da affrontare per qualsiasi squadra
MEMPHIS GRIZZLIES: PAU GASOL | Scelta complicata, vista la storia ancora piuttosto giovane della franchigia, e che sarebbe potuta andare in molte direzioni diverse. Scegliamo Pau Gasol sia per l’importanza che ha avuto per la franchigia (rookie dell’anno nel 2002, All-Star, leader della prima apparizione ai playoff) sia per le capacità realizzative che lo fanno preferire al fratello Marc anche per la convivenza con Jaren Jackson Jr. e Ja Morant
NEW ORLEANS PELICANS: ANTHONY DAVIS | Una scelta paradossale, non solo perché AD è ancora in attività e non ha ancora compiuto 30 anni, ma perché i Pelicans di oggi di fatto sono costruiti su quanto ottenuto proprio dalla sua cessione ai Lakers nel 2019, in particolare con Brandon Ingram ancora alla guida della squadra e i pessimi risultati di squadra che hanno portato alla scelta che è poi diventata Zion Williamson, di cui però sarebbe il complemento perfetto sotto canestro. E poi AD è tutt’ora il miglior realizzatore nella storia della franchigia…
SAN ANTONIO SPURS: TIM DUNCAN | Tanto facile quanto affascinante: quanto pagherebbero gli appassionati di basket per poter vedere Duncan al suo picco al fianco di Victor Wembanyama? E quanti titoli sarebbero in grado di conquistare, visto che “The Big Fundamental” è stato capace di vincere il titolo di MVP delle Finals al suo secondo anno tra i professionisti? Di sicuro Gregg Popovich ne sarebbe estasiato, ringiovanendo anche lui di un paio di decenni