
Nomi che non godono del giusto apprezzamento, gregari che si dedicano al lavoro oscuro o stelle che per qualche motivo non vengono considerate tali da addetti ai lavori e appassionati. "Bleacher Report" ha scelto i cinque giocatori che dal 2018 a oggi sono stati più sottovalutati in tutta l'NBA

5. LARRY NANCE JR., NEW ORLEANS PELICANS | Nelle sue otto stagioni in NBA, Nance non è mai riuscito a sfondare il muro delle 70 partite giocate in regular season, fermandosi spesso lontano dal traguardo. Una certa fragilità fisica, unita alla scarsa propensione a prendersi il palcoscenico sul parquet, lo hanno forse penalizzato. Per il resto Nance è un lungo ideale per la pallacanestro contemporanea, in grado di correre il campo e difendere sugli esterni avversari

4. KYLE ANDERSON, MINNESOTA TIMBERWOLVES | Conosciuto con il soprannome di "Slo-mo" per la limitata velocità d'esecuzione che ne caratterizza il gioco, Anderson è comunque un giocatore dal QI cestistico di primo livello. Cresciuto alla scuola di coach Popovich a San Antonio, la pallacanestro praticata dall'ala ora a Minnesota è quanto di più essenziale si possa vedere oggi sui campi NBA. E questa tendenza a non tentare quasi mai la giocata superflua, spesso spettacolare, ne ha un pò condizionato il percorso di carriera

3. JALEN BRUNSON, NEW YORK KNICKS | Chiedere a Dallas per conferme: Brunson è stato oggetto di sottovalutazione per tutta la prima parte di carriera. Eppure, a dispetto di una taglia fisica ridotta, l'ex Mavericks ha dimostrato di potersi caricare la squadra in cui gioca sulle spalle. Non solo, Brunson l'ha fatto spesso e volentieri nei playoff, dove nelle ultime due annate tra Dallas e New York ha registrato 23,9 punti e 4,4 assist di media. L'esperienza in corso con Team USA potrebbe farlo definitivamente uscire da questa classifica

2. STEVEN ADAMS, MEMPHIS GRIZZLIES | Da quando è entrato in NBA nel 2013, Adams non si è mai fatto problemi a occuparsi del lavoro sporco, rimbalzi, difesa e così via, per lasciare le luci della ribalta ai compagni. Potrà non essere bellissimo da vedere sul parquet, ma nelle ultime cinque stagioni con lui in campo le squadre per cui ha giocato hanno registrato un +5,5 su 100 possessi e un -0,4 quando è rimasto in panchina

1. TRAE YOUNG, ATLANTA HAWKS | Young è forse l'esempio più efficace di giocatore divisivo nella NBA di oggi. Da quando è diventato professionista, il playmaker degli Hawks ha all'attivo 8.990 punti segnati e 3.285 assist, cifre che a quel punto della carriera era stato in grado di mandare a tabellino solo il leggendario Oscar Robertson. Eppure l'attitudine a voler interpretare il ruolo del cattivo e una certa riluttanza ad ampliare lo stile di gioco, spesso un pò monocorde, l'hanno fin qui tenuto sempre lontano dal novero delle vere e proprie superstar