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NBA, Popovich sul palco della Hall of Fame: saggezza e parolacce. VIDEO

NBA

Il coach degli Spurs sale sul palco accompagnato da Duncan, Ginobili, Parker e Robinson, il suo discorso è un concentrato di saggezza e passaggi irriverenti. E il pensiero di Popovich va sempre ai giocatori che gli hanno permesso di costruirsi una carriera leggendaria

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Probabile che a Springfield fossero preparati, perché è noto che quando Gregg Popovich è nella serata giusta e si trova di fronte a microfoni e telecamere le parole e i pensieri scorrono liberi, senza essere mai banali e allo stesso tempo poco accomodanti. Nel suo discorso dal palco della Hall of Fame, il coach degli Spurs non ha affatto deluso le attese. Partendo proprio dall'inizio, quando da bambino si è innamorato del basket, dedicando quindi un lungo passaggio all'esperienza nell'esercito ("A volte davo di matto e mi cacciavano dagli allenamenti, non il massimo se sei all'accademia militare") e arrivando poi all'approdo a San Antonio, scatenando gli applausi dei tifosi nero-argento arrivati dal Texas. "Che ci fate qui? Chi vi ha invitato?" ha scherzato Popovich, per poi ringraziare la famiglia Holt, proprietaria della franchigia, e l'amico e compagno di mille avventure agli Spurs, il dirigente R.C. Buford. Dopo l'immancabile pensiero rivolto alla moglie, scomparsa nel 2018, il coach ha ringraziato i due figli, di cui uno vive a Seattle, particolare che ha fornito a Popovich l'opportunità di perorare la causa del ritorno della NBA in città ("L'ho detto e adesso forse sono nei guai"). Al centro della celebrazione, però, ci sono stati i campioni che gli hanno cambiato la vita e che erano lì accanto a lui.

"Dico le parolacce, ma sono onesto"

"Vero, dico le parolacce, ma d'altronde devi imparare a essere te stesso. I giocatori hanno un rilevatore per le st*on**e e ti smascherano subito" ha esordito Popovich parlando del suo rapporto con Robinson ("David mi ha detto: basta che non insulti il nome del Signore e andremo d'accordo"). Con Tony Parker, altro nuovo ingresso nella Hall of Fame, Popovich si è scusato per la durezza con cui l'ha allenato quando è arrivato nella NBA ("Se oggi allenassi qualcuno come ho allenato Tony, mi metterebbero le manette"). Da Duncan, vero pilastro dei suoi Spurs, invece, Popovich voleva solo un cenno d'assenso una volta ogni tanto, "Giusto per farmi capire che aveva ascoltato e magari farmi credere che stavo davvero allenando la squadra".  E quanto a Ginobili, il coach cinque volte campione NBA sostiene di aver imparato dall'argentino "a lasciare che i giocatori giochino seguendo il loro istinto". 

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