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NBA, James Harden e la rinuncia a partecipare all'All Star Game

NBA

La rottura tra il giocatore e i Philadelphia 76ers appare insanabile, e nel frattempo emergono altri dettagli dell'ultima, complicata stagione di Harden in maglia Sixers. Secondo quanto riportato da "ESPN", la guardia si sarebbe rifiutata di giocare all'All Star Game perché deluso dal fatto di essere stato snobbato dal voto dei tifosi

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La faida che coinvolge James Harden e i Philadelphia 76ers, rappresentati da Daryl Morey, non sembra poter trovare una conclusione e, ancor di più, continua ad arricchirsi di nuovi capitoli. Non sono passate che poche settimane dalle pesanti accuse lanciate dal giocatore al dirigente ("Daryl Morey è un bugiardo") e dalla conseguente riapertura delle indagini che l'NBA aveva già effettuato durante l'estate del 2022 con al centro la gestione del rinnovo contrattuale di Harden con i Sixers, ma il caso appare tutt'altro che chiuso. In un lungo reportage, Ramona Shelburne di "ESPN" ha provato a ricostruire le origini della relazione problematica di Harden con la squadra e la franchigia in generale. All'origine dei malumori dell'MVP 2018 ci sarebbe stato il sacrificio in termini di tiri e palloni giocati a cui Harden sarebbe stato chiamato in ragione degli equilibri tattici dei Sixers, la cui stella designata era e rimane Joel Embiid. Un sacrificio che, nella percezione del giocatore, gli sarebbe costato, tra le altre cose, anche la perdita di quello che è un vero e proprio status symbol per le stelle NBA: la convocazione all'All Star Game

Un incidente diplomatico, un vecchio vizio

La storia risale allo scorso febbraio, quando, dopo dieci partecipazioni consecutive, il nome di Harden non compariva tra i convocati per la partita delle stelle. Snobbato dal voto popolare, che l'aveva piazzato quarto tra le guardie della Eastern Conference, il numero 1 dei Sixers riceveva comunque l'invito da parte del commissioner Adam Silver, che l'avrebbe voluto a Salt Lake City come sostituto dell'infortunato Kevin Durant. Il protocollo, in quei casi, prevede che il giocatore, prima di venire nominato ufficialmente come sostituto, garantisca la sua presenza in campo. Harden, però, avrebbe tardato nel confermare la sua disponibilità, costringendo di fatto l'NBA a muoversi in un'altra direzione e a scegliere Pascal Siakam come rimpiazzo di Durant. All'incidente diplomatico con la lega, su cui i Sixers decidevano in sostanza di non intervenire, avrebbe fatto seguito la richiesta, poi approvata dal front office di Philadelphia, di viaggiare separatamente dalla squadra in una trasferta a Miami di fine febbraio, con l'obiettivo di dedicarsi alla vita notturna di South Beach prima della partita con gli Heat. Lì, stando a quanto sostenuto da Shelburne, si troverebbero le origini di una situazione che è poi degenerata nei messi successivi, portando ora Harden e i Sixers allo stallo attuale. 

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