NBA, il time out misterioso a favore dei Lakers fa infuriare Phoenix

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Nel finale concitato di Lakers-Suns, a indirizzare il risultato della gara è un time out concesso ai padroni di casa a 11.2 secondi dalla fine con il punteggio sul 105-103 in loro favore. LeBron James effettua la rimessa nelle mani di Austin Reaves, che pressato sembra perdere la palla. In quel momento è lo stesso James a chiamare time out, accordatogli dagli arbitri tra le proteste degli avversari

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Come da previsioni, la sfida tra Lakers e Suns si è rivelata la più equilibrata tra quelle andate in scena ai quarti di finale della nuova NBA Cup. E, come spesso succede nelle gare equilibrate, a indirizzare il risultato è stato un episodio. Dopo il canestro di Kevin Durant che riportava a un solo possesso di svantaggio Phoenix, con 11.2 secondi sul cronometro, LeBron James effettuava la rimessa nelle mani di Austin Reaves, che pressato da Devin Booker e dallo stesso Durant, peraltro entrambi in campo con 5 falli, sembrava perdere la palla. In quel momento era lo stesso James a chiamare time out, accordatogli dagli arbitri tra le proteste degli avversari. La regola prevede infatti che in situazioni di 'palla vagante' nessuna delle due squadre possa chiamare time out. Dopo il fischio finale Josh Tiven, a capo della terna che ha diretto la gara, chiarirà che durante l'azione gli arbitri avevano ritenuto che i Lakers avessero ancora il possesso della palla e che una volta visto il replay, consultato solo a partita già finita, la chiamata è stata confermata in quanto al momento della richiesta di time out da parte di James, Reaves avrebbe avuto la mano sinistra sul pallone. Una spiegazione che però, sia al momento del fischio che nella sua delucidazione successiva, non sembra aver convinto i Suns.

La rabbia di Booker, il distacco di Durant

Il primo a protestare è il coach di Phoenix, l'ex di serata Frank Vogel, campione NBA con i Lakers nel 2020. "Era una palla vagante e non si può chiamare time out su una palla vagante, eppure è arrivato il fischio e non mi spiego perché gli arbitri non abbiano voluto nemmeno rivedere il replay dell'azione" ha dichiarato Vogel subito dopo la partita. A rincarare la dose, poi, ci ha pensato Devin Booker, turbato da quella che la guardia dei Suns ritiene una chiamata che ha palesemente favorito gli avversari: "Tutto il mondo ha visto cos'è successo, è anche sui social media" ha esordito Booker, riferendosi tra le altre cose al fermo immagine dell'azione che lui stesso ha pubblicato in una storia sul suo profilo Instagram. "Non siamo qui a chiedere favori, solo che ci lascino un'opportunità equa di vincere". A distaccarsi dal tono tenuto in generale dall'ambiente di Phoenix è stato invece Kevin Durant, apparso molto rilassato nel commentare l'accaduto: "Si tratta di una sola azione, non di tutta la partita. È un episodio in una partita lunga 48 minuti. Non mi piace lamentarmi delle decisioni arbitrali, sta a noi continuare a giocare anche se non siamo d'accordo con i loro fischi".