In attesa che il nuovo media deal (ancora da firmare, ma che entrerà in vigore a partire dalla stagione 2025-26) gonfi ulteriormente le casse della lega di Adam Silver, qui di seguito analizziamo da dove provengono le entrate, come sono suddivise e quali aree assicurano maggior guadagno. Un business ancora in espansione che nel mondo sportivo, in America, è secondo solo alla NFL
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- Quando si tratta di generare ricchezza, lo sport americano è di esempio in tutto il mondo. La realtà n°1 è quella della NFL, che annualmente genera entrate per quasi 19 miliardi di dollari. Subito dietro la lega di football americano arriva la NBA, che negli ultimi anni ha visto crescere esponenzialmente il proprio valore e che si attende un ulteriore salto in avanti entro il 2025, quando verrà firmato il nuovo accordo media (TV e non solo, con i colossi OTT attesi a un ruolo sempre più importante)
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- Uno dei dati che maggiormente riflette la crescita di valore della lega nel suo insieme è quello del valore minimo per entrare in possesso di una delle sue trenta franchigie, importo che oggi si è assestato su 2.7 miliardi di dollari. Si tratta di una cifra cresciuta di più del doppio rispetto a soli tre anni fa, come testimoniato sia da alcune acquisizioni recenti (i Suns valutati oltre 4 miliardi) che dai valori assegnati da Forbes alle franchigie più "preziose" (Golden State valutata 7.7 miliardi, Knicks e Lakers oltre i 6)
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- L'ottimo stato di salute della NBA è testimoniato da un totale di entrate annue che sfiora gli 11 miliardi di dollari, ma ciò che è più interessante è scoprire da dove arriva tutto questo denaro nelle casse della lega. Ecco allora il breakdown analitico delle principali fonti di guadagno per Adam Silver, proprietari e (di conseguenza) giocatori
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- MEDIA DEAL E NON SOLO...
- Si tratta di tutte quelle entrate frutto dei contratti firmati dalla NBA come lega, a partire ad esempio dal contratto televisivo, che da solo porta nelle casse 2.66 miliardi di dollari all'anno, nell'accordo pluriennale che va ad esaurirsi con la stagione 2024-25 (e si parla di rinnovi a cifre del 100%/150% superiori a quelle attuali, quindi con entrate attese tra i 6 e i 7 miliardi di dollari l'anno)
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- TUTTE LE SPONSORIZZAZIONI
- Fanno parte di quelli che la NBA chiama "introiti centralizzati" anche le sponsorizzazioni che la lega ha firmato con partner commerciali in varie categorie merceologiche, dalla fornitura di materiale tecnico (Nike per le divise, Wilson per i palloni) ai videogiochi (2K), dalle bevande (Pepsico) ai computer (Microsoft) fino alla recente firma di una compagnia aerea partner globale (Emirates)
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- PUBBLICO IN CRESCITA ANCHE NEL 2023-24 (+2%)
- Un'altra grande fetta della ricchezza NBA deriva dagli introiti generati dalla vendita dei biglietti (pubblico in crescita del 2% anche quest'anno, con oltre 22 milioni di persone che alla pausa per l'All-Star Game hanno già assistito a una partita NBA, con una media di oltre 18.000 spettatori a partita). A far la parte del leone sono poi le suites presenti all'interno di ogni arena, che vengono vendute a partner commerciali o a singoli privati a peso d'oro
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- IL COSTO DI UNA PRIMA FILA
- Come normale che sia, il prezzo di un biglietto per una partita NBA dipende dalla sfida in programma ma anche dalla città in cui si gioca, perché da sempre sedersi in prima fila per gustarsi lo spettacolo NBA costa di più in città come Los Angeles o New York, dove per fare compagnia a Jack Nicholson o a Spike Lee "courtside" bisogna separarsi da qualcosa come 3.000 dollari
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- La NBA - oltre all'accordo nazionale con Disney (ABC e ESPN) e Warner Bros. Discovery (TNT) - incassa anche dagli accordi che ciascuna delle 30 franchigie NBA sigla con i network locali, per assicurare la trasmissione in TV delle partite della squadra di riferimento sul mercato casalingo
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- IL "TITLE NAME" DELL'ARENA...
- Con poche eccezioni (la più nota: il Madison Square Garden) ogni arena NBA incorpora nel suo nome quello del suo sponsor, e tale sponsorizzazione contribuisce notevolmente agli incassi della lega. Dalle banche (Barclays a Brooklyn, Chase a San Francisco) alle compagnie aeree (American Airlines a Dallas), dalle aziende informatiche (Kaseya a Miami) a quelle delle criptovalute (Crytpo.com a Los Angeles) dare il proprio nome a un palazzetto NBA non viene via a buon mercato
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- LO SPONSOR SULLA MAGLIA
- Ricadono sotto la dicitura "sponsor" locali anche gli accordi presi dalle singole squadre con le aziende a cui viene "venduto" un piccolo spazio sulla divisa della squadra, novità introdotta solo dalla stagione 2017-18. Dagli accordi più ricchi (30 milioni di dollari all'anno pagati da WeBull per essere sulla maglia dei Nets, 20 per gli sponsor di Warriors e Lakers) a quelli meno "esosi", lo sponsor di maglia rimane comunque un'ottima fonte di ricavi
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- Chiunque sia mai stato a vedere una partita NBA, sa benissimo che la spesa non si esaurisce con il costo del biglietto: bisogna parcheggiare (dai 25 ai 50 dollari in media, a seconda del mercato) e poi, una volta dentro, impossibile resistere al classico hamburger/hot dog & birra per gustarsi al meglio l'esperienza sportiva. Ma il listino prezzi di cibo e bevande all'interno delle arene è spesso esagerato
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- Per riassumere, quindi, ecco un grafico che esemplifica quanto e come incassa la National Basketball Association, quei quasi 11 miliardi di dollari che abbiamo visto entrare nelle sue tasche annualmente. La "torta" NBA a confronto con quella NFL (più ricca) evidenzia anche alcune differenze sostanziali nella composizione del totale delle entrate