James e Curry, due rette parallele che si incontrano a Parigi

Akron, Ohio. Il nome deriva dal greco, ἄκρον : vuol dire “altura”, “sommità”, ma anche “il punto più alto”. Ai fini di questa storia è anche un punto di inizio, perché bisogna partire da qui – e in particolare da un ospedale, il Summa Akron City Hospital – per raccontare le storie, a lungo parallele, di LeBron James e Steph Curry. Il punto di arrivo – distante tanto geograficamente quanto temporalmente – è invece Parigi, Francia, sede delle XXXIII Olimpiadi. Potremmo chiamarli punto A e punto B e la geometria ci insegna che “dati due punti distinti A e B esiste una e una sola retta che li contiene”. Quella retta è il cammino che ha portato LeBron James e Steph Curry da Akron a Parigi, anche se - soprattutto per due campioni così - una sola retta non può bastare. E non bastano neppure le leggi della geometria, perché i loro due cammini - le loro due rette personali - hanno sì un punto di inizio e uno di fine comune, ma non sono certo le stesse. Anzi. Sono state in pratica sempre due rette parallele, e tali da definizione sono solo se non si incontrano mai. Ecco perché la geometria non basta più. Così come non bastano i numeri e le statistiche. Anche se alcune aiutano. Ma prima torniamo al Summa Akron City Hospital. Dove tutto è iniziato. Di corsa verso il punto di partenza Mamma Gloria James è di Akron, Ohio. Ci è nata il 4 febbraio 1968 e a soli 16 anni resta incinta. Se fosse il tabellino di una partita di basket, il padre, Anthony McClelland, avrebbe accanto al suo nome le classiche tre lettere “DNP” . Gloria vive in casa di sua madre, Freda, su Hickory Street. Da lì, il 30 dicembre 1984, viene portata in tutta fretta all’ospedale cittadino. Le contrazioni si fanno più ravvicinate, si rompono le acque, il momento è arrivato. Gloria diventa mamma, Freda nonna: è nato LeBron Raymone James. A casa Curry, quattro anni più tardi, la situazione è tutta diversa. Papà Dell non ha ancora ufficialmente fatto di Sonya Adams la futura signora Curry – i due si sposeranno soltanto il 27 agosto 1988 – ma la coppia è già stabile da anni. Si sono conosciuti al college, a Virginia Tech, prima che Dell venisse scelto al Draft del 1986 e iniziasse la sua carriera NBA. Prima nello Utah, una sola stagione, poi la seconda a Cleveland, prima di 10 annate a Charlotte, quella che ancora oggi continua a chiamare casa. Ma il 14 marzo 1988 Dell Curry è ancora un giocatore dei Cleveland Cavs e lui e Sonya – che è incinta - vivono al Timber Top Apartments Complex, nella zona a nord di Akron, perché da lì è comodo raggiungere il Richfield Coliseum, l’allora campo di casa dei Cavs. Il primogenito della coppia non è atteso prima di fine mese e il 13 marzo in città c’è un concerto che Sonya non vuole proprio perdersi: quello degli Earth, Wind and Fire. È tra il pubblico, quella sera. Canta, balla, forse si agita un po’ troppo. La sera dopo di colpo inizia il travaglio. Dell è in trasferta, lei chiama la moglie di un suo compagno di squadra ai Cavs che di tutta fretta la porta in ospedale. Così tanto di fretta che l’ospedale non è quello giusto. Il tempo stringe, interviene la polizia, che scorta Sonya a sirene spiegate verso l’indirizzo giusto: quello dell’Akron City Hospital. Lo stesso dove – 1.170 giorni prima – era nato LeBron James. Le rette iniziano a farsi parallele... Il primo punto sulla mappa è un punto che li accomuna. Quasi casualmente, perché le loro storie sembrano non poter essere più diverse. Uno, LeBron, nasce e cresce tra mille stenti, in quel di Akron. Prima dei suoi 5 anni ha già cambiato casa 7 volte, in 4^ elementare salta 82 giorni di scuola in un solo anno, a casa non c’è l’elettricità e l’acqua calda e lui, per un po’, viene perfino separato da mamma Gloria. L’altro, Steph, prima di diventare figlio d’arte è invece quello che si dice un figlio di papà. La carriera NBA di Dell, ormai trapiantato a Charlotte, nel North Carolina, regala successi: nel 1989 è il miglior tiratore da tre dell’intera NBA, cinque anni dopo viene votato sesto uomo dell’anno. Steph, bambino, lo segue al palazzo, in spogliatoio, a volte perfino in panchina. ...e continuano a divergere Poi, però, c’è il campo. E quando diventano un po’ più grandicelli, i destini continuano a essere così diversi che più diversi non si può. Ma i ruoli, stavolta, si invertono. LeBron James da adolescente fa già parlare di sé, prima di finire addirittura sulla copertina di “Sports Illustrated” a soli 17 anni, da liceale. Con un titolo che gli rimarrà addosso per tutta la vita: “The Chosen One” . Steph, invece, è solo il figlio di Dell, e poco altro. Gioca, sì, a livello liceale, ma non attrae le attenzioni di nessun college di rilievo, né degli Hokies di Virginia Tech dove aveva giocato papà e dove voleva tanto andare anche lui, né tantomeno di quelli – eccellenti – del North Carolina . Lo recluta soltanto Davidson, a meno di 50 km da Charlotte, un piccolo college locale, non certo una potenza nel mondo della pallacanestro universitaria. Un mondo che invece è forse troppo piccolo per contenere il fenomeno LeBron James. Nemmeno corteggiato, pure lui, dalle università più forti e potenti, ma per il motivo opposto: sanno tutte che il ragazzo salterà il college per approdare direttamente dal liceo alla NBA. E così è stato. L'ingresso nel mondo NBA LeBron entra in NBA nel 2003, primissima scelta assoluta per Cleveland, a meno di un’ora d’auto dalla sua Akron. Steph ci arriverà soltanto nel 2009, dopo tre anni a Davidson in cui, piano piano, si fa conoscere al pubblico di tutta America. Mai come durante il torneo NCAA 2008. I suoi Wildcats, al famoso tabellone a eliminazione diretta che decide il titolo collegiale, non vincono una partita da 39 anni. Lui li guida a tre successi in fila segnando 40, 30 e 33 punti contro Gonzaga, Georgetown e Wisconsin. L’ultima gara è l’unico momento in cui le due rette all’apparenza parallele e ancora lontanissime di James e Curry si sfiorano. LeBron - ormai già un All-Star NBA, capace di guidare i suoi Cleveland Cavs in finale NBA l’estate prima e sulla strada per il titolo di capocannoniere NBA – vuole vedere da vicino il “fenomeno” Curry e spunta a bordocampo al Ford Field per Davidson-Wisconsin. Dopo quei 33 punti le parole del “Prescelto” certificano la bontà del ragazzino di Davidson: “Ha talento. È forte. Davvero forte. Sono rimasto impressionato”. Talmente tanto forte che i Golden State Warriors ne fanno la loro settima scelta al Draft di quell’anno, il 2009. Inizia così il loro duello sempre a distanza nella NBA. Gli scontri diretti, sempre da avversari La prima di quelle che oggi sono 51 sfide dirette, uno contro l’altro, va in scena il 17 novembre 2009 a Cleveland: LeBron fa il LeBron ma Steph, alla sua decima partita NBA, è già in quintetto base e risponde con 14 punti, 7 assist e 5 rimbalzi, finendo però per arrendersi 114-108. Per assistere alla prima vittoria di Curry contro il suo più quotato avversario bisogna aspettare il 12 dicembre 2012, LeBron è già a Miami ed è già un campione NBA, titolo vinto a giugno di quell’anno in finale contro Oklahoma City. I suoi Heat vengono battuti di due in casa da Golden State, nonostante i suoi soliti 31 e un Curry da soli 9 punti. Ne arriveranno altre di vittorie per Steph, ad esempio il 2 gennaio 2014 grazie ai suoi 36 punti con 8 triple e anche 12 assist; ne arriveranno ovviamente e altre anche per LeBron, che nella gara del 26 febbraio dell’anno successivo ne mette 42 in 36 minuti con anche 11 rimbalzi. Ma ormai ci siamo. Poco più di tre mesi dopo quel loro duello alla Quicken Loans Arena di Cleveland, i due si ritrovano in campo con in palio qualcosa di molto più importante. È il 4 giugno 2105, è gara-1 della serie di finale NBA 2015 tra i Golden State Warriors e i Cleveland Cavaliers. Alla Oracle Arena di Oakland Steph e LeBron si contendono il titolo NBA. Il bilancio è in parità Sono 23 le occasioni in cui i due si sono affrontati uno contro l’altro su un parquet NBA in una partita di stagione regolare. Equilibrato il bilancio: 12 successi per Curry, 11 per James, che però ha cifre personali migliori . Ma ciò che ha costruito la leggenda delle loro rispettive carriere sta nel numero di sfide giocate per l’anello, quasi altrettante. Per ben 22 volte infatti James e Curry sono scesi in campo da avversari in una finale NBA . Stavolta il bilancio pende maggiormente a favore di Curry e dei suoi Golden State Warriors: 15 vittorie contro i 7 successi di James e dei suoi Cavs . Ma dal 2015 al 2018 la sfida per il Larry O’Brien Trophy è sempre stata fra loro: Steph vs. LeBron, Warriors vs. Cavs. E le partite leggendarie non si contano. Fin dalla prima, quel 4 giugno 2015, con i 44 punti di LeBron . O i suoi 51 di un’altra gara-1, tre anni dopo, nel 2018. Oppure, i 37 con 7 triple a bersaglio per Curry in gara-5 nel 2015, con la serie in parità sul 2-2, o i suoi 33 con 9 triple segnate, 8 assist e 7 rimbalzi della seconda sfida del 2018. Gli anelli a volte non si contano, si pesano Curry hanno vinto di più, ma l’unico trionfo per James e per i Cavs ha un fascino tutto particolare: il primo e unico titolo NBA dei Cavs arriva dopo una stagione – quella 2015-16 – dominata da Curry e da Golden State: 73 vittorie, 9 sole sconfitte, il miglior record nella storia della lega. Inevitabile l’ennesimo showdown in finale, Steph vs. LeBron. Inevitabile che si vada anche alla settima gara. Diciassette giugno duemilasedici. A Oakland, sul campo dei rivali. Sulla Baia. Ma per noi – dall’altra parte dell’oceano – più della Baia c’è una “vallata”. Quella che “si oscura” per la stoppata di LeBron su Andre Iguodala nei secondi finali della partita. Poi ci vorrà la tripla di Kyrie Irving, a decidere una gara-7 che entra di diritto nelle partite più leggendarie che la pallacanestro NBA abbia mai regalato. La firma di James sul titolo NBA è una tripla doppia: 27 punti, 11 assist, 11 rimbalzi. E 3 stoppate, una però decisamente diversa dalle altre due. I due "game changers" Fanno 51 le volte che i due nativi di Akron si sono fronteggiati su un parquet NBA. Per 29 volte ha vinto Steph, per 22 LeBron, ma forse poco conta. Conta di più che assieme hanno vinto 8 titoli NBA , sei titoli di MVP NBA , altri 5 di MVP delle Finals . Nessuno nella storia della lega ha segnato più punti di LeBron James , nessuno nella storia della lega ha segnato più triple di Steph Curry . Hanno ridefinito il gioco, hanno segnato un’epoca. E lo hanno fatti da avversari, costruendo una delle tante rivalità che hanno fatto la fortuna della NBA nel mondo. Dagli All-Star Game a Team Usa Fino a oggi. Fino a Parigi. Punto B, davvero un punto di arrivo. Perché a Parigi, tra i 12 di Team USA, LeBron James e Steph Curry per la prima volta sono compagni. Quando conta. Quando si gioca per davvero. Quando si fa sul serio. Perché il tabù di vederli con la stessa maglia era già stato sfatato, nel 2021 all’All-Star Game di Atlanta. Già, la partita delle stelle. Fino al 2017 la consueta vetrina di metà stagione divide per criteri di appartenenza geografica i migliori talenti NBA: Est vs. Ovest, e LeBron è sempre a Est, Steph sempre a Ovest. Nel 2018 la formula cambia: ai due giocatori più votati dal pubblico viene chiesto di formare le loro squadre, e i primi per voti sono proprio loro, James e Curry, che a Los Angeles mettono in campo Team LeBron vs. Team Stephen, e così si ritrovano – ovviamente – di nuovo avversari. Sarà appunto l’All-Star Game di Atlanta a fare in qualche modo la storia: LeBron, da capitano, sceglie Curry nella sua squadra e da allora lo farà sempre, fino a oggi . Ma cosa conta un’All-Star Game, per due competitori del genere? Si gioca solo per lo spettacolo, si segnano 200 punti, non vale. Così come non valgono le amichevoli, anche se nella prima con la maglia della nazionale, a Las Vegas contro il Canada, un brivido sulla schiena nel vederli assieme in campo aperto è stato impossibile non provarlo: LeBron a una mano dal palleggio la dà a Steph in transizione, Steph la alza al ferro di sinistro, LeBron affonda. Le parallele convergono a Parigi Flash di quello che ci aspetta. A Parigi la selezione USA si è attirata paragoni addirittura con quella leggendaria del 1992 a Barcellona, il Dream Team. Lì c’erano Magic e Bird ; qui ci sono LeBron e Steph . Finalmente compagni di squadra. Dopo un viaggio lunghissimo, per certi versi improbabile, sicuramente leggendario. E con una nuova pagina da scrivere. Stavolta assieme.