Perché un canadese sarà il prossimo volto della Nba?

Pochi giorni fa la famosissima testata sportiva Espn ha riunito un pool di 18 esperti tra allenatori, scout e dirigenti per discutere di uno dei temi, da sempre, più caldi della stagione Nba: chi sarà il prossimo Mvp? Ne sono usciti cinque nomi, che formano un quintetto d’élite anche in una lega d’élite come la National Basketball Association. Due voti a testa sono andati a Anthony Edwards, giovanissima guardia dei Minnesota Timberwolves, a Jayson Tatum, uomo franchigia dei neo campioni dei Boston Celtics, e a Nikola Jokic, leader dei Denver Nuggets e tre volte vincitore del premio tra cui, l’ultima, per la stagione appena conclusa. Cinque preferenze sono invece andate a Luka Doncic, il fu enfant prodige del basket europeo, che a soli 25 anni ha già messo insieme tanti di quei riconoscimenti e record individuali da bastare per una carriera, e che proverà a riportare i suoi Dallas Mavericks alla Nba Finals. In cima alla classifica, però, c’è un altro volto. Uno di quelli di cui non si sente parlare così spesso, forse per il suo essere meno mediatico di altre superstar o per il fatto di giocare in un mercato con poco appeal rispetto alle megalopoli che sono New York o Los Angeles. Per sette dei 18 esperti infatti l’Mvp della prossima Nba sarà Shai Gilgeous-Alexander, il volto dei giovani e rampanti Oklahoma City Thunder. Ma come è possibile che una giuria di giornalisti americani sia arrivata a scegliere lui come prossimo re della lega di basket più importante del mondo? Ci sono almeno tre motivazioni che vanno a suo favore. Il valore di SGA Gilgeous-Alexander ha 26 anni, è nel pieno della sua maturità fisica come cestista. Come si dice negli Stati Uniti, è nel prime della sua carriera. Da un paio di stagioni ha fatto un salto di qualità notevole: sia nel 2022/23 sia nel 2023/24 è stato All Star e primo quintetto Nba , oltre che tra i finalisti per il ‘Michael Jordan Trophy’, essendo arrivato quinto nelle votazioni l’anno scorso e solo secondo pochi mesi, dietro al sopra citato Nikola Jokic. La grande forza della guardia canadese risiede nella sua regolarità. Nelle ultime due regular season ha tirato con oltre il 50% dal campo e con circa il 90% dai tiri liberi, per un totale di 31,4 e 30,1 punti ad allacciata di scarpe. Inoltre, grazie alla sua altezza sopra la media per il ruolo e alle braccia lunghe, è anche un ottimo difensore sul perimetro e uno dei migliori 'ruba palloni' di tutta la Nba. La forza di SGA sta nel suo essere anacronistico per l’epoca in cui gioca: non essendo un grande tiratore da 3 punti si è specializzato nell’attaccare il ferro e nel gioco dalla media distanza, che converte con percentuali incredibilmente alte considerando il numero di tiri che si prende per partita. Il fatto di non essere un eccellente tiratore dalla lunga distanza consente alle difese di aspettarlo sotto canestro, rendendo ancora più complicato e allo stesso tempo degno di nota il suo stile di gioco. Ai 30 punti ‘e rotti’ che registra a ogni partita vanno aggiunti anche cinque rimbalzi e sei assist di media, facilitati dal suo metro e 98 di altezza, almeno 5/6 centimetri in più rispetto alla media dei suoi pari ruolo. Qualche giorno fa ha detto in un’intervista che riesce a essere così pericoloso grazie alla sua imprevedibilità: nemmeno lui sa cosa farà con il pallone tra le mani, si lascia guidare dall’istinto a ogni possesso. E a quanto pare ha ragione lui, perché le sue movenze sono spesso un rebus irrisolto per il diretto marcatore. La forza dei Thunder Nello Stati Uniti c’è molto spesso l’idea che il successo del singolo debba andare di pari passo con il successo della squadra. Questo modo di concepire lo sport è stato influenzato dalla figura del quarteback nel football americano, il ruolo che per eccellenza è destinato a valorizzare i compagni. Nella Nba quindi è praticamente impossibile che un giocatore venga preso in considerazione per il titolo di Mvp senza giocare in una franchigia che non sia almeno tra le migliori dieci della lega. In questo senso, Gilgeous-Alexander non ha questo problema. Nelle ultime due stagioni gli Oklahoma City Thunder sono cresciuti allo stesso ritmo del loro leader: 24 vittorie nella stagione 21/22, 40 nella stagione 22/23, addirittura 57 nella stagione 23/24, miglior record della Western Conference, davanti perfino agli allora campioni in carica dei Denver Nuggets. Dopo l’uscita al secondo turno dei playoff, i Thunder si sono mossi in maniera forte sul mercato, per cercare di avvicinarsi di un titolo Nba che a oggi sembra molto più vicino di quanto non fosse 12 mesi fa. Prima è stato fatto uno scambio con i Chicago Bulls per mandare nell’Illinois Josh Giddey, l’unico vero, evidente malus della squadra. In cambio è arrivato Alex Caruso, un difensore d’élite sul perimetro e un ottimo tiratore da 3 punti, due grosse lacune che Giddey aveva palesato ai playoff. Sul mercato dei free agent è stato poi ingaggiato il centro Isiah Hartenstein, 2 metri e 13 di pura stazza tedesca, in grado di acchiappare quei rimbalzi che ai Thunder sono costati l’eliminazione in post season. Con questi due innesti di livello, i rinnovi di Isaiah Joe e Aaron Wiggins e la crescita di Williams e Holmgren , i Thunder sembrano avere ancora meno punti deboli di quanti ne avessero un anno fa. Partono da 57 vittorie in stagione, l’idea è di fare ancora meglio, soprattutto ai playoff, dove le Nba Finals sembrano alla portata. Per la felicità del loro leader. La 'voter fatigue' Questo termine viene dalla politica, e sta a significare l’astensione degli elettori quando vengono chiamati a votare troppo spesso per i soliti candidati. Nel basket americano si può tradurre con la volontà di vedere un volto nuovo in cima alla catena alimentare della Nba, e chi meglio del cestista che è arrivato secondo un anno fa? Da qualche stagione la National Basketball Association ha sposato la filosofia di premiare solo giocatori non americani: 2 volte Giannis Antetokounmpo, 2 volte Nikola Jokic, 1 volta Joel Embiid e poi ancora Jokic. L’ultima volta di un cestista statunitense risale al 2018, con James Harden. E niente fa pensare che le cose andranno diversamente nel 2025. Non fosse per altro motivo che al momento questi giocatori sono i migliori per distacco all’interno del campionato. L’alternativa ‘a stelle e strisce’ potrebbe essere il 23enne Anthony Edwards, che pare ancora troppo acerbo e incostante per poter essere un serio candidato per il premio. Insomma, la Nba è sì intrattenimento ma è soprattutto business, e proporre volti nuovi è uno dei modi per catturare l’attenzione del pubblico. Anche se quel volto è un 'cugino' canadese e gioca in un mercato piccolo come è effettivamente quello dell’Oklahoma. Gilgoeus-Alexander è giovane , è il leader di una squadra tra le più forti in Nba ma allo stesso tempo dall'età media molto bassa, soprattutto molto affiatata, un gruppo di dogs che piace alle nuove generazioni di tifosi: un prodotto, un volto, molto spendibile sul mercato del basket mondiale.