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NBA, Jalen Brunson ha un nuovo tifoso: LL COOL J. L'INTERVISTA

NBA

Valentina Clemente

©Getty

Erano dieci ann che LL COOL J, uno dei padrini dell'hip hop mondiale, non faceva uscire da uno studio di registrazione un nuovo album. Solo l'anno scorso, però, aveva prestato la sua leggendaria "Mama said knock you out" come inno ufficiale della prima NBA Cup, riarrangiandola in maniera sublime. E ora, davanti ai microfoni di Sky, ci dice qualcosa sui Knicks e sul loro nuovo leader (l'intervista integrale è in onda stasera alle 21.10 su Sky TG24 all'interno di "Wow")

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Torna con un nuovo album, “THE FORCE”, uscito anche in Italia il 6 settembre scorso per Def Jam Recordings/Virgin Music Group, e la solita carica di sempre (d'altronde FORCE sta per "Frequencies Of Real Creative Energy"). LL COOL J, con tutta la sua energia creativa, è un nome che qualsiasi appassionato di musica, non solo hip-hop o rap, non può non conoscere. Newyorchese vero, nato a Long Island ma cresciuto nel Queens, ha alle spalle una lunga, lunghissima lista di successi, il più grosso dei quali forsi l’iconica “Mama said knock you out”, singolo dell’ononimo album pubblicato nel 1991 ma reinterpretato recentemente come inno ufficiale del primo in-season tournament NBA. Perché – pur professandosi un grandissimo esperto e appassionato di boxe, più che di pallacanestro (“Voglio vedere la gente presa a pugni sul naso”, dice) – come ogni newyorker non può non voler dire la sua sui Knicks: “Li seguo, non posso dire di essere un gran tifoso, però li guardo in tv: so che hanno confermato diversi giocatori e in particolare mi piace quello che Jalen Brunson porta alla squadra, come gioca, ho apprezzato molto il fatto che abbia accettato di prendere meno soldi per il bene della squadra. Un gesto davvero ammirevole”, sentenzia LL COOL J. 

Che, boxe o non boxe, la sua passione verso il basket l’ha concretizzata anche in un torneo giunto ormai alla sua 17^ edizione (“Jump & Ball”) che si tiene proprio a St. Albans, nel Queens, nella comunità dove lui è cresciuto. “È qualcosa che viene proprio dal cuore”, ammette. “Ogni agosto diamo la possibilità a duecento ragazzini, affiancati da allenatori di gran livello, di giocare, divertirsi e imparare. La mia idea è questa: lamentarsi senza far nulla per cambiare le cose non porta da nessuna parte. Da ragazzino noi ragazzini non avevamo nulla: sfasciare finestre a Halloween solo perché sei annoiato allora diventava un’opzione. Ma io ho scelto di fare qualcosa per dare delle alternative a questi ragazzi: è qualcosa che mi fa star bene, pago tutto io, ci metto i miei soldi, ma mi piace. Credo sia giusto condividere un po’ di fortuna che chi ne ha meno”. 

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