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NBA, Jayson Tatum rivela: "Al Draft volevo i Lakers. E nel 2017 volevo essere ceduto"

NBA
©Getty

A scatenare la richiesta al proprio agente poche settimane dopo essere stato scelto con la n°3 al Draft 2017 la firma da parte dei Celtics di Gordon Hayward, incoronato All-Star nello Utah. "Non volevo certo partire dalla panchina", ricorda oggi la superstar di Boston, che - ammirato dal fascino del suo idolo Kobe Bryant - in uscita da Duke voleva a tutti i costi giocare per i Lakers. Ma la chiamata non arrivò (i gialloviola puntarono su Lonzo Ball): "Fui devastato", ammette Tatum

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Oggi che con la maglia di Boston ha vinto un titolo NBA ed è il leader – insieme a Jaylen Brown – di una squadra che punta a ripetersi (sarebbe il primo back-to-back dal 2018) sembra impossibile pensare a Jayson Tatum lontano dai Celtics. Eppure il n°0 biancoverde recentemente ha fatto notizia per un paio di dichiarazioni che hanno lasciato tutti sorpresi e che rimandano al 2017, l’anno in cui Boston seleziona sì Tatum al Draft (con la scelta n°3) ma anche quello in cui, in estate, a metà luglio, Danny Ainge, l’allora general manager, mise sotto contratto Gordon Hayward, reduce da un’annata che gli era valsa la convocazione all’All-Star Game agli Utah Jazz. “Ricordo di aver chiamato il mio agente e avergli detto che volevo essere ceduto”, ha raccontato Tatum. “Dopo essere stato scelto come terzo assoluto, non voglio certo uscire dalla panchina”, gli disse, timoroso che la firma del prodotto di Butler potesse precludergli minuti e un posto in quintetto. A evitare che la storia d'amore tra Tatum e i Celtics finisse prima ancora di iniziare ci pensarono le parole del suo agente, che lo tranquillizzò sui piani futuri della società verso di lui, e anche il fato, che tolse di mezzo dopo pochi secondi Hayward, vittima di un brutto infortunio al suo esordio stagionale con Boston. 

"Speravo tanto che al Draft mi scegliessero i Lakers del mio idolo Kobe"

Ma la richiesta di cessione ventilata da Tatum al proprio agente non è l'unica rivelazione effettuata dalla superstar dei Celtics, che nel suo intervento al "Club 520 Podcast" ha anche confessato quale fosse la sua speranza il giorno del Draft. "I Lakers avevano la scelta n°2 e io speravo tanto mi chiamassero, perché Kobe Bryant è sempre stato il mio idolo, da ragazzino. Invece - racconta Tatum - non mi hanno mai neppure convocato per un provino: capii subito che non sarei diventato un Laker, e ne fui devastato. Avevo sempre voluto giocare per i Lakers". Parole che oggi possono sembrare quasi blasfeme per qualsiasi tifoso biancoverde, visto che negli anni Tatum è diventato l'anima e il simbolo proprio della franchigia rivale di L.A.: ma il primo a non potersi lamentare di come sono andate a finire le cose è proprio Jayson Tatum, protagonista assoluto del "banner 18" della squadra biancoverde.

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