Noi e loro

Forse avete visto questo post su Twitter. O questo video in risposta a quest’altro. Proprio in queste ore, questo post su Instagram è tornato sull’argomento. Esso, tagliato con l’accetta, suona più o meno così: ma siamo sicuri che l’NBA sia davvero ‘sta gran cosa? Non è che per caso è solo uno show nel quale lustrini e paillettes coprono una spaventosa assenza di contenuti? Ora, non sarebbe difficile scrivere qualche riga su quello che hanno detto Doncic, Jokic e Adetokunbo, Ibaka e Moneke o chi per loro. Prima di dirvi perché non lo farò, concedetemi un flash-back. 8 agosto 2024, fine del terzo quarto della seconda semifinale olimpica del torneo di basket. Il tabellone dell’Accor Arena dice Serbia 76, USA 63. La squadra di Steve Kerr è stata sotto anche di 17 nel secondo quarto, e boccheggia dall’inizio della gara contro Jokic e Bogdanovic, due che i giocatori statunitensi conoscono assai bene. Ci vogliono una tripla doppia di LeBron James, 36 di un Curry surreale e un ottimo Embiid per ribaltare la gara nel quarto periodo, con il parziale di 32-15 che permette agli USA di passare il turno. La Serbia, eliminata, non farà mistero di non essere rimasta soddisfatta dell’operato degli arbitri. Nel corso dei 40 minuti, come molti, ho percepito che fuori da quell’arena gremita all’inverosimile il senso della gara era uno solo: rispondere alle domande dalle quali siamo partiti. E più questa reductio ad unum cresceva, più mi veniva da pensare che questa discussione non aveva motivo di essere. Perché basata su presupposti sbagliati. Capisco bene che, come in altri e più importanti casi, mettere in dubbio la consistenza di un tema di confronto pubblico ne rafforza il suo peso nell’infosfera. Se qualcuno infatti si interroga sulla legittimità della discussione, questo è il meccanismo, vuol dire che vuole nasconderci qualcosa. E quindi dobbiamo 'discutere' in maniera ancora più accanita . Figuriamoci se l’intervento censorio è operato, come nel caso di specie, da una nota quinta colonna degli americani. Uno che abbiamo più volte sentito esaltarsi come un adolescente per qualche giocata da highlight in regular season. Uno che quindi, non ci si può sbagliare, ha un pregiudizio positivo nei confronti di tutto ciò che è stelle e strisce. Non nego affatto di essere stato infatuato nella età giovanile di un qualcosa, l’NBA, che come quasi tutti quelli della mia generazione non conoscevo. Ciò non mi ha impedito, peraltro, di seguire compulsivamente quanto succedeva da questa parte dell’Oceano. Il basket italiano ed europeo era infatti l’unico al quale, all’epoca, avevo e avevamo accesso. Non mi ricordo neppure per un attimo di essermi chiesto se 'era meglio' quello che vedevo o quello che immaginavo . Non me lo chiedevo perché effettivamente non ragionavo in chiave critica: credevo, pensa che genio, che mai un non-statunitense avrebbe giocato di là. Perché i bias, anzi i pregiudizi, esistono. Esistono però anche i falsi dibattiti, su questo e su altri, più importanti, temi. La questione NBA-Europa ha tutto per appassionare: sono due situazioni presentate come antitetiche e, soprattutto, malamente definite. Non si capisce, ad esempio, se nel contenitore Europa ci sia solo l’Eurolega, tutto il continente cestistico, solo la sua parte più avanzata o cos’altro. Non si capisce se per NBA si intenda ogni singola gara, le partite di una certa fase stagionale, i playoff. E non si capisce come si possa detrarre dal concetto di NBA il contributo apportato da quel 25% di giocatori che non sono nati negli USA e che per questo non giocano altrove. Sarò sicuramente fatto male io, ma ogni volta che si discute su un 'noi e loro', in questo momento storico, mi irrigidisco. Qui mi irrigidisco ancora di più, anche perché, in quanto commentatore sia di gare Eurolega sia di gare NBA, vengo colto da una certa schizofrenia. L’età delle infatuazioni è passata da tempo, e non ho mai saputo se ho voluto più bene al papà o alla mamma. Per discutere servono definizioni e regole di ingaggio, che qui non vedo. Mi sbaglierò, ma mi perdonerete se per questa volta passo.

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