Introduzione
Reduci da una stagione chiusa al 2° posto della Western Conference e con la sconfitta al primo turno dei playoff, i Rockets erano attesi come grandi protagonisti del mercato. E i texani non hanno affatto deluso, confermando i punti fermi della squadra, portandosi a casa Kevin Durant e quindi rinforzando ulteriormente il roster con i colpi in free agency Dorian Finney-Smith e Clint Capela. Nel giro di pochi giorni, insomma, Houston sembra diventata la prima sfida a Ovest per i Thunder campioni NBA
Quello che devi sapere
UNA STAGIONE PROMETTENTE
Passare da 41 a 52 vittorie nel giro di un anno e da un play-in solo sfiorato al 2° posto nella classifica della Western Conference e al 4° miglior record di tutta la NBA. Il salto compiuto dai Rockets nella scorsa stagione è stato di quelli portentosi ed è stato solo in parte oscurato dall’eliminazione al primo turno dei playoff per mano dei più esperti Warriors. Un’eliminazione, quella subita a gara-7 da Steph Curry e compagni, che ha reso evidenti gli aspetti da migliorare e i difetti su cui lavorare

LE PRIORITÀ SUL MERCATO
Le assi portanti del mercato estivo dei Rockets erano essenzialmente due: migliorare la fluidità offensiva e il potenziale in attacco della squadra senza però comprometterne la forte impronta difensiva, base dei notevolissimi progressi compiuti fin qui. Soddisfare entrambe le esigenze non era facile, ma il front office di Houston sembra essere riuscito nell’impresa

LE CONFERME ATTESE
In ordine di importanza e di impegno economico: Fred VanVleet, Jabari Smith Jr., Steven Adams, Jae’Sean Tate, Aaron Holiday e Jeff Green. Houston ha prima di tutto puntato a confermare i giocatori che erano già a roster e il cui contratto scadeva o era passibile di allungamento e rinnovo, ribadendo così in maniera inequivocabile la fiducia nel nucleo che la scorsa stagione aveva fatto tanto bene

PRIMO OBIETTIVO CENTRATO: DURANT
Era il primo obiettivo, nemmeno tanto nascosto, e i Rockers l’hanno centrato non appena possibile e senza pagare un prezzo eccessivo. Le rinunce a Jalen Green, che non aveva convinto del tutto come fulcro dell’attacco, e a Dillon Brooks, specialista difensivo con evidenti limiti, insieme alla 10^ scelta all’ultimo Draft e a 5 future seconde scelte valgono bene l’arrivo di Kevin Durant. Il super veterano, infatti, pur alla soglia dei 37 anni può da solo risolvere quasi tutti i problemi dell’attacco di Houston

SECONDO OBIETTIVO CENTRATO: I COLPI IN FREE AGENCY
Non contenti, i Rockets hanno piazzato altri due colpi importanti nelle prime ore dopo l’apertura della free agency. Dorian Finney-Smith compensa l’addio da Brooks e rappresenta probabilmente anche un upgrade nel ruolo di ala con caratteristiche difensive, mentre il ritorno a Houston di Clint Capela garantisce un ulteriore puntello in un reparto lunghi attrezzato per dare battaglia a qualsiasi avversario

UN ROSTER PROFONDO E COMPLETO
Se c’è una lezione che le ultime Finals tra Thunder e Pacers hanno impartito al resto della NBA è che un roster lungo non rappresenta un lusso, anzi, è una necessità per poter allungare le rotazioni e mantenere in campo un quintetto sempre fresco e in grado di giocare ai ritmi frenetici del basket contemporaneo. E, al momento, i Rockets potrebbero contare su una rotazione solida da 14 giocatori, caso forse unico in tutta la lega

IL MIX GIUSTO TRA GIOVANI E VETERANI
A impressionare, però, non è solo la profondità del roster dei Rockets uscito dal mercato, quanto la sua composizione. Accanto ad un nucleo di veterani come Durant, VanVleet, Adams, Capela e Green, infatti, ci sono giovani già affermati come Alperen Sengun e Smith Jr. e altri come Reed Sheppard e Cam Whitmore che potrebbero essere in rampa di lancio. Un mix quasi perfetto tra esperienza e freschezza atletica, insomma, che sembra premessa per una stagione da protagonisti

REPARTO LUNGHI PRONTO ALLA BATTAGLIA
La firma di Capela dopo che era stato confermato anche Adams e che nel ruolo di centro i Rockets avevano già un potenziale All-Stare come Segnun ha sorpreso molti, ma non è poi così bizzarra se si guarda al paesaggio della Western Conference. Se Houston, come è ormai palese, punta a tornare alle Finals, dove manca da trent’anni, deve infatti metter in conto di dover affrontare e battere tre tra Thunder, Timberwolves, Nuggets e probabilmente Spurs, tutte squadre con reparti lunghi molto profondi o con autentici fenomeni del pitturato come Nikola Jokic e Victor Wembanyama

LA SFIDA DI COACH UDOKA
L’aveva detto fin dal suo arrivo sulla panchina di Houston nell’estate del 2023: sono qui per vincere. Non erano stati in molti, allora, a credere alle parole di Ime Udoka, soprattutto perché i Rockets arrivavano da una serie di stagioni quasi tragicomiche. Nel giro di due anni, però, l’ex coach dei Celtics ha stravolto la mentalità della squadra e la dirigenza sembra averlo infine assecondato. Il guanto di sfida è lanciato: a raccoglierlo saranno prima di tutti i Thunder campioni in carica e poi chiunque vorrà frapporsi tra Houston e la sua voglia matta di tornare in vetta alla NBA
