Introduzione
La rottura del crociato anteriore del ginocchio destro rovina i piani degli Houston Rockets, una delle squadra con maggiori ambizioni della Western Conference. Una complicata situazione salariale limita (moltissimo) potenziali movimento di mercato, per cui coach Udoka sarà chiamato a inventarsi soluzioni alternative per far fronte all'assenza del suo playmaker. Ecco gli scenari possibili
Quello che devi sapere
IL RUOLO DI VANVLEET
Da giocatore mai scelto al Draft al titolo NBA (con i Raptors nel 2019) fino alla consacrazione come All-Star (nel 2022, al suo sesto anno nella lega), la parabola di Fred VanVleet è ben conosciuta, e una di quelle "favole" NBA belle da raccontare. In estate aveva firmato un nuovo contratto (biennale per 50 milioni di dollari) con gli Houston Rockets, chiamato - come nelle due ultime stagioni - a ricoprire il ruolo di point guard titolare (140 volte titolare su 140 gare disputate, tra regular season e playoff con i texani).

L'INFORTUNIO
Durante un mini-camp alle Bahamas, dove i giocatori dei Rockets si erano ritrovati per trascorrere gli ultimi giorni di offseason iniziando già a scaldare i motori in vista del training camp, VanVleet ha riportato la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro. L'infortunio potrebbe tenerlo lontano dai campi di gioco anche per tutta la prossima stagione: a febbraio il prodotto di Wichita State compirà 32 anni.
LA SITUAZIONE SALARIALE
Il general manager dei Rockets Rafael Stone [nella foto] si ritrova con le mani legate e pochissimo margine di manovra per provare a inventarsi un rimedio all'assenza del suo playmaker titolare. Il monte salari di Houston, infatti, al momento ammonta a 194.7 milioni di dollari, appena 1.2 milioni sotto il primo apron (fissato a 195.9). Una cifra che non gli permette di firmare nessun free agent: l'unica soluzione per far arrivare in Texas un sostituto di VanVleet resta quindi una ipotetica trade.

LE SCELTE DI IME UDOKA
L'allenatore di Houston aveva dimostrato ampiamente di fidarsi del suo veterano, sul quale contava per dare una direzione (anche emotiva) alla squadra, pur rafforzata dall'arrivo di un altro grande "vecchio" NBA come Kevin Durant. Il resto del roster, però, da Amen Thompson a Jabari Smith e Tari Eason fino allo stesso Sengun, è giovane o relativamente giovane, motivo per cui l'assenza di VanVleet si sentirà ancora di più nelle rotazioni di coach Udoka (che in estate ha perso Jalen Green). Ecco le possibili soluzioni.

SOLUZIONE INTERNA 1: REED SHEPPARD
Potrebbe essere la sua grande occasione, visto che per lui i Rockets hanno speso la scelta n°3 al Draft 2024 e al suo primo anno in NBA ha visto poco il campo impattando molto meno del previsto. Attorno all'ex tiratore di Kentucky ci sono problemi di taglia e di fisicità, ma con un anno di esperienza in più e maggiore spazio Sheppard potrebbe rivelarsi pedina preziosa (anche da quintetto) per dare il via all'azione dei Rockets e aggiungere pericolosità dal perimetro. Restano i dubbi sulla metà campo difensiva.

SOLUZIONE INTERNA 2: AARON HOLIDAY
La scelta opposta a Sheppard, quella che si può definire "l'usato sicuro": Holiday entra nella sua ottava stagione NBA (le ultime due a Houston), non ha sicuramente i margini di crescita di Sheppard ma offre maggiori garanzie. Se Udoka sceglierà lui per rimpiazzare in quintetto VanVleet sa quello che ottiene, nel bene e nel male: è al suo ultimo anno di contratto (a 2.3 milioni di dollari), potrebbe essere stimolato dal procacciarsene uno nuovo, magari anche più ricco, con una buona annata.

PLAYMAKING: AMEN THOMPSON
Il significato letterale della parola "playmaker" (il ruolo di VanVleet) lo spiega benissmo: "creare gioco". E nella pallacanestro del 2025 si crea gioco in tanti modi diversi, anche lontani dall'immagine classica del playmaker alla John Stockton. Una soluzione per coach Udoka potrebbe essere quella di esplorare le potenzialità (ancora tutte da scoprire) di Amen Thompson anche in fase di costruzione del gioco. Gli istinti del giocatore lasciano promettere bene: il suo ruolo quest'anno comprenderà sicuramente un maggior coinvolgimento al via dell'azione.

PLAYMAKING: KEVIN DURANT
Non gli verrà chiesto di "portar palla", sprecando energie che - a questo punto della sua carriera - deve conservare per altre fasi del suo gioco. Ma una volta che qualcuno - Sheppard? Holiday? - avrà dato il via all'azione offensiva, a Kevin Durant si può benissimo chiedere di creare gioco, perché la sua mente cestistica è ancora una delle migliori in circolazioni, così come tale è la sua comprensione del gioco. Da "point forward" potrebbe a suo modo aiutare nel sopperire all'assenza di VanVleet

PLAYMAKING: ALPEREN SENGUN
Non a caso è stato spesso avvicinato a Nikola Jokic, il miglior centro passatore oggi in NBA. Alperen Sengun ha dimostrato a più riprese di poter essere il regista occulto di un attacco NBA, non solo il suo finalizzatore. Ottime doti di passatore, grandi istinti, superba visione di gioco, Udoka si affiderà anche alle intuizioni del turco per far girare al meglio l'attacco dei Rockets ora che il suo "comandante" è fuori gioco.
