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Olimpiadi di Tokyo, Montano: "Il segreto è la leggerezza mentale, basta divertirsi"

L'INTERVISTA

La leggenda della scherma, che a quasi 43 anni ha conquistato la sua quinta medaglia olimpica in altrettante partecipazioni ai Giochi, ha parlato a Sky Sport del suo futuro e ha svelato il segreto della sua longevità: "Ora dovrò riposarmi, questi cinque anni sono stati durissimi. Spesso siamo sotto pressione, ma essere a un'Olimpiade è il sogno di tutti e per fare il massimo e non farsi schiacciare dalla tensione basta solo divertirsi. Questo è il consiglio che posso dare"

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A quasi 43 anni è stato ancora protagonista alle Olimpiadi, vincendo la sua quinta medaglia in altrettante partecipazioni ai Giochi. Adesso, per Aldo Montano, è arrivato il momento di voltare pagina. L'atleta livornese, una leggenda della scherma, ha contribuito alla conquista dell'argento nella sciabola a squadre a Tokyo 2020. Intervistato da Sky Sport a Casa Italia, Montano ha parlato delle emozioni di quest'ultima impresa e ha spiegato qual è il segreto di questi successi: una leggerezza mentale che, insieme al duro lavoro, per più di un decennio lo ha portato all'apice nel mondo dello sport.

Aldo, cosa si fa dopo aver vinto le medaglie?

"Dopo aver vinto le medaglie si mettono in un cassetto, si conservano gelosamente e non si fanno vedere a nessuno. Questo è il segreto".

 

E da grande, cosa farai?

"Da grande ci sono tante, tante cose da fare. Innanzitutto bisogna prendersi una vacanza, perché questi cinque anni sono stati davvero lunghi. Dovevano essere quattro, poi sono stati cinque e per me sono stati infiniti: un anno in più ha significato davvero tantissimo a livello di sacrifici, fatiche e tanto altro. Però sono arrivato qua nella migliore condizione possibile per un signore di 43 anni, dando il mio contributo in una grande semifinale con dei ragazzi fantastici e una squadra meravigliosa con cui ho condiviso gli ultimi cinque anni di vita".

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Hai sempre dato l'impressione di vivere l'Olimpiade con il vero senso olimpico, anche godendoti ogni momento. È così?

"Io credo che bisogna viverla così. La prima, in particolare, l'ho vissuta completamente con il vero spirito olimpico, ma avevo anche 24-25 anni, quindi affrontavo con spensieratezza una gara che è assurda sotto tutti i punti di vista, dal profilo della grandezza al messaggio che si lancia con le Olimpiadi, perché uno sportivo non è abituato a fare una gara ogni quattro anni. Noi facciamo Mondiali, Europei o Coppa del Mondo, ma quelle sono tutte gare ripetitive. Questa è la stessa gara che si fa ogni stagione in Coppa del Mondo, anzi è pure più facile perché ci sono meno partecipanti. Ma l'importanza dell'evento fa scattare tensione, paura, ansia. Se questa competizione la si riesce a vivere con la semplicità, l'allegria e la fantasia che abbiamo noi italiani, che poi alla fine è quello che ci ha spinto a fare grandi imprese, si innescano grandi emozioni. E questo, in fondo, credo che sia il segreto. Chi arriva a questo appuntamento con troppa pressione, troppa aspettativa, troppa voglia di fare, alla fine non prende niente".

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In tanti ricorrono ad un mental coach. Tu cosa ne pensi?

Io sono d'accordo, tutti i professionisti che danno una mano a un atleta per il raggiungimento di un obiettivo ben vengano. Più ce ne sono, meglio è. Io posso dire che non bisogna diventare schiavi del consiglio forzato. L'atleta o è forte, o non è forte. Deve essere bene istruito ed instradato, ovvero ben consigliato. Più che altro, in questo tipo di torneo, devi essere parecchio alleggerito. Magari non è un termine tecnico o medico, ma lo dico da sportivo. In questa competizione si vive una tensione straordinaria e si sente una pressione fortissima, se qualcuno ti dà una mano a levare quella pressione puoi solo trarne beneficio: non c’è bisogno di nient'altro. Poi serve solo esprimersi, dare il meglio di sé e divertirsi. Questo è il consiglio che posso dare a tutti gli atleti che arriveranno da qui in poi. Deve esserci lo stesso tipo di divertimento che si prova quando si gioca a tennis o a golf con un amico. Siamo molto schiacciati dall'ansia da prestazione, dal risultato, dal dover dimostrare o per forza dover arrivare a un obiettivo. Io credo che prima debba arrivare il divertimento: si è a una Olimpiade, è una cosa magnifica ed è il sogno di tutti. Basta divertirsi".

 

Non ti sei arrabbiato per non essere stato scelto come portabandiera?

"Ma no, il Tricolore lo hanno portato due atleti fortissimi, di spessore internazionale. Certamente mi sarebbe piaciuto e non lo nego, a chi non piacerebbe essere nominato come alfiere della nostra Nazionale? Ma hanno scelto due ragazzi formidabili, bravissimi, quindi ho condiviso e rispettato le decisioni".

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